«Non c’è il minimo dubbio circa la validità della mia rinuncia» e le «speculazioni» in proposito sono «semplicemente assurde». Joseph Ratzinger non è stato costretto a dimettersi, non l’ha fatto a seguito di pressioni o complotti: la sua rinuncia è valida, la scelta di mantenere il nome e l’abito bianco ha motivi pratici e oggi nella Chiesa non esiste alcuna «diarchia», nessun doppio governo. C’è un Papa regnante nel pieno delle sue funzioni, Francesco, e un emerito che ha come «unico e ultimo scopo» delle sue giornate quello di pregare per il suo successore.

La prima pagina del Fatto Quotidiano: “Il dilettante allo sbaraglio”.

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Il Giornale: “L’opposizione è il Pd”. Su, Forza Renzi e Forza Italia. Editoriale di Alessandro Sallusti:

lcuni lettori ci scri­vono: ma allora, Renzi lo sostenete o lo criticate? I titoli da noi usati in questi giorni («Falsa partenza», «#Matteo­nonstiamosereni » e «Pre­mier furfante») credo dicano chiaramente i nostri dubbi e i nostri sospetti. Perché Renzi, appunto, è un furfante, paro­la che esprime più simpatia critica che insulto (furfanti so­no i nostri figli quando ci pren­dono in giro, gli amici quan­do fanno gli affari loro). Mettiamola così. Renzi è il capo del partito della sinistra, quindi non può essere nostro socio. Ma è anche colui che sta cercando, per ora con suc­cesso, di smantellare quella sinistra ideologica e radicale che tanto male ha fatto a que­sto Paese. Noi e lui abbiamo quindi un nemico comune: i comunisti e i post comunisti. Per definizione, il nemico del mio nemico è- se non un ami­co – quantomeno un alleato. Si tratta di un teorema che trova facili conferme nella sto­ria. L’America di Roosevelt e l’Unione Sovietica di Stalin fe­cero fronte comune contro la Germania di Hitler pur essen­do una all’opposto dell’altra. E in tempi più recenti l’Occi­dente liberale aiutò un capo comunista, Gorbaciov, che si era messo in testa di smantel­lare dall’interno il Partito co­munista sovietico. Era il 1986 quando Gorbaciov annunciò al mondo la perestrojka , una sorta di rottamazione ante lit­teram. Fu l’innesco della rivo­luzione politica che portò al­la caduta dei regimi comuni­sti e a quella del muro di Berli­no.