Pugile jihadista: “In Siria per aiutare bimbi, no Isis”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 2 Maggio 2016 - 16:42 OLTRE 6 MESI FA
Pugile jihadista: "In Siria per aiutare bimbi, no Isis"

Pugile jihadista: “In Siria per aiutare bimbi, no Isis” (Foto Ansa)

ROMA – Non volevano andare in Siria per unirsi ai terroristi Isis, ma per aiutare i bambini vittime della guerra. Abderrahim Moutaharrik, il pugile arrestato con l’accusa di essere un jihadista e di avere legami col terrorismo dello Stato islamico, si è difeso così davanti al gip Manuela Cannavale.

La Stampa scrive che l’uomo e la moglie Salma vivono da 16 anni in Italia e dall’arresto continuano a proclamare la loro innocenza, spiegando che volevano andare in Siria per aiutare la popolazione e i bambini:

““CRESCIUTI IN ITALIA, SIAMO INTEGRATI”

Come ha riferito l’avvocato Pesce al termine dell’interrogatorio Moutaharrik e sua moglie Salma non hanno risposto in particolare su presunti progetti di attentati a Roma e al Vaticano, in quanto il giudice non ha posto la domanda specifica. «Però – ha aggiunto il legale – sono in Italia da 16 anni, sono cresciuti qui e si sono integrati e hanno spiegato che mai avrebbero fatto seriamente male a qualcuno».

LE INTERCETTAZIONI E IL MARTIRIO

Il difensore, rispondendo ad alcune domande sulle intercettazioni, ha affermato che i suoi assistiti non hanno negato di avere detto quelle frasi ma «hanno precisato che vanno lette in un contesto più ampio e che dal dire al fare c’è differenza». Riguardo alle espressioni di ammirazione per il fratello Khachia, morto martire hanno spiegato che «è una figura che per il Corano riveste una certa importanza. Nei loro discorsi non hanno esaltato l’attentatore ma il martire». A detta del legale inoltre i due, «disperati in quanto pensano a due loro figlioletti di 2 e 4 anni, ora affidati ai nonni, hanno ammesso di avere avuto rapporti con persone che però non erano direttamente collegate con l’Isis alle quali avevano chiesto il nulla osta, la “tazkia”, per entrare in Siria dove volevano andare ad aiutare la popolazione».

QUEI SOLDI PER IL VIAGGIO

Riguardo ai finanziamenti chiesti dalla coppia che per gli inquirenti sarebbero serviti per lasciare l’Italia e andare nei territori del califfato «hanno giustificato che servivano per coprire altri debiti e acquisto per passeggino per un amico comprato online». L’avvocato Pesce ha annunciato che farà istanza di scarcerazione per il marito e la moglie marocchini, ma residenti a Lecco, al tribunale del riesame. Da quanto si è saputo anche la quarta arrestata che si chiama Wafa Koraichi ha risposto alle domande del gip e ha reso la sua versione dei fatti.”