Protezione civile condannata a pagare 39 milioni per mancato G8 alla Maddalena

di Redazione Blitz
Pubblicato il 5 Novembre 2014 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA
Protezione civile condannata a pagare 39 milioni per mancato G8 alla Maddalena

Protezione civile condannata a pagare 39 milioni per mancato G8 alla Maddalena

ROMA – La Protezione Civile, già in bolletta, è stata condannata a pagare 39 milioni alla società Mita resort – di Andrea Donà dalle Rose ed Emma Marcegaglia, ex presidente della Confindustria – per i danni che l’azienda avrebbe subito della bonifica mai completata dello specchio di mare antistante all’ex Arsenale della Maddalena per il mancato G8 poi spostato a L’Aquila. 

L’articolo di Sergio Rizzo per Il Corriere della Sera:

In cassa, la Protezione civile ha tre milioni. Anzi, li aveva prima delle alluvioni di ottobre. Mentre scriviamo di sicuro non li ha più. Il suo capo Franco Gabrielli si sgola ripetendo che dal 2011 le risorse sono state ridotte al lumicino, mentre avrebbe bisogno almeno di 300 milioni l’anno. Tutto inutile.
Dieci giorni fa, in compenso, un collegio arbitrale presieduto da Franco Gaetano Scoca ha deciso che la Protezione civile deve pagare 39 milioni alla società Mita resort di Andrea Donà dalle Rose ed Emma Marcegaglia, ex presidente della Confindustria: nominata nella scorsa primavera presidente dell’Eni, ironia della sorte, dal governo con cui era in causa.
Ma perché mai Gabrielli, che non ha un euro per combattere il fango, dovrebbe dare tutti quei soldi a una società che gestisce lussuose residenze posseduta per metà da un imprenditore che è anche manager pubblico? Semplice: sono i danni che Mita resort avrebbe subito in termini di mancati guadagni a causa della bonifica mai completata dello specchio di mare antistante all’ex Arsenale della Maddalena.
E il capo della Protezione civile si dovrebbe persino leccare i baffi, visto che la richiesta iniziale era addirittura di 210 milioni.
L’avvocatura dello Stato ha ovviamente deciso di impugnare il lodo. Ma comunque vada a finire, questa storia è un altro pezzetto dell’eredità ammorbante di quel bluff del G8 in Sardegna capace di regalare alla Maddalena un cimitero di ferro e cemento disabitato da cinque anni che il mare sta divorando.
Ricordiamo com’è andata. Per organizzarlo su quell’isola meravigliosa non si badò a spese. In un baleno il conto arrivò a 400 milioni, con appalti maggiorati del 60 per cento a causa dell’urgenza e di vari disagi, assegnati alle ditte della Cricca specializzate nell’accaparrarsi i lavori dei Grandi eventi gestiti dalla Protezione civile dell’allora onnipotente Guido Bertolaso. Nel vecchio Arsenale venne realizzata una struttura alberghiera di lusso che avrebbe dovuto ospitare per il G8 i potenti della Terra. Sarebbe stata una propaganda formidabile per il suo impiego successivo come resort e yacht club, da assegnare in concessione trentennale ai privati.
Il «bando sartoriale», come l’ha definito su Repubblica Carlo Bonini, fu aggiudicato all’unico partecipante: Mita resort, appunto, presieduta allora da Emma Marcegaglia. Che oltre a essere presidente della Confindustria era anche in affari con una società statale, Italia turismo del gruppo Sviluppo Italia, nonché con i «patrioti» (definizione di Berlusconi) che avrebbero dovuto salvare l’Alitalia.
Quattrocento milioni letteralmente buttati dalla finestra. La decisione del premier Silvio Berlusconi di spostare il G8 dalla Maddalena all’Aquila sconvolse lo scenario. La concessione venne rinegoziata e allungata di altri dieci anni, fermo restando però l’impegno a realizzare le bonifiche dell’area marina destinata a ospitare lo yacht club. Dove c’era di tutto, dal mercurio agli idrocarburi pesanti. Peccato che quelle bonifiche non siano mai state completate, e che addirittura l’operazione abbia provocato, secondo la magistratura di Tempio Pausania che ha indagato 17 persone, danni ambientali ancora più gravi.
Vero è che questo non ha impedito l’organizzazione delle regate della Luis Vuitton World series, round della Coppa America di vela. Proprio lì in quell’acqua avvelenata e sempre con i soldi della vecchia Protezione civile. Ma nemmeno ha impedito che sulla faccenda si abbattesse un diluvio di carte bollate. Con lo Stato che cercava di tirare in ballo la Regione Sardegna e la Regione che faceva di tutto per divincolarsi.
E intanto che litigavano, l’hanno avuta vinta i privati. I quali vengono pure liberati dalla concessione, col risultato che lo spettrale resort di lusso dovrà essere preso in carico dal suo proprietario, la Regione Sardegna. Buona fortuna al governatore Francesco Pigliaru.