Regione Lazio, doppio vitalizio tagliato: 78 ex consiglieri fanno ricorso

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2015 - 08:53 OLTRE 6 MESI FA
Regione Lazio, doppio vitalizio tagliato: 78 ex consiglieri fanno ricorso

Foto d’archivio

ROMA – Toglietemi tutto ma non il mio vitalizio, specie se è doppio. E così scatta la corsa sfrenata a presentare ricorso al Tar. Accade infatti che ci sono tre ex presidenti della Regione Lazio, Giulio Santarelli, Sebastiano Montali e Rodolfo Gigli che incassano due vitalizi a testa. Ma la lista è lunga, sono 78 gli ex consiglieri laziali (su un totale di 272, quasi uno su tre) che hanno deciso di fare ricorso al Tar contro la legge regionale approvata all’unanimità tre mesi fa e che ha portato alla mini sforbiciata dei loro assegni. Addirittura due di coloro che si sono rivolti al giudice amministrativo perché poi tutto finisca alla Corte costituzionale, e quindi nella revoca dei taglietti, ancora non percepiscono neppure il vitalizio.

Ma come spiega Sergio Rizzo per il Corriere della Sera c’è chi di vitalizi ne prende due o addirittura tre: sono undici. Di Santarelli (Psi) Montali (Psi) e Gigli (Dc) abbiamo già detto. A loro si devono aggiungere Robinio Costi (Psdi), Bruno Lazzaro (Dc), Paolo Tuffi (Dc), Antonio Muratore (Psdi), Gerardo Gaibisso (Dc), Potito Salatto (Dc-Pdl), Alfredo Pallone (FI-Ncd) e Stefano Zappalà (FI). Ma c’è anche un dodicesimo, Mario Di Bartolomei (repubblicano), al quale di vitalizi ne spetterebbero sulla carta addirittura tre, considerando che oltre al consigliere regionale e al deputato nazionale è stato anche europarlamentare.

Sergio Rizzo quindi racconta:

Fra i ricorrenti non mancano i Verdi Peppe Mariani e Laura Scalabruni, come pure l’antiproibizionista Emilio Guerra. E neppure Donato Robilotta, nella singolare situazione di percepire il vitalizio dall’età di 53 anni e uno stipendio dallo Stato italiano, di cui è dipendente. Né vanno dimenticati gli ex consiglieri che riscuotono l’assegno dopo un passaggio meteorico in consiglio. È il caso di Fabrizio Barbanelli, consigliere regionale per il Partito comunista fra il 15 maggio e il 4 ottobre del 1983. Ma anche del già citato Costi, al quale spettavano, prima del taglio imposto dalla legge, 2.986 euro netti al mese per i 153 giorni trascorsi nel consiglio del Lazio fra il primo giugno e il 31 ottobre 1990.

E qui ci si offre l’occasione di dare un’idea dei tagli imposti ai vecchi trattamenti da quella leggina approvata (non senza fatica) dall’assemblea regionale oggi presieduta dal democratico Daniele Leodori, che già era sembrata una rivoluzione con l’introduzione di un contributo di solidarietà crescente per chi gode di più vitalizi e l’innalzamento dell’età minima da 50 a 60 anni. L’assegno di Costi, al quale ha diritto per poco più di cinque mesi di mandato, è passato da 2.986 a 2.491 euro netti mensili, con un ridimensionamento di 495 euro. A questo si deve aggiungere quello del Parlamento, che secondo la lista pubblicata sull’Espresso da Primo Di Nicola ammonta a 2.016 euro netti al mese. Totale, 4.507 euro.

Ecco di che cosa stiamo parlando. I vitalizi in questione vanno da un minimo di tre fino a otto pensioni medie pagate dall’Inps nel caso di chi può sommare più trattamenti. Un altro esempio? L’ex presidente della Regione Santarelli ha un vitalizio parlamentare da 2.856 euro, più un assegno regionale di 4.144. Totale: 7 mila euro netti. Prima del taglio arrivava a 8.106 euro.