Rassegna stampa. Piano Monti per risanare i conti e nuovi tagli. Schwazer: “Volevo che tutto finisse”

Pubblicato il 9 Agosto 2012 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
Il Corriere della Sera del 9 agosto 2012

Piano per tagliare debito e spesa. Il Corriere della Sera: “Mario Monti ha incontrato il segretario del Pdl Alfano e il leader dell’Udc Casini e ha illustrato loro il piano per aggredire il debito che ha intenzione di presentare in autunno.”

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Monti consulta i leader. Via libera al piano anti-debito. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“L’incontro tra il giovane segretario del Popolo della libertà e il premier era fissato da tempo (mentre quello con Casini era stato inserito in un secondo tempo). Lo aveva richiesto lo stesso Alfano per illustrare la proposta su come abbattere il debito pubblico, una proposta che era stata resa nota nelle sue linee essenziali già la scorsa settimana e che nelle intenzioni del Pdl dovrà essere tra le priorità nell’agenda politica di Palazzo Chigi. Obiettivo raggiunto a quanto pare, perché al termine del colloquio, proprio per segnalare l’atmosfera serena nella quale si sarebbe svolto, Monti dirama una nota. «Si esprime apprezzamento — si legge — per la volontà del Pdl di collaborare per mettere a fuoco tempi e modi delle dismissioni di una parte del patrimonio pubblico». E si conviene di «proseguire questo approfondimento comune». Il premier, tuttavia, fa notare che nel decreto per la spending review (appena promulgato dal Presidente della Repubblica) sono previste diverse misure che vanno nella stessa direzione. Una sottolineatura, non casuale, con la quale si vuole rimarcare l’autonomia di indirizzo dell’esecutivo.”

Il premier firma la tregua. Ora più cautela con i partiti. L’articolo a firma di Monica Guerzoni:

“Con la crisi che morde e senza un patto sulla legge elettorale, la tregua con il Pdl è stato un passaggio pressoché inevitabile. Ma al premier Alfano ha chiesto un atteggiamento più dialogante, più cauto anche sul piano della comunicazione e una maggiore attenzione alle istanze del Pdl. E poiché Monti è abituato a far tesoro anche degli errori, al termine dell’incontro ha fatto diffondere una nota ufficiale scritta a quattro mani con il ministro Grilli: nero su bianco l’«apprezzamento» per la volontà del Pdl di collaborare alla riduzione del debito.”

Privatizzazioni, si parte con gli immobili. L’approfondimento di Mario Sensini:

“«Il piano del governo è già stato tradotto in legge, con la creazione di tre distinti fondi per le dismissioni, che saranno attuati entro l’anno. Ma ogni altra proposta sarà valutata», fanno sapere i collaboratori del presidente del Consiglio, che ieri ha discusso personalmente con il segretario del Pdl, Angelino Alfano, la proposta del suo partito, che punta alla creazione di un maxi fondo cui conferire beni ed attività per un valore di circa 80 miliardi l’anno, che verrebbero acquistati con l’emissione di obbligazioni ad alto «rating» (ovvero con un qualità superiore, e dunque un costo inferiore, a quello dei titoli di Stato, penalizzati dalle agenzie di valutazione internazionale). Sui contenuti specifici delle singole proposte, così come sulle cifre messe in ballo, nessuno, nel governo, vuole ancora sbilanciarsi. Ma la sottolineatura che il piano Grilli sarà la base di partenza di tutto suona come la conferma di una linea di estrema prudenza, condivisa dal Tesoro e dalla Banca d’Italia. I tre fondi messi in campo dal governo, uno per la privatizzazione delle società municipalizzate, uno per la dismissione dei beni assegnati agli enti locali con il federalismo demaniale ed un altro per la cessione di circa 350 immobili di pregio già valorizzati e del quale ha parlato ieri diffusamente anche il «Wall Street Journal», potrebbero realizzare nel 2013 dismissioni per circa 4-5 miliardi.”

«Sarà un autunno difficile». Allarme di Fornero sulla crisi. L’articolo a firma di Melania Di Giacomo:

“Una situazione che non rappresenta affatto un unicum. Fornero teme un autunno caldo, ed in effetti è difficile prevedere il contrario. Al ritorno il governo troverà 141 vertenze di grandi aziende già avviate al ministero dello Sviluppo economico e per le quali andrà trovata una soluzione assieme alla proprietà, ai sindacati e agli enti locali. Crisi aziendali che agitano quasi 170 mila lavoratori che sentono il posto a rischio. E una parte di questa platea ha già il reddito decurtato dalla cassa integrazione. Le ore autorizzate quest’anno dall’Inps sono già 640 mila, con luglio che registra il record da almeno tre anni, 115 milioni di ore (+44,2% rispetto a luglio scorso). Secondo una simulazione della Cgil, questo monte ore equivale a oltre 525 mila lavoratori a zero ore, con lo stipendio ridotto di 4.663 euro a testa in sette mesi. Con questa situazione di dovrà testare la tenuta del nuovo ammortizzatore sociale, l’Aspi, l’assicurazione unica per l’impiego, voluta proprio dal ministro Fornero nella sua riforma del mercato del lavoro, e il cui ingresso è previsto a partire dal prossimo anno in sostituzione della cassa integrazione e della disoccupazione, mentre la mobilità, in base alla modifica apportato di recente con il decreto Sviluppo è prorogata per un anno ancora.”

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Partiti, più controlli e meno soldi pubblici. L’approfondimento di Enrico Marro:

“Dopo la brevissima pausa estiva il governo ripartirà dalle nuove misure di revisione della spesa pubblica (spending review), ma metterà mano anche ai finanziamenti della politica e del sindacato. Lo farà sulla base delle relazioni consegnate dall’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, al quale il premier ha appunto dato il compito di suggerire i tagli. A completare il quadro ci sono poi le misure per ridurre gli incentivi alle imprese, anche qui seguendo le indicazioni di un altro consulente di Monti, l’economista Francesco Giavazzi. Infine, con la legge di Stabilità di ottobre, il governo dovrebbe varare il riordino delle agevolazioni fiscali già censite dal sottosegretario all’Economia, Vieri Ceriani. Tutti questi interventi puntano a realizzare consistenti risparmi di spesa, innanzitutto per evitare l’aumento dell’Iva che altrimenti scatterà a luglio 2013. Servono circa 6 miliardi di euro. Sì ai finanziamenti alla politica.”

Tasse, allo Stato 8 miliardi in più. La Repubblica: “Monti prepara un piano taglia-debito, tregua nella maggioranza. Imu, benzina e micro-imposte: entrate aumentate del 4,3%. Ognuno di noi versa al Fisco diciassette euro al giorno.”

Immobili pubblici, aziende e demanio governo pronto a vendere i gioielli di Stato. L’articolo a firma di Alberto D’Argenio:

“Perché per Palazzo Chigi il tempo utile per fare le riforme scadrà a dicembre. Dopo per la “strana maggioranza” sarà solo campagna elettorale. Monti ha incaricato il ministro dell’Economia di studiare nuove formule per tagliare il debito. Vittorio Grilli ci lavora da tempo. Ha già varato un piano per abbassare la montagna del debito – 1960 miliardi, il 123,4% del Pil – con un programma di dismissioni dei beni pubblici da 15-20 miliardi l’anno anche grazie all’intervento dei fondi costituiti dalla Cassa depositi e prestiti e dal Demanio. Piano già entrato in fase di realizzazione con la Spending review firmata ieri da Giorgio Napolitano. Ma per la sopravvivenza dell’euro bisogna fare di più.”

Tasse, 8 miliardi in più. Così lo Stato fa cassa con le mini patrimoniali. L’articolo a firma di Ettore Livini:

“Il Belpaese si conferma una Repubblica fondata (oltre che sul lavoro) sull’auto e sui vizi. Il business della dea bendata – Lotto, Gratta & vinci & C. – rende al Tesoro oltre un miliardo al mese, più o meno come tabacco e sigarette. Roma incassa grazie alle accise sui carburanti quasi 60 milioni al dì e tra gennaio e giugno, complici gli aumenti degli ultimi mesi, il pieno degli italiani ha generato 10 miliardi di gettito. Più del doppio, per dire, dell’incasso della prima rata della contestatissima Imu. Battono in testa invece le tasse più tradizionali, ridimensionate da recessione e crisi economica. L’Irpef (oggi Ire) sul lavoro dipendente cresce meno dell’inflazione. E l’aumento di un punto delle aliquote non è bastato a compensare il crollo dei consumi, con le entrate dell’Iva in retromarcia dell’1,4%. Tirano invece le “patrimonialine” mascherate varate dal governo Monti. Le tasse su depositi e conti correnti e il ritocco di quelle sui capital gain finanziari hanno aggiunto 3 miliardi alla voce delle entrate. Il contributo di solidarietà, quell’aumento del 3% dell’Irpef per i redditi dei superricchi, ha regalato all’erario solo 91 milioni di euro.”

Blair: “Inammissibili questi spread la Germania deve scegliere offra aiuti in cambio di riforme”. L’intervista a firma di Jochen Bittner e Joerg Lau:

“Si profila un circolo vizioso: se la Germania concede gli aiuti, rischia di far mancare lo stimolo alle riforme negli Stati indebitati; i quali in caso contrario andrebbero incontro a un tracollo… «E’ questo il dilemma. E va risolto. Occorre prendere una decisione. Se c’è una cosa che proprio non va in un’unione monetaria, è quella che stiamo vivendo oggi: l’enorme differenza tra i tassi di interesse sui titoli sovrani dei vari Stati membri. E’ inammissibile! Qualcuno crede forse che la forza economica del Nord-Est dell’Inghilterra sia pari a quella di Londra? E se vogliamo parlare degli Stati Uniti, come paragonare il Massachusetts al Mississippi? Eppure nessuno specula su queste differenze, perché questi Stati o regioni fanno parte di un’unica area monetaria». E’ la consapevolezza che Mario Draghi si sforza di diffondere? «Esattamente. E ha anche detto che questo va fatto senza aspettare l’attuazione di riforme strutturali. Dobbiamo affrontare contemporaneamente tre problemi: solvibilità, liquidità e crescita. Un po’ come se un malato avesse bisogno al tempo stesso di cibo, acqua e ossigeno. I problemi vanno affrontati tutti insieme; altrimenti il rischio è che qualunque misura arrivi in ritardo».”

Il Giornale del 9 agosto 2012

I titoli di Stato vincono alla roulette della crisi. Il Giornale: “Alle famiglie italiane conviene scommettere sul reddito fisso perché in questo momento la febbre dello spread è troppo alta.” L’articolo a firma di Antonio Salvi:

“Da un punto di vista «assoluto», la convenienza potrebbe risiedere nel probabile disallineamento tra lo spread oggi prevalente sui nostri titoli di Stato e il rating (o i fonda­mentali) dell’Italia.Mi spiego.Il ra­ting italiano è oggi BBB+, secondo l’agenzia Standard and Poor’s. Semplifichiamo: BBB. Le evidenze empiriche a oggi disponibili mo­strano che, negli ultimi cin­quant’anni la differenza di rendi­mento tra i titoli di emittenti con ra­ting AAA ( i migliori) e quelli con ra­ting BBB ( quelli come l’Italia oggi) è stata in media dell’1% (o 100 pun­ti di spread). La punta massima rag­giunta da tale spread nello stesso periodo è stata pari a circa 3,48%. Attenzione, però. Questi dati fan­no riferimento ai titoli corporate, e non a quelli emessi dagli Stati, e a valori riferiti agli Stati Uniti. Ma se li usiamo come utili approssima­zioni, ci accorgiamo comunque del disallineamento che sembra es­serci oggi tra rating e spread dei tito­li italiani, per i quali, a fronte di un rating BBB, il mercato richiede un differenziale rispetto ai titoli AAA (bund tedeschi) del 4,5%. Delle due l’una,allora: o il rating italiano è ancora troppo ottimistico (in real­tà uno spread di oltre 450 punti ba­se sembra a molti in sintonia con un rating della categoria BB); oppu­re il mercato sta penalizzando ec­cessivamente i titoli italiani. In en­trambi i casi, si potrebbe trattare di una buona notizia per i risparmia­tori italiani desiderosi di tornare a investire nei titoli di Stato.”

La Gazzetta dello Sport del 9 agosto 2012

Abisso Schwazer. La Gazzetta dello Sport: “L’Epo in frigo e l’ansia dentro. Tutto di nascosto dalla fidanzata”. “Comprai il doping in Turchia: perdendo a Londra sarei stato un fallito. Ma il giorno del controllo volevo solo che tutto finisse.” L’articolo a firma di Sebastiano Vernazza:

“«Ho comprato l’Epo da solo. Mi sono informato su internet e sono andato in Turchia, ad Antalya (città affacciata sul Mediterraneo, ndr). Avevo con me 1500 euro, che ho cambiato in lire turche. Ho messo il denaro sul tavolo di un farmacista che non ha fatto domande. In certi Paesi non c’è bisogno di ricette. Sono stato via tre giorni, senza dire niente a nessuno, né ai miei né alla fidanzata. Era il settembre del 2011. E’ stato brutto stare da solo in una stanza d’albergo, sapevo quello che stavo facendo». Tornato a Oberstdorf, in Germania, nella casa che divide con la sua ragazza, Alex ha messo l’Epo in frigorifero, tra yogurt e latte fresco. E lì, a sentire lui, l’Epo è rimasta per dieci mesi, fino a luglio. «Ho detto alla fidanzata che erano vitamine B12». Una bugia: «Non è stato facile dirla». A luglio di quest’anno Alex ha rovistato tra gli scaffali del frigorifero e ha tirato fuori l’Epo: «Il 13 luglio ho avuto il primo controllo antidoping. Dal giorno dopo ho iniziato a farmi le iniezioni. Sono state le tre settimane più difficili della mia vita. Dovevo mentire alla fidanzata. Mi alzavo alle 4, alle 5 del mattino perché sapevo che dalle 6 poteva arrivare un altro controllo. Una mazzata. Mi sono ammalato. Il 29 luglio l’ultima puntura, poi sono andato dai miei perché era il compleanno di mia madre e perché dovevo ritirare la tessera sanitaria, necessaria per l’Olimpiade, e un paio di scarpe per la gara. Il 30 quelli dell’antidoping hanno suonato e non ho avuto la forza di chiedere a mia mamma di non aprire, di dire loro che non c’ero. Potevo saltare il controllo perché in 18 mesi non ne avevo mancato uno. Se non avessi aperto quella porta, non sarebbe successo nulla: però non avevo la forza, non ce la facevo più a fingere, volevo che tutto finisse. Non sono fatto per imbrogliare».”