“Renzi contro i radical chic scopre autolesionismo di sinistra”, Ceccarelli su Repubblica

di Redazione Blitz
Pubblicato il 23 Ottobre 2013 - 09:14 OLTRE 6 MESI FA
Matteo Renzi

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – “Il sindaco contro i radical chic scopre l’autolesionismo di sinistra” è il titolo dell’articolo di Filippo Ceccarelli su La Repubblica in edicola oggi, mercoledì 23 ottobre.

Nel vasto mare e anche piuttosto increspato della post-politica Matteo Renzi ha rilanciato ieri una categoria che suona un po’ estetica e un altro po’ psicologica nel suo fondo eminentemente sensoriale: la puzza sotto il naso.

Tale durevole condizione affliggerebbe una certa sinistra più che restia a conquistare i voti cinquestelle, ma soprattutto berlusconiani. «Io di questa sinistra con la puzza sotto il sotto il naso — ha proclamato il promesso leader del Pd durante il videoforum di Repubblica. it — non so che farmene». E pur con tutte le riserve del caso, si può immaginare che già lo spavaldo egocentrismo della formula («io»!) abbia il potere di richiamare all’olfatto di taluni l’inconfondibile e costante cattivo odore. Ma pazienza.

E’ possibile che Renzi abbia ragione. Nel suo variegato autolesionismo la sinistra coltiva anche il gusto dei «pochi ma buoni». Sono anni che il centrodestra gli rinfaccia questo sacro orrore per tutto ciò che riguarda il successo, i soldi, la popo-larità, la televisione. Il sindaco di Firenze invece, che in giovanissima età partecipò alla «Ruota della fortuna », e vinse quattro serate di telequiz senza aver letto «Fenomenologia di Mike Bongiorno» di Umberto Eco, è talmente libero da pregiudizi da rimpiangere i cinquanta milioni che stava per incassare, oltre la mancata promozione-partecipazione alla «Ruota d’oro».(…)

Sennonché, come tutti i concetti entrati in voga dopo l’esaurimento delle culture politiche, anche questo della puzza sotto il naso nasconde la sua ambiguità; con il che si sente qui il dovere di ricordare che l’espressione fiorì sulla bocca di Gianni Alemanno per contrastare le critiche a proposito dello sbrodolosissimo banchetto a base di polenta e rigatoni con la pajata sotto dei gazepuzzabi montati a piazza Montecitorio.

E insomma, a ciascuno il suo. Per cui se i berlusconiani se la prendono anche giustamente con i radicalchic, i salotti, Capalbio, la gauchecaviar e la sinistra-champagne (le barche, dopo Formigoni, non più), o non puzza sotto il naso dall’altra parte avranno pure qualche ragione nell’additare al pubblico ludibrio la canotta di Bossi, le feste dei maiali, i rubinetti d’oro o i cinepanettoni della corte trash di Arcore.

La novità è che Renzi pare collocarsi esattamente a metà. Espone idee solidali e uno stile genericamente di sinistra, perfino con reminiscenze scoutistiche, ma poi sale sul palco al suono di «We are the champions», smania per partecipare alle trasmissioni di Maria De Filippi, si traveste e si mette in posa para-bullesca come Fonzie, pronuncia «cool» e «smart», ammira i parenti (papà, nonne) in copertina suChi,apre il convegno sul lusso, presenta l’autobiografia di Cavalli, rivela che il finanziere Serra costruisce orfanotrofi e intanto si compiace — anche troppo perché sembri naturale e spontaneo — di andare a pranzo al Four Seasons con Briatore e Signorini.(…)

In realtà, a loro modo, sono segni che pescano nel profondo. Non è detto che in futuro possano mutare di senso, così come ha senso la polemica di Renzi contro la spocchia intellettuale e l’alterigia estetica di una sinistra avvizzita nella sua ridotta. Ma il populismo, come il suo contrario, restano sempre dietro l’angolo, inesorabili tentazioni di questo tempo balordo.

Non molto tempo fa, come non gli capita quasi mai, Renzi ha parlato di un passato ormai remoto: «La sinistra in Italia è stata anche quella che non voleva la televisione a colori ». Chissà se sapeva, o gliel’hanno detto, che nei primissimi anni 80 Bettino Craxi liquidò Enrico Berlinguer: «Non ha nemmeno la tv a colori ». Storia antica che si ripete — e almeno lì non era puzza sotto il naso.