Repubblica: futuro Agnelli-Elkann. Corriere: Caltagirone?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Marzo 2016 - 10:10 OLTRE 6 MESI FA
Repubblica: futuro Agnelli-Elkann. Corriere: Caltagirone?

Repubblica: c’è John Elkann nel suo futuro. Per il Corriere della Sera si parla di Caltagirone

MILANO – Per Repubblica il futuro si chiama Agnelli – Elkann, per il Corriere della Sera forse si chiamerà Caltagirone, prevede Claudio Plazzotta di Italia Oggi, uno dei giornalisti più preparati in materia di editoria da anni addentro con competenza e buon senso alle segrete cose dell’effimero.

Così spiega fin dal titolo:

1. “Quando De Benedetti si arà da parte, il polo Repubblica-Stampa potrà andare a Torino. Gli Agnelli rimangono in gioco”.

2. “Occhi puntati su Caltagirone per le quote di Rcs sul mercato”.

3. Non è nel titolo ma si desume dal sottostante articolo. Gli Agnelli non escono dall’editoria perché stufi. È Fiat che deve uscire da Rcs perché non può spiegare a investitori e banche cosa ci faccia una società editoriale italiana indebitata e in perdita nelle partecipazioni di un conglomerato automobilistico multinazionale con i suoi problemi di debiti. L’altro braccio degli Agnelli, Exor, è pieno di soldi, di liquidità, è una delle principali società di investimento europee, frutto della visione strategica di Umberto Agnelli. Ha già fra le sue partecipazioni un settimanale inglese, The Economist, molto prestigioso e molto redditizio. Il futuro Gruppo Espresso-Itedi sarà in utile con prospettive di utile maggiori in futuro se sapranno adeguare i giornali principali, Repubblica e Stampa, a quel che vogliono i lettori.

Per i giornali interessati non potrebbero esserci notizie migliori anche se questo non vuol dire raddoppi di stipendi e di organici. Né gli Agnelli né Caltagirone sono dame dell’ Esercito della salvezza e con quello che aspetta il mondo dell’editoria, stampata, on line e on air non saranno operazioni senza pene e travagli per i giornali coinvolti. Se si pensa che i 750 milioni di fatturato che il nuovo super gruppo Espresso-Itedi vanta, sono più o meno la metà di quello che erano 10 anni fa, prima della grande crisi, si ha una idea della dimensione della tragedia. Un viaggio ai rispettivi santuari di Santi e Madonne nelle zone di competenza dei giornali è consigliabile alle redazioni interessate. Meglio Agnelli e Caltagirone, che comunque fanno gli editori volendo fare gli editori, a prescindere dal puntello che offrono ai loro altri business, i primi da 90 anni il secondo da 25, di qualsiasi altro padrone che vede i giornali solo in chiave strumentale usa e getta.

Secondo Claudio Plazzotta su Italia Oggi,

John Elkann e Sergio Marchionne erano ormai stanchi di doversi giustificare ogni volta con gli analisti finanziari di Londra, New York o Francoforte circa la partecipazione di casa Agnelli al 16,7% in Rcs, un gruppo editoriale che da anni perdeva un sacco di soldi, molto indebitato, e che poco aveva a che fare col core business di Fca-Fiat.

E l’operazione della Stampa con il gruppo Espresso ha dato a Torino una straordinaria occasione per liberarsi di un problema e creare le condizioni per una bella opportunità futura.

Diventando azionisti di Repubblica, gli Agnelli-Elkann sono usciti da Rcs, editore del Corriere della Sera, per chiare ragioni di opportunità.

Abbandonano, quindi, via Solferino che, come da casa Fiat hanno ricordato in un comunicato molto duro, avevano contribuito a salvare tre volte negli ultimi tempi. Ora basta. Del caos della Rizzoli, insomma, a Torino non ne volevano più sapere.

Sbagliato, però, ritenere che gli Agnelli-Elkann intendano uscire dalla editoria, come si è letto e ascoltato da più parti. E’ la Fca-Fiat che ne è uscita, ma gli Agnelli, anzi, stanno ponendo le basi per diventare tra i più potenti editori in Europa. Innanzitutto, escono da un gruppo che perdeva soldi (Rcs) e, conferendo la Stampa e Il Secolo XIX (società anche loro in rosso), entrano invece in un gruppo editoriale che di soldi ne guadagna (Espresso-Repubblica).

Exor è la società di investimento della famiglia Agnelli che, alla fine delle operazioni di fusione (ci vorranno sei-otto mesi), avrà in mano il 5% del gruppo Espresso.

Un altro 5% sarà dell’amico editore Carlo Perrone, mentre il 6,3% è già ora nelle mani di Giacaranda Maria Caracciolo di Melito Falck, figlia di Carlo Caracciolo, il fratello maggiore di Marella Agnelli, nonna di John Elkann. Insomma, una di casa Agnelli. Senza dimenticare il 2,8% di Edoardo Revelli e il 2,6% di Margherita Revelli, anch’essi eredi di Carlo Caracciolo (figli naturali nati fuori dal matrimonio).

Inoltre Exor, attraverso una sua holding lussemburghese, è già il principale azionista del settimanale inglese The Economist (di cui controlla il 43,4%).

Il pallino del nuovo mega gruppo Espresso, ovviamente, resterà in mano alla Cir di Carlo De Benedetti, che anche al termine delle fusioni manterrà il controllo col 43%. Un controllo che, però, non sarà più corroborato dalla maggioranza assoluta (Cir adesso è al 53,6%), rendendo di fatto il gruppo contendibile.

Ma anche senza pensare a operazioni ostili, è piuttosto pacifico che quando l’Ingegnere (che il prossimo 14 novembre compirà 82 anni) si farà da parte, i suoi figli (Rodolfo e Marco) non spingeranno più di tanto per rimanere in un business, quello editoriale, che non hanno mai amato troppo. E dove potrebbe trasferirsi il controllo del mega gruppo Espresso-Repubblica-Stampa-Secolo XIX? A Torino, in casa Exor. Che, nel frattempo, potrebbe aver lavorato per creare un asse pan-europeo con Le Monde in Francia e con El Pais in Spagna.

Alla fine di questo risiko, peraltro, sembra rimanere col cerino in mano il gruppo Rcs: via la Fiat, via le banche, c’è una quota ben oltre il 30% in cerca di un nuovo padrone.

Che potrebbe chiamarsi gruppo Caltagirone, molto liquido e da sempre attento alla editoria: una fusione sull’asse Lombardia-Veneto-Lazio (tre delle regioni più ricche in Italia) con il Corriere della Sera (quotidiano che guadagna soldi) a fare da capofila, un po’ tipo Repubblica nella operazione Stampa-Espresso, e Il Gazzettino a presidiare il Triveneto, col Messaggero a Roma. E senza dimenticare le altre testate importanti del gruppo Caltagirone, come Il Mattino a Napoli, Il Corriere Adriatico, il Quotidiano di Puglia e il free press Leggo. Francesco Gaetano Caltagirone, per ora, non è mai riuscito a sfondare nell’editoria del Nord-Ovest, né con La Stampa, né con Il Secolo XIX, quotidiani a cui si era avvicinato tempo fa. Ma questa con il Corsera potrebbe anche essere la volta buona. Sembra difficile, invece, poter coinvolgere nella operazione il gruppo Poligrafici, che presidia bene le sue zone, soprattutto l’Emila-Romagna e la Toscana, e non è interessato a vendere.

Così come è stata smentita seccamente e ufficialmente anche ieri una ipotesi di fusione tra Corsera e Sole-24 Ore. Una fusione, peraltro, che da un punto di vista strettamente industriale pare senza alcun senso alla gran parte degli analisti.