Raffaele Sollecito, soldi pubblici per sua startup sui morti

di redazione Blitz
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 09:45 OLTRE 6 MESI FA
Raffaele Sollecito crea una startup per commemorare i morti

Raffaele Sollecito crea una startup per commemorare i morti

BARI – Raffaele Sollecito diventa imprenditore e, ironia della sorte, fonda una App per…commemorare i morti. Pochi mesi fa la Cassazione ha chiuso definitivamente, proclamando la sua innocenza, il processo sull’omicidio di Meredith Kercher che l’ha visto imputato insieme ad Amanda Knox. Laureato in ingegneria, nel suo paese (Giovinazzo), Sollecito incontra la giornalista del Corriere della Sera mentre è impegnato a metter su la sua start up per la quale ha ricevuto fondi dalla Regione Puglia:

«Ho vinto un bando della Regione Puglia per le nuove iniziative di impresa, riservato agli under 35 disoccupati. Avevo i requisiti. Me l’hanno comunicato dopo la sentenza di Cassazione. Mi danno 66 mila euro per tre anni, la metà a fondo perduto. Ho progettato un portale online con una App, una sorta di social network che nasce anche per la commemorazione dei defunti. Mi era venuto in mente quando ero in prigione a Terni e pensavo a mia madre: non poter andare sulla sua tomba, essere così lontano da lei mi faceva stare male. È nata allora l’idea di Memories, una società a responsabilità limitata semplificata, ed è subito piaciuta al professor Alfredo Milani, il mio angelo custode».

Raffaele, che oggi porta capelli lunghi e camicie a scacchi al posto delle giacche e dei capelli corti sfoggiati in tribunale, parla di Amanda:

Amanda l’ha sentita via chat una settimana fa. «È curiosa di leggere il libro, mi ha chiesto di mandarglielo». Non la considera un’amica. «Siamo appena dei conoscenti, per quanto ci leghi un’esperienza forte».

Pensa ai genitori di Meredith. «Mi piacerebbe che la sua famiglia incontrasse la mia e ci potessimo chiarire una volta per tutte. So che sono stati foraggiati di sciocchezze. Se avessero detto di mia sorella che era morta durante un gioco erotico finito male mi avrebbe dato fastidio, è brutto».

Della sua vicenda processuale parlerà sabato al Congresso dei Radicali a Chianciano. «Mi sono iscritto al partito perché credo nelle loro battaglie e vorrei che non ci fossero altre vittime come me. Non ho ancora chiesto il risarcimento, con i miei avvocati stiamo studiando il modo per far sì che chi ha sbagliato si assuma le sue responsabilità. Ho letto che avrei diritto a un risarcimento di 500 mila euro: questa cosa mi fa sorridere amaro, perché la mia famiglia tra legali e perizie ha speso più di un milione e 300 mila euro».