Renzi e le nomine in Europa, Berlusconi: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Maggio 2014 - 08:18 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Europa, tensione sulle nomine”. Le origini di una svolta. Editoriale di Ernesto Galli della Loggia:

Se oggi l’Italia è l’unico fra i maggiori Paesi europei che vede contemporaneamente un forte successo della sinistra e insieme del governo di cui essa è parte preponderante, ciò si deve a una successione di fatti assolutamente peculiari nel panorama continentale avvenuti negli ultimi 36 mesi, i quali hanno determinato una svolta del nostro sistema politico.
Il motore di questa svolta non è stato Renzi, bensì il combinato disposto Renzi-Grillo, il combinato disposto — benché del tutto involontario — del loro operato. È più che giusto oggi irridere all’errore clamoroso commesso nella campagna elettorale dal comico genovese, ebbro di un narcisismo parossistico e aggressivo; ma resta il fatto che senza Grillo molto probabilmente non ci sarebbe stato neppure Renzi.
Tutto comincia nel 2012. Mario Monti, dopo le prime settimane di governo in cui vara alcuni provvedimenti necessari per salvare il Paese dalla bancarotta, comincia a mostrare tutta la sua inconsistenza politica. L’uomo si segnala poi per una sua albagia che ne fa in breve una sorta di caricatura di quelle élite che ormai si avviano a divenire il bersaglio di una protesta che dilaga in tutta Europa. E che in Italia si incarna nel movimento di Grillo. Ma a differenza di ciò che accade dovunque in Europa, la protesta anti-sistema grillina — per una serie di ragioni riguardanti la storia d’Italia, troppo lunghe a spiegarsi in questa sede — non si àncora a destra, bensì a sinistra. Potrà dispiacere a chi ama vedere il fascismo dappertutto, potrà disturbare chi è convinto che a sinistra possano albergare solo l’urbanità dei modi, la profondità dei ragionamenti e l’eleganza dell’eloquio, ma è così. Ed è qualcosa di molto peculiare: per i suoi contenuti e i suoi accenti la retorica dei 5 Stelle ha un marchio inconfondibilmente di sinistra. Tanto è vero che sarà destinata a far presa moltissimo proprio su quell’elettorato oltre che su quello di diversa natura.

Centrodestra tra governo e Carroccio. La nota politica di Massimo Franco:

La confusione nel campo degli sconfitti era inevitabile. E l’allusione non è tanto a Beppe Grillo, che sembra deciso a rimanere al suo posto anche dopo la delusione delle europee e la promessa di farsi da parte se le avesse perse. Le convulsioni più vistose sono in un centrodestra che col passare delle ore sta dimostrando per intero le divisioni del passato; e anzi le accentua. La notizia che FI è pronta ad appoggiare alcuni dei referendum della Lega farebbe pensare a un inizio di ricompattamento. Ma su posizioni eurofobiche, visto che il Carroccio si prepara ad affiancarsi al Front National di Marine Le Pen a Strasburgo. In realtà, è solo tattica postelettorale.
Silvio Berlusconi non sembra intenzionato a ricostruire da zero il centrodestra. Ha il 17 per cento circa dei voti e vuole fare fruttare il declino nella trattativa col premier Matteo Renzi. L’atteggiamento è di chi ritiene ancora di aggregare gli alleati; e di cercare di destabilizzarli, se rifiutano e contestano la sua leadership. Così, il primo effetto delle elezioni di domenica scorsa è un fuoco concentrico di FI e Lega sul Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, asserragliato nel suo 4,4 per cento. Il «partito dei ministri», subalterno alla sinistra, ironizzano i berlusconiani.
L’obiettivo è sottolineare la contraddizione di una forza che ritiene di essere «il pilastro del centrodestra» nell’esecutivo, ma rimane alleata col Pd. Il problema è che anche nelle file berlusconiane le idee sono tutt’altro che chiare. La lotta per la leadership sta affiorando in modo sempre più esplicito. Invocare le primarie per trovare un nuovo capo significa respingere l’idea che sia ancora il fondatore a dare le carte.

La prima pagina de La Repubblica: “I leader processano l’Europa”.

La Stampa: “Prima sfida Renzi-Merkel”.

Il Fatto Quotidiano: “La rottamazione può iniziare. Letta è in corsa per l’Europa”.

Il Giornale: “Inchiesta sul complotto”. Editoriale di Salvatore Tramontano:

È il fantasma che inquieta la democrazia ita­liana. Chi ha fatto cadere Berlusconi e per­ché? Non è una domanda da chi vede intri­ghi ovunque. È un dubbio che resta lì, irri­solto, dopo che Timothy Geithner, ex ministro del Tesoro di Obama, ha svelato il piano per buttare giù l’uomo di Arcore da Palazzo Chigi. Non con il voto, ma con pressioni internazionali, con lo spread e con una delegittimazione costante, meticolosa, programmata. Non è una cosa da poco. È svendere il proprio Paese e declassare gli italiani a sudditi. Non cittadini, non elettori, ma un popolo senza di­ritto di voto. Senza scelta. Su questa storia la procura di Roma ha aperto un’inchiesta. È, dopo la denuncia dell’onorevole Michaela Biancofiore, un atto dovuto. Ma è una que­stione fondamentale. La speranza adesso è che il ca­so appena aperto non sia già chiuso. Che non ci sia un finale già scritto. Che non ci sia la replica del caso Montecarlo. Anche allora l’inchiesta partì per una denuncia, ma nessuno aveva voglia di indagare dav­vero. Fini era intoccabile. Era il pupillo del Quirina­le. Era l’anti Berlusconi e quindi da tutelare come un santino.L’azione penale in Italia qualche volta è obbligatoria, lo svolgimento è sempre a piacere. Qui indaghi, lì no. Qui acceleri, lì rallenti. Qui accen­di tutti i riflettori, lì chiudi un occhio e mezzo. Qui metti in piazza metri di intercettazioni,lì c’è il segre­to d’ufficio. Vediamo questa volta cosa succede. Alla Procura la Biancofiore chiede anzitutto l’identificazione dei funzionari europei citati dal­l’ex ministro americano. Non solo. Spera di fare chiarezza sui protagonisti italiani. Geithner ha con­fermato i sospetti, ma i nomi dei congiurati li fa Alan Friedman nel suo libro Ammazziamo il gatto­pardo .
Chi sono? Napolitano, Prodi, Monti, De Benedet­ti. Per conoscere la verità sarebbe opportuno e utile ascoltarli.Il«complotto»ha cambiato il destino del­l’Italia. Il «complotto» è lo strumento che ha portato Monti, con tanto di vitalizio, e i suoi tecnici al gover­no. Ha aperto la stagione della «reggenza» quirinali­zia. Ci ha regalato Enrico Letta e la sua caduta a col­pi di «stai sereno». È da lì, dal complotto, che viene anche Renzi. Per questo è giusto fare chiarezza. Non solo per Berlusconi, ma soprattutto per il Pae­se. Per rispettare quella strana cosa che ancora chi­a­mano democrazia.