Rientro capitali, tensione Svizzera-Italia: “Pazienza al limite”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2014 - 11:43 OLTRE 6 MESI FA
Rientro capitali, tensione Svizzera-Italia

Eveline Widmer-Schlumpf (LaPresse)

ROMA – Alla vigilia della ripresa alla Camera del cammino della legge per il rientro dei capitali, prevista al voto entro il 15 ottobre, torna ad alzarsi la tensione tra Italia e Svizzera.

A innescare la polemiche è stata il ministro delle Finanze elvetico, Eveline Widmer-Schlumpf, che in un’intervista alla tv di lingua italiana ha parlato di “pazienza al limite” per la mancata conclusione dei bilaterali. Bilaterali che, in cambio dell’accordo di collaborazione fiscale, consentirebbero alle banche della Confederazione, tra l’altro, di operare direttamente sul mercato italiano. La Schlumpf, già presidente a rotazione della Confederazione, dopo anni di trattative inconcludenti si attende “entro giugno 2015 la regolarizzazione del passato, le liste nere, quelle grigie e la fiscalità dei trasfrontalieri”.

A stretto giro di posta la replica del ministro Pier Carlo Padoan, stupito per dichiarazioni “che non riflettono il contenuto del brevissimo scambio di battute avuto a margine degli incontri del Fondo Monetario Internazionale a Washington”.

Scrive Alessandro Galimberti sul Sole 24 ore:

«Se è vero che in Italia si sono succeduti diversi ministri in pochi anni, la linea del governo italiano è invece rimasta coerente nel tempo. Piuttosto in questi mesi ho registrato da parte della delegazione svizzera atteggiamenti ondivaghi – ha aggiunto Padoan – e a ogni passo avanti si è accompagnato qualche passo indietro. Quelli che prendono in giro la controparte non siamo noi».

Sui bilaterali tra Roma e Berna incrociano questioni internazionali (lo scambio automatico di informazioni fiscali diventerà prassi entro il 2017, anche a prescindere dall’accordo tra le due parti), finanziarie (l’accesso al mercato “retail” italiano), fiscali (l’alleggerimento delle sanzioni per i contribuenti italiani ancora ospitati “in nero” in Ticino e Oltralpe), regionali (il ristorno della tassazione applicata ai lavoratori frontalieri italiani) e localissime (lo status del comune-enclave di Campione d’Italia). A partire dal 2012 la Svizzera ha cercato di accelerare la conclusione dell’intesa, su cui però dalla fine del 2013 si è innestato l’iter della legge “unilaterale” italiana del rientro dei capitali (in Svizzera ci sono almeno 200 miliardi tricolori) che irritò moltissimo l’ambiente finanziario e politico della Svizzera italiana.

Da qui le ripetute minacce di ritorsione sulle tasse dei frontalieri che, in virtù di un accordo del 1974, Berna restituisce a un’ottantina di comuni di frontiera di residenza, appunto, dei lavoratori frontalieri.
Intanto ieri, sempre a proposito di paradisi fiscali, la resa anche del Principato di Monaco, che ha firmato (84.esimo Paese) l’accordo Ocse per l’assistenza fiscale internazionale.