Rifiuti, Il Messaggero: “Unione d’intenti tra Marrazzo e Cerroni”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Gennaio 2014 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
«Ricatti ai politici», il sistema Cerroni Accuse a Marrazzo

Marrazzo (LaPresse)

ROMA – Sono accuse pesanti quelle contro l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Non solo per aver firmato l’autorizzazione per il termovalorizzatore di Albano, firma che gli è costata l’accusa di falso e abuso d’ufficio con una valutazione molto specifica nella sua scheda allegata all’ordinanza: “Ne faceva egli stesso parte avendo rivestito un ruolo di primaria importanza per il raggiungimento dei fini illeciti”.

Ma anche perché ascoltato dai pm ha negato ogni rapporto con l’imprenditore: “Non ho mai pranzato né cenato con Cerroni“.

 

Scrive Sara Menafra sul Messaggero:

L’informativa dei carabinieri del Noe, del marzo 2010, racconta una storia diversa. Prima di tutto, perché i carabinieri avevano ipotizzato addirittura il reato di estorsione per il Ras delle discariche Manlio Cerroni ai danni del governatore e del sindaco Alemanno. La minaccia era quella di impedire gli smaltimenti. Interrompendo il «conferimento notturno» alla discarica di Malagrotta e chiedendo il pagamento immediato di 130 milioni di euro. Pressioni a cui Marrazzo avrebbe in parte ceduto firmando l’ordinanza. Ma più di ogni altra cosa Cerroni chiede che a gestire il capitolo rifiuti in Regione siano uomini di sua fiducia, a cominciare da Mario Di Carlo. La campagna comincia a giugno 2008, contro il parere negativo per il rigassificatore di Albano. Per far saltare questa decisione, il gruppo dell’imprenditore organizza una campagna contro l’assessore all’ambiente Filiberto Zaratti e contro il vice prefetto Stefano La Porta, uomo di stretta fiducia di Marrazzo. Contro quest’ultimo sarà organizzata una vera e propria campagna stampa, con la collaborazione di un giornalista della sede romana del Corriere della Sera (…)