Riccardo Muti presidente della Repubblica: patto Renzi-Berlusconi. Il Fatto

di redazione Blitz
Pubblicato il 2 Dicembre 2014 - 06:41 OLTRE 6 MESI FA
Riccardo Muti presidente della Repubblica: patto Renzi-Berlusconi. Il Fatto

Riccardo Muti

ROMA – Riccardo Muti prossimo presidente della Repubblica? Ad azzardare l’ipotesi è Giampiero Calapà sul Fatto Quotidiano di sabato 29 novembre, secondo il quale Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si sarebbero già stretti la mano su quel nome lo scorso 12 novembre, quando si sono rivisti per stringere i bulloni al Patto del Nazareno.

Scrive Calapà che a far da gran cerimoniere dell’operazione c’era l’immancabile braccio destro di Berlusconi, Gianni Letta, al quale spetterebbe poi un’eventuale nomina a segretario generale del Quirinale. L’ipotesi sembra infine prendere consistenza perché un incontro riservato tra Renzi e Muti sarebbe già in programma nei prossimi giorni.

L’EX CAVALIERE avrebbe ribadito di esser lui stesso il miglior presidente della Repubblica possibile, ma purché non sia Romano Prodi gli andrebbe bene anche un direttore d’orchestra, anche meno bravo di Muti se servisse, anche Walter Veltroni, avrebbe osato Berlusconi. Veltroni non può essere nei piani, perché la gente non lo capirebbe, l’ultima replica di Renzi. Quindi lo scambio di un sorriso e un’ideale stretta di mano, prima di cambiare argomento. Il premier non ama l’opera, preferisce di gran lunga gli U2, ma ha già avuto modo di incontrare Riccardo Muti da sindaco di Firenze. Muti, storico direttore del Maggio musicale fiorentino, dal 1968 al 1980, quando Renzi era solo un bambino, è tornato a collaborare con il coro e l’orchestra della città più volte, anche in occasione del progetto di impegno civile “Le vie dell’amicizia”, che da Sarajevo a Nairobi lo ha portato a dirigere concerti in giro per il mondo dal 1997 al 2011.

ULTIMA NOTA di merito e di stima per il Renzi-pensiero è il modo in cui Muti ha lasciato l’Opera di Roma, dove ricopriva la carica di direttore a vita, in polemica con i sindacati impegnati in una difficile vertenza a fine settembre. Ma il vero tessitore dell’operazione-Muti è appunto Gianni Letta, il cui primo obiettivo è quello di far tornare un cattolico al Quirinale, perché al di là di quanto si pensi le gerarchie ecclesiastiche contano ancora e non gradirebbero un terzo presidente laico dopo Carlo Azeglio Ciampi e Napolitano. E Letta esegue, provando a unire più esigenze: quella di Renzi di avere una personalità non politica, prestigiosa e riconosciuta nel mondo, ma “governabile”; quella di eleggere un cattolico, appunto, meglio se conservatore, e Muti corrisponde all’identikit. Il passo successivo sarebbe la nomina dello stesso Letta a segretario generale del Quirinale, in modo di mantenere le mani ben salde sulla macchina dello Stato, nel ruolo di garanzia per Berlusconi e per nulla sgradito allo stesso Renzi, per cui il Letta sbagliato è il nipote Enrico.

Zio Gianni e Muti, d’altra parte, sono un sodalizio di lunga data, numerose le cene romane in cui si sono incontrati e insieme hanno inaugurato la nuova sede del Conservatorio de L’Aquila dopo il terremoto. Napoletano, ravennate d’ado – zione, classe 1941, Muti arriverebbe al Colle a 73 anni. Quale parlamentare, sarebbe convinto Renzi, potrebbe dire no a un curriculum così? Gran croce della Repubblica italiana, verdienstkreuz (grand’ufficiale) della Repubblica federale tedesca, legion d’onore in Francia (già cavaliere, insignito del titolo di ufficiale dal presidente Nicolas Sarkozy nel 2010), cavaliere dell’impero britannico per volere della regina Elisabetta II, premiato con l’Ordine dell’amici – zia dal presidente russo Vladimir Putin.

La sua direzione del Teatro alla Scala di Milano è la più lunga di sempre, dal 1986 al 2005. Le lauree honoris causa non si contano, l’ultima nel 2013 dalla DePaul University di Chicago. Ma, soprattutto, la gran croce di San Gregorio Magno, conferitagli da papa Benedetto XVI, è il sigillo del gradimento che Muti riscuoterebbe nel mondo cattolico. Nel 2011 il suo Nabucco incantò il presidente Giorgio Napolitano alle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Un nome perfetto, un colpo di genio per Renzi, un affare per Berlusconi e Letta

LA PATERNITÀ dell’idea potrebbe prendersela Vittorio Sgarbi , lo ripete da più di un anno con appelli sul Giornale e interventi alla Zanzara su Radio 24: “Io un nome per il Quirinale ce l’avrei, Riccardo Muti. Chi meglio di lui? Se Berlusconi fosse intelligente lo capirebbe e si metterebbe d’accordo con Renzi. Ma siccome non lo è, non lo farà”.