Quando Mogherini e Franceschini sparlavano di Renzi: “E’ da terza elementare…”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Febbraio 2014 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA
Quando Moghereni e Franceschini sparlavano di Renzi: "E' da terza elementare..."

Quando Moghereni e Franceschini sparlavano di Renzi: “E’ da terza elementare…”

ROMA – Tutto quello che scrivevano (e che pensavano) i ministri di Renzi prima di diventare ministri. Un esempio? “Renzi da terza elementare” scriveva su Twitter Federica Mogheri­ni, il nuovo ministro degli Esteri.

Ecco l’elenco del Giornale:

Verba volant, scripta ma­nent , dicevano i latini, «le parole volano, gli scritti ri­mangono ». E mai massima fu più azzeccata per dipingere la fi­guraccia che alcuni neo ministri del governo Renzi stanno rime­diando nelle ultime ore. Già,per­ché in quest’epoca impietosa di politica in diretta sui social network-vedi l’irrituale tweet di Matteo Renzi dal Quirinale per annunciare che l’incontro-scon­tro con capo dello Stato sulla li­sta dei ministri era finito – nulla si perde, tutto viene registrato. E, in caso di voltafaccia, la figu­raccia urbi et orbi è assicurata. Così, a gelare qualche sorriso di rito, ci pensa la rete, ripescando dichiarazioni non esattamente gentili dei neo ministri contro l’allora rottamatore, ora presi­dente del Consiglio.
È il caso di Federica Mogheri­ni, il ministro degli Esteri voluto da Renzi al posto della Bonino. Ecco cosa scriveva la nuova re­sponsabile della Farnesina il 28 novembre del 2012, con un hashtag , #terzaelementare , che la dice lunga sul suo retropensie­ro: «Ok, Renzi ha bisogno di stu­diare un bel po’ di politica este­ra… non arriva alla sufficienza, temo». Era scatenata, la Moghe­rini, contro Renzi, alla vigilia di quelle primarie Pd dell’8 dicem­bre che alla fine incoronarono segretario Pier Luigi Bersani, fa­cendo tornare in panchina per un anno il rottamatore. Ancora la nuova ministra di Renzi su Twitter , sempre quel 28 novem­bre: «Per essere l’uomo del futu­ro # Renzi si ferma un po’ troppo sugli errori del passato (tutti del Pd, poi?!)», aggiungendo anche, in unaconversazione: «@matte­orenzi un po’ troppo sul passato per essere l’uomo del futuro».

Avesse previsto il proprio, di futuro, la Mogherini si sarebbe mangiata la lingua, o meglio il mouse del computer. Ma in quel novembre caldo di lotta all’ulti­mo voto per le primarie del parti­to, chi mai avrebbe potuto preve­dere che Renzi nel giro di poco più di un anno avrebbe conqui­stato la segreteria del Pd e Palaz­zo Chigi silurando il premier vi­cesegretario del suo partito? Ah, saperlo. Era caldo, quel novem­bre. Tanto caldo che anche il neo ministro della Cultura, il su­per prudente Dario Franceschi­ni, capace persino di ironizzare con garbo anche sul «plagio» di Renzi- l’uso dello slogan che lui stesso aveva usato alle primarie del 2009, «Adesso» – twittava, il 12 novembre, commentando il confronto tv tra i candidati: «Ber­sani ragiona, Renzi recita». Piùdura, lo stesso giorno, ancora lei, la Mogherini.

Che segnalan­do su Twitter l’analogia tra lo slo­gan di Franceschini del 2009 e quello del rottamatore nel 2012 cinguettava: «Renzi sceglie lo slogan che usò Franceschini al­le #Primarie 2009, Adesso. Co­me inizio di rottamazione lascia un po’ a desiderare…».
Prudente sui social network, ma per nulla avaro di critiche al suo nuovo premier da ministro dell’Ambiente del governo Let­ta, il Guardasigilli Andrea Orlan­do. Renzi, al contrario della Mo­gherini, non l’ha voluto a tutti i costi in via Arenula. Ma l’ha tenu­to comunque in squadra. Anche se Orlando, fino a pochissimo tempo fa, non era tra i suoi fan. Ecco cosa diceva il nuovo mini­stro della Giustizia dieci mesi fa, ad aprile del 2013, in un’intervi­sta al Mattino : «Renzi tenta di in­tercettare il malessere di una parte della società. Ma non deve esagerare. Noi, non da oggi, so­steniamo l’esigenza di cambia­mento della quale è interprete anche Renzi. Il problema è che proponiamo soluzioni diverse. Per noi il cambiamento è un go­verno che provi a ottenere la maggioranza al Senato sulla ba­se di un progetto, lui preferisce la formula del governissimo, le­gittima, ma già sperimentata in maniera drammatica visto l’epi­logo del governo Monti ». E anco­ra Orlando, nel dicembre scor­so, alla vigilia delle primarie che hanno incoronato Renzi e in cui lui, invece, sosteneva Cuperlo: «Basta passare con Renzi che si diventa nuovi, quando si passa con Renzi si diventa nuovi an­che se non lo si è di curriculum ».
Dai renziani convertiti e pro­mossi ministri, ai delusi rimasti senza poltrona. Come il sindaco di Bari Michele Emiliano, neo se­gretario pugliese del Pd, che nel ministero ci aveva creduto e che, come racconta il Corriere del Mezzogiorno , ha protestato via sms col neo premier per il go­verno a trazione nordista: «Hai umiliato noi del Sud».