Rai, sospette tangenti su appalti tv: blitz della Finanza

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Ottobre 2015 - 12:26| Aggiornato il 27 Ottobre 2015 OLTRE 6 MESI FA
Rai, sospette tangenti su appalti tv: blitz della Finanza

Rai, sospette tangenti su appalti tv: blitz della Finanza

ROMA – Blitz della Finanza a Viale Mazzini: secondo Valentina Errante del Messaggero, è stata acquisita la documentazione di 37 ispezioni interne su appalti e forniture Rai nascosti alla Procura che indaga sulle possibili mazzette pagate dall’imprenditore David Biancifiori per ottenere contratti di spettacoli e fiction. Le indagini avevano già portato all’arresto di tre persone e all’iscrizione al registro degli indagati di altre 44, tra dirigenti Rai, La7, Infront e della presidenza del Consiglio, con le ipotesi di corruzione e appropriazione indebita.

La notizia è però stata smentita dagli avvocati Nicola Capozzoli e Davide Perrotta
legali di uno dei protagonisti della inchiesta, David Biancifiori in quali contestano
“la assoluta falsità della notizia pubblicata in data odierna, nell’articolo, secondo la quale – tra le altre cose – il nostro assistito starebbe collaborando con le Autorità inquirenti.
Precisiamo che il Signor David Biancifiori, a tutt’oggi, non ha avuto alcuna occasione di conferire con l’Autorità Giudiziaria procedente e non ha rilasciato alcuna dichiarazione, tantomeno in relazione ai fatti descritti nella pubblicazione oggetto di contestazione.
Con carattere di assoluta urgenza siamo pertanto a diffidare codesto spett.le Editore alla immediata rettifica e cancellazione della falsa pubblicazione in oggetto”.
Essendo impossibile contestualmente rettificare e cancellare, riportiamo la lettera dei legali i quali si riservano
“ogni azione a tutela del nostro assistito, considerata la natura diffamatoria della pubblicazione, sia in relazione alla asserita collaborazione che con riferimento alla falsità dei fatti ivi narrati”.

A riportare i dettagli dell’inchiesta è Valentina Errante sul quotidiano Il Messaggero:

GOLA PROFONDA L’indagato che ha deciso di collaborare con la procura di Roma ha fornito ai pm il codice sorgente, ossia la chiave di decriptazione per leggere i file sequestrati a giugno dalla Finanza. Documenti che contengono l’elenco delle mazzette pagate da Biancifiore ai dirigenti delle aziende in cambio delle commesse alle società dell’imprenditore. Non solo, il testimone-indagato ha anche rivelato agli inquirenti l’esistenza di 37 atti ispettivi interni alla Rai, relativi ad appalti, forniture e contratti per fiction e spettacoli. Le verifiche condotte dalla squadra dei 23 ispettori guidati da Gianfranco Cariola, responsabile internal audit Rai, avrebbero individuato parecchie criticità e anomalie. Nei mesi scorsi la procura aveva sollecitato la trasmissione di quegli atti, ma l’azienda aveva risposto che non esistevano atti ispettivi. Così lo scorso 7 ottobre, la Guardia di Finanza, con un ordine di esibizione firmato da Ielo, ha acquisito i 37 audit in Rai. L’inchiesta, che finora riguardava le regie mobili, l’impiego di gruppi elettrogeni e le commsesse per le luci, potrebbe allargarsi adesso agli altri settori.

LA RELAZIONE Era stata la Rai a consegnare ai pm la relazione ispettiva, che riguardava tra l’altro l’appalto da 400 mila euro per luci e audio dell’edizione 2013 di Sanremo. Le verifiche, relative al periodo 2010-2013, erano state concluse nel settembre di due anni fa. Il nucleo di polizia tributaria, comandato dal colonnello Cosimo Di Gesù, aveva poi verificato che le commesse, tante, per la fornitura di gruppi elettrogeni, scenografie, impianti audio e regie mobili, anche all’estero, risultate anomale ai commissari Rai, erano state affidate alla «Di and lighting and Truck» e «Dibi Technology» in cambio dell’assunzione di parenti, dell’acquisto di pianoforti, biglietti aerei e vacanze in resort a cinque stelle. Così dal 2009 i fratelli David e Danilo Biancifiori avrebbero ottenuto il monopolio delle gare nel loro settore. Con alcuni dipendenti di La7 e Mediaset si sarebbero accordati per emettere fatture false e dividere i compensi. La stessa logica sarebbe stata applicata anche quando, durante il governo Berlusconi, i Biancifiori vinto avevano vinto un appalto da 9 milioni di euro a Palazzo Chigi per l’assistenza, la manutenzione hardware e di personale specializzato delle tecnologie audio-video della presidenza del Consiglio dei ministri.
Tra gli indagati erano finiti i nomi di Roberto Gasparotti, già responsabile dell’immagine televisiva dell’allora premier, e Giovanni Mastropietro, allora direttore della fotografia dello stesso Cavaliere. Con Gasparotti, che avrebbe intascato le mazzete, i Brancifiori avrebbero addidittura scritto il capitolato dell’appalto in un ufficio della loro azienda.

Della stessa vicenda si è occupata anche Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera che fa riferimento ad una cinquantina di perquisizioni per corruzione e turbativa d’asta avvenute nel mese di giugno:

Nel corso del blitz vengono trovati i contratti di assunzione che i fratelli Biancifiori hanno siglato con amici e parenti dei funzionari Rai – e dei dirigenti degli altri gruppi del settore televisivo – che li avrebbero aiutati ad ottenere le commesse. Ma anche documenti che sembrano provare il passaggio dei soldi. Viene chiesto ai responsabili dei vari uffici competenti dell’azienda di Stato se siano mai emerse anomalie, ma tutti negano l’esistenza di indagini interne.
Basta poco per scoprire che mentono. Anche perché tra le carte sequestrate ci sono quelle su un audit del settembre 2013 che riguarda proprio le società dei due fratelli Biancifiori. Si decide allora di sentire come persona informata dei fatti il responsabile dell’internal Auditing, Gianfranco Cariola e gli viene notificato il decreto di esibizione di tutti i dossier realizzati dalla Rai negli ultimi tre anni. Il 7 ottobre le 37 relazioni sono nella mani dei finanzieri. È l’inizio di un’indagine che può portare ai piani alti della Rai proprio perché negli atti analizzati dai finanzieri ci sono dati che, incrociati con quelli contenuti nei file criptati, consentono di ricostruire il percorso dei soldi, compreso il trasferimento di fondi all’estero proprio per soddisfare le richieste di alcuni dirigenti.