Ieri è stato come se un scossa elettrica, di quelle che saldano i metalli, avesse attraversato i cuori. Un giorno convulso di brighe pericolose.
Morbida e doviziosa, agiata e pacata, è la terra di Crimea, ma dovunque l’attraversano brividi antichi, trasalimenti, memorie di travagliate esistenze, crucci e orrori. E i nodi irrisolti della rivoluzione di Maidan. Dovunque. I russi invocano la protezione di Putin contro «i terroristi» diventati padroni a Kiev, i nazionalisti ucraini minacciano di spedire a sud, a tutto vapore, «i treni dell’amicizia»: ma la parola ha un suono funesto, ricorda i convogli dei bolscevichi per cui l’amicizia era il pugno di ferro. Mosca fa sapere che i suoi jet pattugliano i confini, Kiev replica: i vostri carri stiano nelle caserme. E intanto allerta polizia e truppe speciali. I tatari attorno alle loro moschee spalleggiano gli ucraini in odio ai russi. Ma hanno i loro piani e vogliono, nel caos, rafforzarsi. Identità mai sopite, estremismi rinascenti, incendiari che aspettavano l’occasione. La verità è una cosa fragile. Se intonata in ogni angolo da mille gole di acciaio, immediatamente anche la verità più indiscutibile diventa bugia, violenza, pretesto per uccidere.

Il Fatto Quotidiano: “Renzi promette miliardi finti. Quelli veri li lascia all’estero”.

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Il Giornale: “Roma piange, Renzi paga”. La terza gamba e la patta chiusa. Editoriale di Alessandro Sallusti:

La scissione grillina prende corpo. Altri deputati e nuovi se­natori lasciano il Movimento di quel matto di Beppe Grillo. Il quale, con ra­ra coerenza, non molla e non fa una piega: pusillanimi, tra­ditori e cannibali sono le paro­le più moderate con le quali il leader massimo bolla i fuoriu­sciti. Affari loro, ma non per tutti. Non pochi commentato­ri infatti già vedono nascere dal caos grillino – forse pro­prio per questo provocato e agevolato da manine miste­riose – la terza gamba del go­verno Renzi. La prima sareb­be Alfano ( ordinaria ammini­strazione), la seconda Forza Italia (riforme). La terza avrebbe la forma di un nuovo gruppo con grillini transfu­ghi, democratici scontenti (Civati e soci) e vendoliani. A occhio e croce questo gruppo, vista la composizio­ne, potrebbe chiamarsi Nuo­vo partito comunista. E avreb­be la funzione – sostengono i soloni – di dare a Renzi un’al­ternativa, cioè un’arma per di­sinnescare il potere di Alfano sul governo e di Berlusconi sulle riforme. Sarà. A me que­sta ipotesi sembra la solita ri­cetta strampalata elaborata nelle stanze del palazzo sen­za alcun fondamento nella re­altà. Oltre che un insulto al­l’intelligenza di Renzi. Mi chiedo che senso avrebbe per il premier imbarcare comuni­sti doc dopo tutto il casino che ha fatto dentro e fuori il suo partito per liberarsi di co­munisti più o meno masche­rati. Solo un deficiente- e Ren­zi non mi sembra tale- potreb­be vanificare il grande credi­to ottenuto in ampie fasce de­gli elettori mettendosi in ma­no a una pattuglia di estremi­sti traditori, perdenti e frustra­ti.
Più che un piano di Renzi, quello della terza gamba mi sembra una mossa della di­sper­azione degli aspiranti ter­zogambisti e di quegli intellet­tuali di sinistra che non si dan­no pace per la svolta renzia­na. Ti prego Matteo- mi sem­bra di sentirli – stai con noi di sinistra, non fidarti del centro­destra, i voti te li diamo noi co­munisti.