Renzi-De Girolamo, debito, Hollande: la rassegna stampa del 15 gennaio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2014 - 08:03 OLTRE 6 MESI FA
Renzi-De Girolamo, debito, Hollande: la rassegna stampa del 15 gennaio

La prima pagina del Corriere della Sera del 15 gennaio

ROMA – Attacco di Renzi a De Girolamo. Il Corriere della Sera: “Matteo Renzi polemizza con Alfano sulle unioni civili e stigmatizza il comportamento di Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole al centro di polemiche a causa di presunte pressioni per gli appalti nella Asl di Benevento. Il segretario del Pd: la Idem si dimise. De Girolamo: risponderò in Parlamento.”

Caso De Girolamo, Renzi evoca le dimissioni. L’articolo a firma di Alessandra Arachi:

«Il ministro De Girolamo? Il ministro Josefa Idem si è dimessa dimostrando uno stile profondamente diverso da lei». Matteo Renzi non la manda a dire. La dice, semplicemente, il segretario del Pd parlando del caso del ministro delle Politiche agricole che in queste ore sta mettendo in subbuglio il Parlamento. E, di conseguenza, il governo.

È lineare, Matteo Renzi: «Sul ministro De Girolamo deciderà il premier Letta. Noi ascolteremo quello che ha da dire, poi vedremo». Ma intanto è proprio il gruppo del Pd che alla Camera sta spingendo perché il ministro di Ncd venga a riferire in aula.

Un’interpellanza parlamentare (prima firma del renziano Michele Anzaldi) è stata depositata ieri, per la quale il ministro De Girolamo dovrà rispondere a Montecitorio, probabilmente già venerdì prossimo. «Il ministro spieghi quali siano state le motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco trasparente nelle specifiche questioni», scrivono i deputati del Pd, riferendosi alla bufera che ha travolto il ministro di Ncd in questi ultimi giorni.

Più morbida la posizione del ministro pd Dario Franceschini: «La ministra De Girolamo risponderà venerdì in Parlamento. Le forze politiche decideranno dopo averla sentita. Non si può fare giustizia sommaria: al momento non è indagata, siano in presenza di una registrazione abusiva. Il modo migliore è aspettare il suo intervento in Parlamento».

È finita nel mirino per via delle pressioni indebite per gli appalti nella Asl di Benevento, il ministro delle Politiche agricole.

Ma davvero il ministro Nunzia De Girolamo non è indagata? I deputati del Movimento 5 Stelle non ci credono e pretendono chiarezza. La pretendono dal ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri: «Mandi gli ispettori nella procura di Benevento per verificare se il ministro delle Politiche agricole risulta iscritta nel registro degli indagati», scrivono in un’interrogazione a prima firma Alfonso Bonafede i deputati del M5S, mentre dai banchi di Sel rivendicano di essere stati loro i primi a tirare fuori lo scandalo nella Asl di Benevento.

Basta leggere un’interrogazione a risposta scritta inviata al ministero della Salute, datata 17 giugno 2013 e firmata dal deputato campano di Sel Arturo Scotto. Denunciava una gestione di malaffare dell’appalto del servizio 118 da parte del direttore generale della Asl Michele Rossi, indicato come persona vicino al ministro delle Politiche agricole.

Hollande prende tempo sull’«affaire Julie» e punta sull’economia. L’articolo a firma di Stefano Montefiori:

Con grande abilità il presidente della Repubblica francese François Hollande ha affogato poche parole sull’affare Trierweiler-Gayet in un oceano di misure di politica economica — alcune molto importanti — a favore delle aziende, nel corso di una conferenza stampa fiume all’Eliseo durata oltre due ore e mezza, davanti a quasi 600 giornalisti di tutto il mondo.

«Il patto di responsabilità è il più grande compromesso sociale degli ultimi decenni», ha detto Hollande, tornando sull’annuncio fatto il 31 dicembre durante il discorso di fine anno ai francesi. Si tratta effettivamente di una svolta, perché Hollande abbandona la retorica contro il mondo degli affari inaugurata in campagna elettorale e la politica di alte tasse alle aziende dei primi 18 mesi di presidenza, per passare a una nuova fase in cui abbraccia il principio liberale dell’«offerta che crea la domanda».

Hollande si è dichiarato per la prima volta apertamente «socialdemocratico». Mossa che può far sorridere arrivando da un dirigente europeo nel 2014, eppure introduce una rottura lungamente attesa rispetto allo statuto del Partito socialista e all’ala sinistra della maggioranza. Il patto di responsabilità — riassumibile in meno tasse alle aziende in cambio di assunzioni — si articola in quattro «cantieri»: 1) abbassamento del costo del lavoro, con le imprese e i lavoratori autonomi che fino al 2017 non pagheranno più i contributi familiari, con un risparmio di 53 miliardi, finanziato con tagli alla spesa pubblica. Sono previsti anche 30 miliardi di sgravi fiscali 2) visibilità, dare alle imprese un quadro fiscale chiaro 3) semplificazione, ossia ridurre gli oneri amministrativi e burocratici 4) in cambio le aziende dovranno accettare un certo numero di assunzioni, e un osservatorio del governo studierà quantità e qualità dei nuovi posti di lavoro.

Come si vede, siamo molto lontani dal servizio del settimanale Closer che venerdì scorso ha travolto la vita del presidente, ritraendolo con il casco, in scooter, al numero 20 di rue du Cirque per gli appuntamenti con l’amante Julie Gayet.

L’esercizio per Hollande era molto difficile: si è presentato davanti ai media e ai francesi mentre la première dame Valérie Trierweiler è ancora in ospedale, sotto choc emotivo dopo l’uscita del settimanale. Si può dire che il presidente abbia superato la prova, concedendo il minimo alle legittime domande sullo scandalo, ma evitando un rifiuto totale che avrebbe sconfinato nell’arroganza.

Il calo della spesa frena i prezzi, debito record. L’articolo a firma di Stefania Tamburello:

I l 2013 si è chiuso lasciando al nuovo anno un’inflazione in calo. Ma il raffreddamento dei prezzi è una notizia da leggere con attenzione e prudenza visto che l’economia ristagna, non cresce e che i consumi al contrario continuano a diminuire. Un’indagine della Coldiretti ipotizza addirittura che quasi il 70% degli italiani abbia rivisto al ribasso le proprie abitudini di spesa. L’immagine dell’Italia che esce dalle rilevazioni dell’Istat sui prezzi è quella di un Paese fermo e preoccupato per il futuro. Con la deflazione in agguato, il Paese deve poi fare i conti con un debito che, mese dopo mese, macina inevitabilmente record. Ma anche quella della ennesima impennata del debito a oltre 2 mila e 100 miliardi di euro in novembre, comunicata dalla Banca d’Italia, è una notizia da leggere con attenzione.

Iniziamo dai prezzi: in dicembre, dice l’Istat, sono aumentati dello 0,2% rispetto a novembre e dello 0,7% rispetto a dicembre 2012. Il tasso di inflazione medio del 2013 è stato dell’1,2%, in «netta decelerazione» nei confronti del 3% del 2012. In dicembre l’andamento dei prezzi è stato influenzato in molti casi dal periodo festivo come per esempio in quello dei biglietti aerei, rincarati del 9,2% su base mensile ma diminuiti dello 0,8% su base annuale. In linea generale a determinare il ritmo del tasso dell’inflazione sono stati i rialzi dei prezzi degli alimentari non lavorati, in particolare della verdura, il recupero della flessione dei prodotti energetici e l’accentuata contrazione nel settore delle comunicazioni. Tra i rincari spicca anche l’aumento dei servizi regolamentati, in particolare della raccolta di rifiuti, salita del 6,4% su base mensile e del 14% su base annuale. Più del dato mensile, è comunque più significativo quello tendenziale o quello medio. Sotto questo punto di vista a registrare i maggiori rincari sono stati i beni alimentari, in particolare come si è detto le verdure — e questo ha contribuito a far salire dello 0,5% su base mensile e dell’1,2% su base annua i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dalle famiglie — il latte fresco, i crostacei e meno la carne.

Di contro sono diminuiti frutta, zucchero e caffè. Nella media nel 2013 sono aumentati dell’1,7% beni energetici regolamentati (in calo solo negli ultimi mesi dell’anno). Tra i beni durevoli, nel diversificato paniere di beni delle rilevazioni Istat, emerge il rincaro dei fiori. I prezzi dei servizi sono saliti più di quelli dei prodotti se si fa eccezione di quelli per la comunicazione (calati del 4,6%) nella media del 2013. In salita i «pacchetti vacanza» soprattutto nazionali e di montagna (+17,2% su base annua) mentre sono calati i servizi di alberghi e motel (-1,5% su base annua). L’Istat infine segnala che è L’Aquila la città con rincari tendenziali più elevati (+1,3%) mentre a Livorno (-0,2%) ma anche a Palermo, Venezia e Treviso i prezzi sono risultati in flessione (-0,1%).

“Non riusciranno a cambiarmi ma ora devono essere fermati”. L’articolo di Repubblica a firma di Vladimiro Polchi:

«La verità? Stiamo andando verso l’uccisione della democrazia. Nessuna forza politica può più tollerare questo razzismo strisciante». Cécile Kyenge è appena uscita da palazzo Marini a Roma. Ad aspettarla, come sempre, i sei uomini della sua scorta. Ha assistito alla presentazione del libro “I giorni della vergogna”, che raccoglie tutti gli insulti che le sono stati rivolti da quando è in carica. Il ministro per l’Integrazione è un fiume in piena. Messa da parte la solita cadenza lenta e calma, tuona e si sfoga: «Sono una donna nera, che ha studiato e fa il ministro. Purtroppo la mia stessa esistenza pare oggi una sfida ai peggiori stereotipi ea tutti gli intolleranti di casa nostra».

Dopo i tafferugli di sabato scorso a Brescia, il quotidiano leghista “La Padania” ha inaugurato una rubrica fissa dove dà conto di tutti i suoi appuntamenti pubblici. La considera un’intimidazione?

«La mia agenda è pubblica, tutti possono sapere i miei impegni parlamentari e sul territorio. Io vado avanti. Una cosa è certa: non disdico nessun incontro e non salterò nessun appuntamento. Non cambierò la mia linea d’azione, che resta ancorata ai valori della non violenza e del dialogo. Dall’inizio del mio mandato ho tenuto saldi i contatti col territorio e la società civile. Continuerò a farlo.Ce lo chiede anche il Consiglio d’Europa: favorire sempre più la partecipazione dal basso».

Mentre oggi lei incassa gli attacchi della Lega Nord, si sente sufficientemente sostenuta dalle altre forze politiche?

«Ci sono momenti in cui diventa urgente recuperare l’orgoglio e la dignità delle istituzioni. Tutti i partiti devono fare di più. La politica si deve alzare tutta per condannare questi attacchi, altrimenti il razzismo può diventare un’arma pericolosa. Perché la democrazia può essere uccisa anche da continui atti striscianti. Per questo il mio appello è ancora più ampio».

Rivolta anti-Toti, salta la kermesse di Berlusconi. L’articolo di Repubblica a firma di Carmelo Lopapa:

Appuntamento annul-lato, manca solo l’ufficialità. Il 26 gennaio salta la celebrazione del ventennale della discesa in campo annunciato e voluto da tempo dal Cavaliere. E dà la misura di quanto la pentola di Forza Italia stia per esplodere. Avrebbe sancito l’incoronazione di Giovanni Toti al posto di coordinatore unico, quella kermesse al Palasport di Roma. Silvio Berlusconi è costretto a soprassedere, a congelare per il momento quella nomina come tutte le altre designazioni: il comitato di presidenza dei 36, il comitato ristretto degli otto. Ma non molla la presa: «Il cambiamento deve avvenire e Toti avrà un incarico di primo piano, questo ormai è deciso».

L’intervista di Raffaele Fitto al Corriere, lo sfogo di uno dei pochi maggiorenti a poter vantare migliaia di voti e truppe cammellate, lo ha indisposto e costretto a unamomentanea retromarcia. Eppure sintetizza il pensiero di buona parte del partito. Nemmeno uno dei coordinatori regionali appena nominati (sedici) dal leader scrive, parla, interviene per schierarsi dalla parte di Berlusconi. Il capo incassa. E pubblica una nota rassicurante per i suoi. «Non c’è mai stata alcuna intenzione di procedere alla nomina di un coordinatore unico di Forza Italia, figura peraltro non prevista dallo Statuto del nostro Movimento». E ancora, un riconoscimento a falchi e lealisti rimasti al suo fianco: «C’è invece l’intento di rilanciare Forza Italia, dotandoci di una nuova organizzazione e valorizzando tutta la classe dirigente che in questi anni, e particolarmente negli ultimi mesi, ha dimostrato di saper condurre straordinarie battaglie politiche, affiancandomi nelle fasi più drammatiche della vita politico-istituzionaledel Paese. Non dobbiamo perciò avere timore di aprire le porte del nostro movimento alle risorse nuove che si affacciano». Come dire, si aprirà comunque al nuovo, a Toti in primo luogo.

L’ex premier, rientrato in mattinata a Roma dopo aver risoltotra mille ambasce il caso Milan, continua a mediare fino a sera a Palazzo Grazioli. Incontra di nuovo Denis Verdini, il vero competitor di Toti in questo derby tutto toscano. In ballo ci sono le chiavi del partito, la macchina organizzativa, da gestire tra qualche settimana quando il capo finirà ai servizi sociali, impedito nei movimenti, nella sua «agibilità» politica. Berlusconi incassa sì ma non demorde. Fa sapere ai fedelissimi che può pure soprassedere per qualche giorno, sentire ancora tutti. Ma lui la decisione su Toti l’hapresa. Anche se la nomina potrebbe essere sfumata: un ruolo da segretario o addirittura da semplice portavoce, da affiancare magari a un comitato ristretto che comprenderebbe i capigruppo Romani e Brunetta, i vice Gelmini e Bernini, i vicepresidentidelle Camere Baldelli e Gasparri, lo stesso Verdini e infine Fitto, reduce da polemica interna. Il fatto è che, raccontano da Milano, è il direttore del Tg4 e di Studio Aperto che adesso attende con pazienza che la partita si chiuda, ma pretende che avvenga alla svelta. Basta logoramenti prolungati. Tutto congelato, ancora per qualche giorno.