Renzi-Berlusconi, Beppe Grillo: le prime pagine dei giornali

Pubblicato il 19 Giugno 2014 - 08:24 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Richiamo Ue, l’Italia protesta”. La mescolanza dei principi. Editoriale di Pierluigi Battista:

La riforma della Pubblica amministrazione annunciata dal governo rischia di incagliarsi. Ne stanno rallentando l’iter le proteste dei magistrati. I quali contestano con ardore l’abbassamento dell’età pensionabile che consentirebbe l’avvio del turnover nel pubblico impiego e l’immissione di forze giovani nei gangli dello Stato. Il governo ha già dichiarato che modulerà i tempi di attuazione del provvedimento per non lasciare traumaticamente sguarniti gli uffici giudiziari. Ma i magistrati insistono. E cercano di frenare, sinora con relativo successo. Bollano un normale avvicendamento come un attentato all’integrità della magistratura. Prefigurano conseguenze apocalittiche su un provvedimento di snellimento burocratico e generazionale. Resistono e ostacolano l’azione del governo. E nella trincea corporativa non esitano a scomodare princìpi sommi come «l’indipendenza» della magistratura: tutto questo solo per due anni di pensione anticipata.

Incontri ravvicinati tra governo e FI Ma nella confusione. La nota politica di Massimo Franco:

L’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si farà solo se oggi i loro due plenipotenziari sulle riforme, il ministro Maria Elena Boschi e Paolo Romani non raggiungeranno un’intesa. Dal modo in cui il capo di FI lo ha annunciato, si dovrebbe desumere che un compromesso si troverà comunque: anche se non è chiaro su quali basi. Sul Senato, Palazzo Chigi ha una proposta assai diversa da quella del centrodestra. E quanto al sistema elettorale, ieri Berlusconi ha sottolineato che doveva essere approvato entro il 25 maggio, secondo il premier. E invece «è insabbiato» in Parlamento. Il presidenzialismo rilanciato da FI appare più un’indicazione di fondo che un’ipotesi percorribile. «Inopportuno e intempestivo», lo definisce Renzi.
Non significa che l’intesa sia lontana, anzi: ieri sera il premier la dava in arrivo. Ma ognuno costruisce una trincea tattica per trattare meglio. L’apertura di Beppe Grillo a Renzi rimane sullo sfondo. L’accordo del M5S a Bruxelles con l’Ukip, il partito ultranazionalista inglese di Nigel Farage, ripropone tuttavia una distanza siderale dal Pd. Eppure qualche timore di uno scavalcamento, Berlusconi deve nutrirlo.

La prima pagina de La Repubblica: “Renzi-Berlusconi: accordo fatto sul Senato”.

La Stampa: “Debiti dello Stato. lite Ue-Italia”.

Il Giornale: “Berlusconi-Renzi, è fatta”. L’editoriale di Vittorio Macioce:

È il giorno di Berlusconi. È il suo «io ci sono». È la conferma del patto con Renzi sulle riforme. I dubbi, le incertezze, il rischio che tutto salti sembra spazzato via. «Non ti fidare di Grillo». Berlusconi è voluto tornare a Montecitorio per chiarire la posizione di For­za Italia. Sul piatto c’è il sogno del sistema presidenziale, ma questo non cambia le carte in ta­vola. Il patto del Nazareno non è tramontato. E Renzi risponde: siamo a un passo dalla chiusu­ra. È fatta. Tutto questo avviene mentre sul fronte europeo Antonio Tajani, commissario Ue uscen­te, viene accusato dal governo italiano di alto tradimento. La storia.L’Europa apre una proce­dura di infrazione contro l’Ita­lia. Il motivo è uno dei più seri che ci possa essere. Più serio an­che delle riforme istituzionali. Lo Stato non paga i debiti che ha con le aziende. È, per essere chiari, un cattivo pagatore. Non rispetta i contratti. Non è affida­bile. Pensate al contrario. Se il privato non paga lo Stato è un delinquente. Se è lo Stato, silen­zio. Tajani secondo il governo ha la grave colpa di aver fatto il suo dovere. Ha tutelato le azien­de italiane che si barcamenano per sopravvivere. Il ministro dell’Economia Padoan punta l’indice.Si scandalizza e con lui tutta la maggioranza indignata e offesa.«È un atto di irresponsa­bilità contro l’Italia ». Il governo dice che sta pagando. Il proble­ma è che non basta. La direttiva europea prevede 30 al massimo 60 giorni.L’Italia continua a pa­gare a 210 giorni. La differenza è quella che passa tra la vita e la morte di un’azienda.

Il Fatto Quotidiano: “Gomorra e il giudice amico: Compravamo le sentenze”.