Renato Brunetta sul Giornale contro Renzi: “Vuole la droga libera e aprire le porte ai clandestini”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2013 - 11:53 OLTRE 6 MESI FA
Renato Brunetta sul Giornale contro Renzi: "Vuole la droga libera e aprile le porte ai clandestini"

Renato Brunetta sul Giornale contro Renzi: “Vuole la droga libera e aprile le porte ai clandestini”

ROMA – Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera, ieri scatenato da Fazio, oggi (14 ottobre), con un lungo articolo firmato sul Giornale, attacca Matteo Renzi. “In sintesi – scrive Brunetta –  Renzi di­ce sì alla droga libera con l’abro­gazione della legge Fini-Giova­nardi. Vuole aprire le porte alla immigrazione clandestina, con la cancellazione della Bossi-Fi­ni”.

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Matteo Renzi ha final­mente rovesciato sul ta­volo la sua mercanzia elettorale su temi decisivi della vita comune. In sintesi. Renzi di­ce sì alla droga libera, con l’abro­gazione della legge Fini-Giova­nardi. Vuole aprire le porte alla immigrazione clandestina, con la cancellazione della Bossi-Fi­ni. Lo fa in nome di un senso di umanità fasullo, tant’è vero che nega amnistia e indulto per eli­minare la tortura di carceri so­vraffollate. Non vuole alcuna ri­forma della giustizia.
Dopo il voto del 2 ottobre che ha ridato fiducia al governo Let­ta, è diventato più chiaro che i fronti dell’impegno sono due: quello economico e quello istitu­zionale. A sua volta, spina dorsa­le della riforma istituzionale è quella della giustizia. Che può es­sere incardinata e discussa in parti essenziali anche senza usu­fruire dell’art.138 della Costitu­zione. Dal punto di vista delle ri­forme istituzionali, invece, do­po il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica tor­na alla ribalta la questione «giu­stizia ». Che, a sua volta, si decli­na in 4 grandi filoni, di cui inten­diamo parlare oggi: 1) carceri, in­dulto e amnistia; 2) riforma della giustizia e documento dei «sag­gi »; 3) procedura di infrazione europea sulla responsabilità ci­vile dei magistrati; 4) referen­dum radicali.

A Il messaggio di Napolitano. Carceri, indulto e amnistia
Il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulle misure necessarie per affrontare la que­stione carceraria, introduce con la massima forza e autorevolezza il tema della giustizia nelle cose da fare da parte di governo e Parla­mento: amnistia e indulto. Ci aspettavamo, almeno da parte del Partito democratico, un con­senso operoso. Invece la prima ri­sposta di Epifani è stata: «caute­la ». Perché? Lo ha detto subito: evitare che ne possa trarre un qualsiasi beneficio Berlusconi. Siamo a una novità giuridica: l’amnistia contra personam . Qualcosa di spaventoso se ci si pensa: la legge vale per tutti. Me­no per uno. Uno il cui nome è deci­so dalla sinistra. Tralasciamo, per carità di patria, commenti e iniziative del Movimento 5 Stelle, gravi nei confronti del presidente Napolitano. Ma di certo dal mini­stro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, non ci aspettavamo un’invasionedicampo.Nonèac­ce­ttabile che un ministro della Re­pubblica, per di più un ministro tecnico, dica al Parlamento che cosa fare e come farlo.
Il ministro è incappata in due errori gravi. Il primo affermando che amnistia e indulto non po­tranno riguardare Silvio Berlu­sconi. E qui tristemente notiamo che non è una posizione origina­le e fantasiosa: pensare e pratica­re un codice penale a parte ad uso della condanna di Berlusconi è una turpitudine costante. Il se­condo errore è stato quello del portavoce del ministro Cancellie­ri, che si è affrettato a precisare che «al ministero della giustizia non è in preparazione alcun testo di legge». Peccato che non spetta al ministero preparare il testo, ma la competenza è del Parla­mento, come espressamente ha scritto Napolitano, parlando di «perimetrazione»dell’amnistia.
L’atteggiamento della sinistra, cui non importa nulla di chi è sot­toposto all’illegalità di una pena che tradisce qualsiasi canone di umanità stabilito dalla Costitu­zione nell’art. 27, è di una ipocri­sia da premio Nobel.
L’atteggiamento della sinistra nei confronti della giustizia è sta­to sempre ondeggiante tra la figu­ra evangelica del sepolcro im­biancato e quella del sinedrio che imbastisce e fa eseguire pro­cessi politici.
B Riforma della giustizia parten­do dal testo dei «saggi» Affrontare la questione delle carceri e valutare la necessità di amnistia e indulto, tuttavia, è solo uno di 4 aspetti che nel no­stro paese occorre affrontare con riferimento al tema giusti­zia. La grande occasione ci è sta­ta fornita dal presidente della Repubblica, da ultimo, lo scor­so 8 ottobre, ma lo aveva già fat­to il 30 marzo con l’istituzione del gruppo di lavoro sulle rifor­me istituzionali, la cui relazio­ne finale ( punto 5) rappresenta un ottimo punto di partenza per la riforma della giustizia in Italia. E ancora il 1˚ agosto 2013, con le dichiarazioni a se­guito della sentenza della Cas­sazione su Silvio Berlusconi, il presidente della Repubblica aveva ribadito il valore del lavo­ro dei «saggi» come base per stu­diare i termini di una riforma della giustizia.
L’intenzione di dar corpo al testo dei «saggi», d’altronde, è stata manifestata anche dal pre­sidente del Consiglio, Enrico Letta, nel suo discorso per la fi­ducia enunciato il 2 ottobre 2013. Il programma iniziale di questa maggioranza prevede­va una riforma delle istituzioni che rafforzasse il potere politi­co, per poi procedere, con una rinnovata autorevolezza, alla ri­forma della giustizia. Il testo dei «saggi» è straordinariamente importante, coraggioso, capa­ce di pacificazione. Il proble­ma, per la sinistra, è che ci sono proposte di riforma che sfonda­no dei tabù. Ad esempio la que­stione delle intercettazioni.
C Procedura d’infrazione euro­pea sulla responsabilità civile dei magistrati
Ancora nel suo discorso sulla fiducia del 2 ottobre, il presiden­te del Consiglio, Enrico Letta, si è impegnato ad adempiere agli «obblighi europei (a cominciare dal rispetto delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione eu­ropea) ». Cioè responsabilità civi­le dei magistrati. Ricordate il chiasso che fece la sinistra per la procedura d’infrazione aperta contro l’Italia per le quote latte? Insulti tutti i giorni al governo, so­lo per aver cercato di tutelare un settore della nostra agricoltura dagli interessi soverchianti fran­co- tedeschi. Siccome in questo caso, invece, ci sono di mezzo i magistrati e il loro privilegio di es­sere principes legibus soluti , svin­colati cioè da qualsiasi responsa­bilità civile, tanti piccoli capi di Stato irresponsabili dei loro atti senza bisogno di farsi votare per il Quirinale; siccome a essere causa della prossima multa ci­clopica è un favore fatto alle to­ghe da un Parlamento impauri­to ecco che è sceso il silenzio, o si gira la frittata dicendo che i magi­strati non c’entrano.
Dobbiamo giungere a un pun­to. Il governo deve farlo. Il presi­dente Letta deve farlo. Come si usava dire alla fine della scorsa le­gislatura: «È l’Europa che ce lo chiede». Ma all’Europa,eviden­temente, rispondiamo solo quando ci va. Il centrodestra si è battuto da sempre per far sì che anche i magistrati siano conside­rati cittadini uguali agli altri, per lo meno nel pagare i danni quan­do li provocano. La loro lobby po­tentissima, sostenuta dalla sini­stra con equivoca compiacenza, ha impedito finora che questo principio elementare diventas­se regola e prassi.
D Referendum radicali per una «giustizia giusta»
Ancora lungo la strada aperta dal capo dello Stato con il suo messaggio alle Camere, il Popo­lo della Libertà intende intra­prendere una vigorosa campa­gna parlamentare, che avrà il suo perno nella proposta di 6 in­dagini conoscitive sui 6 quesiti referendari sulla giustizia pro­mossi dai radicali e per i quali il Pdl ha dato un contributo deci­sivo nella raccolta delle firme. Le indagini conoscitive dovran­no incardinarsi nelle commis­sioni Giustizia dei due rami del Parlamento, al fine di consenti­re agli elettori di votare sulla ba­se di conoscenze certe e condi­vise.
Il Parlamento oggi ha davanti a sé una grande occasione. Se le­gifera sul tema giustizia, racco­gliendo le istanze presenti nei quesiti, conseguirà un grande ri­sultato, e darà la dimostrazione della vitalità della istituzione. La riforma della giustizia non è per noi una varia ed eventuale del programma delle larghe in­tese. Non sono fantasie nostre. Punti inventati allo scopo di por­re aut aut. Come ha detto il presi­dente Letta, che siamo certi sia un uomo d’onore e un politico serio, la riforma della giustizia, insieme alle misure per il lavo­ro, le famiglie e le imprese sono il cuore della sua azione di go­verno. Questo è il senso della no­stra partecipazione a maggio­ranza e governo. Altrimenti in­ganneremmo gli italiani, come sta facendo Renzi, che dice sì al governo Letta e contemporane­amente lo destabilizza. Noi ci siamo e ci saremo se e finché po­tremo agire efficacemente co­me sentinelle contro l’aumen­to delle tasse e come motore del­la riforma della giustizia. O così o così. Secundum non datur …