Rassegna stampa. Monti, le accuse di Berlino. Siria, premier con i ribelli. Doping, Schwazer choc
In Siria il regime si spezza. Il Corriere della Sera: “Duro colpo al regime siriano: il premier, Riad Hijab, è passato con i ribelli ed è fuggito in Giordania. In Siria «è in corso un genocidio», ha fatto sapere ad Al Jazeera l’ormai ex capo del governo. Ad Aleppo ancora violenti scontri a fuoco tra esercito e ribelli. Per il nostro ministro degli Esteri, Giulio Terzi, Assad è «sempre più isolato».”
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Il premier in fuga, la Siria si sfalda. L’articolo a firma del corrispondente da Gerusalemme Francesco Battistini:
“Riad Farid Hijab, 56 anni, ingegnere agricolo, aveva accettato. E in questo mese e mezzo non aveva fatto che pensare a come fuggire. Una lunga, segreta trattativa coi ribelli. Fino a ieri mattina. Quando l’uomo che sedeva alla destra del raìs è svaporato sulla via da Damasco, scappando prima in Giordania e poi in Qatar, al seguito sette fratelli, decine di parenti, tre funzionari dei servizi e (forse) un paio di ministri: «Lascio questo regime di crimini di guerra e di genocidi — è stata la sua dichiarazione —. Da oggi mi considero un soldato della rivoluzione». L’ultimo velo è caduto, esultano da Aleppo a Damasco, giocando facile sul significato del cognome di Hijab (velo) e sul ruolo che quel baathista sunnita duro e puro ricopriva. Un ruolo poco più che onorifico, in realtà: da mezzo secolo, il premier siriano non conta nulla e da un anno e mezzo è il cerchio magico alauita degli Assad a decidere le cose importanti, la repressione innanzi tutto. Per il dittatore, ad esempio, ben peggiore fu l’attentato di luglio che ne uccise il potente cognato, a capo dei servizi. E forse più preoccupante è la bomba esplosa ieri al terzo piano della tv di Stato, così vulnerabile, o il falso tweet da Mosca con la notizia della morte di Bashar che ha fatto fibrillare il mercato del petrolio.”
La madre ottantenne, il fratello feroce Il clan degli Assad alla battaglia finale. L’articolo a firma dell’inviato nella periferia di Aleppo Lorenzo Cremonesi:
“Il messaggio è semplice: il presidente non conta nulla, sono gli uomini della vecchia nomenclatura, i capi dei maggiori clan alauiti, i quadri alti dell’esercito, dei potentissimi servizi segreti, che dettano le grandi scelte della politica estera e interna. Il padre Hafez, morto nel Duemila dopo tre decenni di totale controllo sugli apparati dello Stato, era davvero un Assad, un leone combattente. Ma Bashar non ha nulla di quella tempra, al meglio è una «bhatta». Che non è poi tanto orribile per un dittatore. Non fa paura, pena piuttosto. La sua viene descritta come una figura patetica, un poco comica, goffa, prigioniero dei suoi fedelissimi, vittima del tiro incrociato dei nemici interni ed esterni. «Alla fine Bashar cercherà di scappare, di fuggire all’estero con la moglie Asma e i figli. Non ha la stoffa del combattente. E allora potrebbe essere qualcuno del suo cerchio più intimo, magari lo stesso fratello Maher, che potrebbe assassinarlo per evitare la vergogna sulla famiglia», sostenevano solo pochi giorni fa alcuni alti ex ufficiali dell’esercito passati armi e bagagli tra le file della rivoluzione e incontrati alle porte di Aleppo mentre andavano a rafforzare le brigate asserragliate nel centro.”
Berlino a Monti: rispettare i Parlamenti. L’articolo a firma dell’inviato a Berlino Mara Gergolet:
“Ma cosa ha detto Monti da scatenare una vera tempesta politica in Germania? «Se i governi dovessero lasciarsi completamente imbrigliare dalle decisioni del Parlamento senza preservare un loro spazio di manovra — riporta lo Spiegel — sarebbe più probabile la disintegrazione dell’Europa piuttosto che un’integrazione più stretta». Un messaggio che forse voleva rassicurare i tedeschi sulla sua indipendenza e determinazione rispetto alle pastoie del parlamento a Roma. Però in Germania è stato letto in tutt’altro modo. Norbert Lammert (Cdu), presidente del Parlamento: «È vero il contrario. E comunque, meglio scontentare i mercati con la democrazia, che l’opposto». Guido Westerwelle, liberale e ministro degli Esteri: «In Europa la discussione ha assunto toni pericolosi». Critica l’opposizione, nel giorno in cui solo l’invito del socialdemocratico Sigmar Gabriel a condividere il debito in Europa «a precise condizioni» ha avuto più reazioni negative di Monti. «Gli anni di Berlusconi — dice il vicecapogruppo Spd Joachim Poss — hanno nuociuto alla comprensione del Parlamento in Italia». Aggressivo l’euroscettico bavarese Alexander Dornbrindt (Csu): «Il signor Monti ha evidentemente bisogno di un messaggio chiaro: non siamo pronti ad abolire la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani». E a Bruxelles la Commissione ha spiegato che in Europa si «rispettano pienamente le competenze dei parlamenti nazionali».”
Questione di Soldi. Il commento a firma di Ernesto Galli della Loggia:
“Il punto vero è che oggi sullo spread e sull’impiego del Fondo salva Stati a favore dei Paesi dell’Europa mediterranea non si gioca un braccio di ferro finanziario: si decide in realtà la questione, integralmente politica, di che cosa sarà in futuro l’Unione Europea e di che cosa saranno i regimi politici di una parte di essa. P .S.: Cedendo all’antica tentazione nazionale di apparire sempre, di qualunque cosa si tratti, come i primi della classe, molti politici e commentatori tedeschi si sono trasformati nelle ultime ore in accigliati maestrini di democrazia ai danni del nostro presidente del Consiglio. Accusato — nientedimeno! — di aver manifestato in una intervista a Der Spiegel disprezzo verso il controllo parlamentare sui governi, fondamento di ogni regime rappresentativo. Ma è un gioco che mostra la corda. Estrapolando cinque parole si può far dire qualunque cosa a chiunque. Altro discorso però è darlo a credere davvero a chi conosce bene la personalità di Mario Monti. Come la conosce, per l’appunto, la stragrande maggioranza degli italiani: salvo ahimè i pochi politicanti da quattro soldi prestatisi anche questa volta, come spesso capita, a fare da cassa di risonanza alle maldicenze d’Oltralpe.”
Le vacanze all’estero dei leader «tripla A» Al Sud vince l’austerity. L’articolo a firma dell’inviato a Bruxelles Francesca Basso:
Il Giornale del 7 agosto 2012“La situazione dell’Italia è meno drammatica, tuttavia il presidente del Consiglio Mario Monti ha annunciato che si fermerà solo per una settimana. Anche il premier spagnolo Mariano Rajoy si concederà pochi giorni e li trascorrerà in Galizia, a casa sua. Mentre il Parlamento chiuderà solo per due settimane invece di quattro. Rigore anche a Lisbona. Il primo ministro Pedro Passos Coelho ha chiesto ai membri del governo di restare in patria e di fare ferie in linea con i sacrifici che sta affrontando il Portogallo. Lui andrà in un modesto resort vicino a Faro. Oltre che per l’economia, si prospetta un’Europa a due velocità anche per le vacanze. Almeno nell’interpretazione del Wall Street Journal, che si diverte a confrontare le ferie rilassate dei leader dei Paesi con la tripla «A» o comunque solidi con quelle di chi è alla guida del Sud Europa.”
Ecco come investire i nostri ultimi euro. Il Giornale: “Immobili, valuta, conti deposito e azioni: i sette consigli da seguire per salvare i propri risparmi. Così si possono trovare 6 miliardi per togliere l’Imu sulla prima casa.” L’articolo a firma di Rodolfo Parietti, Maddalena Camera, Gian Maria De Francesco e Massimo Restelli:
“Malgrado negli ultimi giorni la Borsa abbia recuperato terreno, le tensioni che scuotono la zona euro e l’intransigenza della Germania dinanzi ai Paesi mediterranei in difficoltà con il debito pubblico, continuano a mettere a repentaglio i risparmi delle famiglie italiane. Ecco perché il Giornale ha deciso di concentrare in questa pagina, sette consigli pratici per investiregli ultimi euro che ci sono rimasti in tasca dopo l’aumento delle tasse deciso dal governo Monti. Il mercato rimane estremamente nervoso ed è quindi fondamentale diversificare, ma si possono individuare buone occasioni tra azioni, obbligazioni, valute e materie prime anche dispondendo di un capitale prossimo ai 50mila euro. E per chi non vuole rischiare, con i conti di deposito si spunta oltre il 3 per cento netto.”
Gli italiani non si fidano dell’euro E puntano tutto su Russia e Asia. L’articolo a firma di Gian Maria De Francesco:
“Gli italiani ricchi (quelli che sono riuscitia sopravvivere all’interminabile sequela di stangate fiscali) non credono nell’euro e nelle ricette del governo Monti. Dimostrando purtroppo scarsa fiducia anche nel nostro Paese. È quanto emerge dalla consueta indagine di Schroders, società globale di gestione fondi, effettuata su un campione di 1.341 risparmiatori di 12 Paesi europei con un patrimonio investito di almeno 60mila euro. Le risposte dei nostri concittadini sono state inequivocabilmente in controtendenza rispetto al resto del Vecchio continente. Alla domanda di Schroders «dove pensate che i vostri soldi renderebbero di più?», due italiani su cinque (il 41%) hanno replicato: «In Asia e nel Pacifico», a fronte di una media europea del 30 per cento. Cina, Corea del Sud e Thailandia sono diventate il nuovo orizzonte del risparmiatore felice.”
Via l’Imu sulla prima casa Ecco dove trovare 6 miliardi. L’articolo a firma di Francesco Forte:
“Attualmente il mercato edilizio è fermo e le imprese di costruzione non riescono a vendere gli alloggi, dati i nuovi oneri che hanno spaventato le famiglie. Con lo sgravio, il mercato potrebbe riprendere e, smaltendo l’invenduto, riprenderebbe anche l’edilizia. Le famiglie vedrebbero rialzarsi il valore delle loro proprietà, si accrescerebbe quindi la ricchezza e la capacità di consumo. Questo sgravio, pari a 0,38% del pil, potrebbe comportare una crescita dello stesso pil di 0,5, pari a 7,9 miliardi perché così si rimuove un effetto negativo sulla ricchezza e sull’edilizia.Il gettito fiscale, in seguito, potrebbe così restituire il 43% di tale aumento. Ma ora va assicurata la copertura totale, con adeguati tagli altrove.”
Guerra ai Pm di Palermo. Azione disciplinare. Il Fatto Quotidiano: “Dopo la pratica contro Scarpinato, il Pg della Cassazione (che il Quirinale attivò per Mancino) vuole trascinare dinanzi al Csm il procuratore Messineo e il pm Di Matteo per un’intervista sulle telefonate del Presidente.” L’articolo a firma di Antonio Padellaro:
La Gazzetta dello Sport del 7 agosto 2012“Prima la campagna forsennata condotta (con l’ausilio di giornaloni e giornalacci compiacenti) contro il pm Antonio Ingroia, colpevole di avere sfidato chi tenta dall’alto di imbavagliare l’indagine sulla trattativa fra pezzi delle istituzioni e mafia a rivendicare la “ragion di Stato” e festosamente accompagnato in Guatemala dopo essere stato lasciato solo “in una stanza buia”. Poi la pratica aperta presso il Csm per il trasferimento d’ufficio di Roberto Scarpinato, Pg a Caltanissetta, reo di aver ricordato, pochi giorni fa, nel ventennale della strage di via D’Amelio, l’impegno di Paolo Borsellino per ripristinare la credibilità dello Stato minata da quanti, pur ricoprendo cariche pubbliche, conducevano (e magari ancora conducono) vite improntate a quello che egli definì “il puzzo del compromesso morale che si contrappone al fresco profumo della li-berta”. Tocca ora al pur prudentissimo capo della Procura palermitana Francesco Messineo e al sostituto Nino Di Matteo assaggiare la frusta del sinedrio degli scribi e dei farisei, posti a guardia di una inesistente sacralità del Quirinale e del suo inquilino. Sembra infatti che a Di Matteo venga rimproverata l’intervista a Repubblica in cui parlava delle intercettazioni indirette di Giorgio Napolitano a colloquio con Nicola Mancino (notizia peraltro già rivelata da Panorama); Messineo invece dovrebbe discolparsi per una sorta di omessa vigilanza sul suo pm.”
Schwazer shock. Escluso dai Giochi per Epo. “Mi dopavo così”. La Gazzetta dello Sport: “Il marciatore, primo a Pechino, positivo a un controllo in Germania. Il Coni lo ferma subito. «Ho fatto tutto io, comprando doping su Internet. La mia vita è finita». Voci su frequentazioni con il medico Ferrari.” L’articolo a firma dell’inviato a Londra Pierangelo Molinaro:
PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO LEGGI L’ARTICOLO DI BLITZ QUOTIDIANO
“«Sono arrivati a Oberstdorf il 30 luglio e mi hanno chiesto un campione di urina. Da quel momento ho smesso di dormire, mi è crollato il mondo addosso, sapevo che l’avrebbero scoperta». Si è parlato di un’influenza che l’avrebbe fermata e costretto a rinunciare alla 20 chilometri. Era una bugia? «Sì, ma non me la sentivo di partire per Londra con questa spada di Damocle sopra la testa. La mia carriera è finita, la mia vita è finita» (il controllo fu fatto il 30 luglio, mentre l’annuncio della rinuncia è del 28: come mai questa discrepanza?, ndr). Neppure il suo allenatore lo sapeva? «No, gliel’ho detto al telefono dieci minuti fa». Cosa le ha detto? «È sconvolto, non mi crede più». Lei si era sempre dichiarato contro il doping, aveva giurato che non era nella sua cultura. Allora perché? «Lo scorso anno ai Mondiali di Daegu, in Sud Corea, i russi mi hanno detto in faccia che loro usano delle cose. Questo pensiero mi girava per la testa, era un tarlo». Così pure lei ha voluto provare. «Ho sbagliato, ho distrutto tutto quanto di buono ho fatto in questi anni, tutto cancellato. Non riesco più a guardarmi allo specchio. Avevo paura di non farcela con il solo allenamento». La gente ha diritto di sapere cosa ha visto in quegli ultimi trionfali quattro chilometri dell’Olimpiade di Pechino, cosa ha visto quando si rivelò con il bronzo nel 2005 ai Mondiali di Helsinki e poi ancora nel 2007 a Osaka dove rivinse la stessa medaglia. «No, in quelle occasioni ero pulitissimo, lo giuro. E’ avvenuto tutto a metà luglio».”