Riforme, Imu, Eternit, Turchia, calciomercato: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Giugno 2013 - 09:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Riforme, Napolitano spinge. Il Corriere della Sera: “Riforme, il capo dello Stato incalza il governo: disegno di legge costituzionale entro pochi giorni. Il piano di Giorgio Napolitano, che ha incontrato Letta e Alfano, impegna l’esecutivo a un preciso «cronoprogramma» in modo che la futura Commissione congiunta di Senato e Camera «tenga il ritmo». Epifani, segretario del Pd, contro i partiti personali: sono antidemocratici.”

Il Quirinale incalza il governo. Subito il via alle riforme. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Giorgio Napolitano convoca al Quirinale il premier Enrico Letta, e i ministri dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, e delle Riforme, Gaetano Quagliariello. Un incontro — seguito da un faccia a faccia con il vicepremier Angelino Alfano — dettato dall’esigenza di conoscere quali saranno i tempi e i passi dell’esecutivo in tema di riforme, all’indomani dell’intervento dello stesso capo dello Stato in occasione della Festa del 2 Giugno. «È andata bene, non si è parlato di legge elettorale ma abbiamo fatto il punto sulle riforme, illustrando al presidente quanto si è fatto attraverso le mozioni parlamentari», spiega Quagliariello. Si richiama al pronunciamento di Camera e Senato del 29 maggio con il quale si è compiuto il primo atto politico che impegna il governo a presentare entro la fine di giugno un ddl costituzionale per fare nascere la «Commissione dei 40». Questa bicamerale dovrà elaborare il progetto di revisione della Costituzione entro diciotto mesi. Come ha stabilito il Parlamento, il progetto prevede che si ritocchi la forma dello Stato, quella del governo e si superi il bicameralismo paritario. Fatto questo, si riformerà la legge elettorale, ricorrendo a un sistema coerente con gli interventi fatti. Quagliariello aggiunge che «il presidente ha preso atto del buon ritmo con cui si è partiti e ci ha esortato a continuare. Ha tenuto a sottolineare che il suo ottimismo non è mai venuto meno perché il ritmo assunto dal processo di riforma è considerevole. È stata un’esortazione a non smarrire questo ritmo per strada».”

Adesso Letta vuole evitare i rischi di una fuga in avanti. L’articolo a firma di Francesco Verderami:

“Dopo trent’anni di attesa (e di fallimenti), il rischio è che il percorso delle riforme s’interrompa anzitempo per aver precorso troppo i tempi, anticipando un’idea di modifica delle istituzioni per la quale non sono state nemmeno gettate le fondamenta. È un pericolo che Letta ha compreso dopo l’intervento del capo dello Stato, se è vero che il suo cenno al presidenzialismo della scorsa settimana ha avuto come effetto quello di mettere in fibrillazione i democratici e anche l’area dei «non allineati» presente nel suo governo. Ma c’è di più. La stagione costituente non solo è esposta al pericolo di accelerazioni che un partito come il Pd non sembra al momento riuscire a reggere sul semipresidenzialismo, è appesa anche al filo delle vicende giudiziarie di Berlusconi, che a breve potrebbero avere effetti devastanti sull’esecutivo con la sentenza della Consulta sul processo Mediaset. Variabili e incognite non consentono quindi di valutare se il governo sarà in grado di risolvere l’equazione o se — drammaticamente — dovrà arrendersi agli eventi.”

Il Cavaliere: ho lavorato per la pace ma nessuno fa nulla per difendermi. L’articolo a firma di Paola Di Caro:

“Vere entrambe le versioni. Perché che il partito soffra la crisi economica lo dimostra anche la ricerca affannosa di una nuova sede (si valutano palazzi nelle centralissime vie Tomacelli o San Lorenzo in Lucina). Ma è vero molto altro. E soprattutto il fatto che Berlusconi, in vista di possibili sviluppi politici legati alle sue vicende giudiziarie, sta tenendo «caldo» il suo partito inquieto lasciandosi aperte tutte le strade prima di decidere quale imboccare. Se cioè affidare la guida della creatura leggera e rinnovata che vuole lanciare ai falchi (in pole position la Santanchè), se limitarsi a una doppia gestione del coordinamento (Bondi ad affiancare Verdini), se lasciare Alfano al suo posto (il suo ruolo sembra intoccabile) con qualche modifica delle cariche. Decisioni possibili che incendiano il clima cupo che in questi giorni regna tra Sardegna, Arcore e Roma. Sì, perché Berlusconi è «angosciato» dai suoi processi. E anche se continua a dire che la giustizia è una cosa e il governo un’altra, e che quest’ultimo deve «essere giudicato per quello che fa, per la manovra choc che gli chiediamo e che pretendiamo sia varata in tempi brevissimi, senza rinunciare a nulla su Imu, Iva, lavoro per i giovani e Equitalia», il legame tra sentenze, evoluzione della lotta di potere in corso nel partito e sopravvivenza del governo è strettissimo.”

Imu, battaglia sul rimborso per il 2012. L’articolo a firma di Lorenzo Salvia:

“La restituzione dell’Imu pagata nel 2012 «non è in agenda» dice il vice ministro dell’Economia, Stefano Fassina. E aggiunge che «l’obiettivo sul quale il Pd si è impegnato è scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per luglio». A rispondergli è Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera: «Ricordo a Fassina che da qualche settimana non è più responsabile economico del Pd ma componente di un governo di coalizione. Non è certamente lui a dover decidere, il tema andrà discusso e approfondito». In attesa di cambiare pelle entro la fine di agosto, la tassa sulla casa continua ad agitare il governo di larghe intese. Ed anche i rapporti con gli enti locali.”

«In Italia mancano 1,7 milioni di posti». L’articolo a firma di Giuliana Ferraino:

“A cinque anni dalla peggiore crisi economica dagli Anni ‘30, più di 30 milioni di posti di lavoro persi non sono stati recuperati. La situazione più preoccupante riguarda le economie avanzate. Di queste appena 6 su 37 hanno registrato tassi di occupazione più alti dei livelli pre-crisi. Si tratta di Germania, Ungheria, Israele, Lussemburgo, Malta e Svizzera. Se però si prendono in considerazione i 65 Stati che pubblicano dati sul lavoro trimestrali, si vede che in un terzo dei Paesi l’occupazione resta inferiore ai livelli del 2007, mentre 22 Paesi ha continuato a cadere in modo costante. In quest’ultimo gruppo, la maggioranza (18) sono economie avanzate, e più della metà appartengono dell’eurozona, Italia compresa, con una flessione di oltre il 3% negli ultimi due anni nel caso di Grecia, Spagna , Portogallo e Cipro. Ma a sorprendere è anche la presenza di quei Paesi spesso presi a modello per il sistema di flex-security, come Danimarca e Olanda. O i campioni del welfare nordico, come Norvegia e Finlandia”.

Eternit, condanna storica. La Stampa: “Morti di amianto: 18 anni all’imprenditore svizzero e 30 milioni alla città di Casale.”

Eternit, condanna più pesante in appello. L’articolo a firma di Alberto Gaino:

“Diciotto anni di carcere non erano mai stati inflitti in Italia ad un imprenditore per il solo reato di disastro doloso: l’eccezionale gravità della pena è stata posta dai giudici d’appello dell’Eternit in rapporto all’altrettanta eccezionalità del disastro provocato dall’utilizzo dell’amianto dentro e fuori le fabbriche italiane della multinazionale: 2889 vittime sino a febbraio 2008 quando vennero chiuse le indagini, salite mese per mese negli anni successivi. A Casale Monferrato a ritmi maggiori rispetto altri centri: in Piemonte c’è un monitoraggio molto più efficiente dei nuovi casi rispetto alla Campania e a Napoli, l’altro grande polo produttivo Eternit. Si è molto discusso in aula sul carattere permanente del reato, la sentenza d’appello sembra aver riconosciuto piuttosto l’attualità, ancora oggi, del silenzioso disastro. Lo sostengono i pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, «applicati» alla Procura generale insieme a Raffaele Guariniello ed Ennio Tomaselli: il fatto, dolorossissimo, che si continui a morire di amianto «giustifica una responsabilità così elevata».”

Cina, la strage dei 119 operai chiusi a chiave. L’articolo a firma di Ilaria Maria Sala:

“A Dehui, nel Jilin, Cina del Nord, si è consumata l’ennesima tragedia sul lavoro: almeno 119 persone sono rimaste uccise in un incendio all’interno di un allevamento di polli. Altri sessanta operai sono in ospedale, con bruciature di varia entità e intossicazioni provocate dai fumi. Moltissime persone mancano ancora all’appello, anche se le ricerche dei sopravvissuti stanno continuando. Le fiamme, probabilmente causate da un guasto elettrico, si sono rapidamente diffuse nell’intero edificio della Pollami Baoyuanfeng, che impiega 1200 persone e che, oltre ad allevare gli animali, li macella e li rende pronti per la vendita, producendo 67.000 tonnellate di pollame l’anno. Le fiamme hanno avvolto la fabbrica e imprigionato gli operai. I sopravvissuti hanno raccontato che la struttura della fabbrica è complessa, con numerosi corridoi, stretti e ricurvi, bloccati da una serie di porte. Secondo quanto riportato dall’Ong sindacale indipendente China Labour Bulletin (Clb), con sede a Hong Kong, «la porta principale dell’edificio era chiusa a chiave», e molti operai sarebbero dunque morti schiacciati dai loro colleghi che cercavano di fuggire. Secondo le notizie diffuse da alcuni canali televisivi, che confermano quanto denunciato da Clb, la fabbrica non aveva mai eseguito esercitazioni di sicurezza e il cancello era sempre tenuto chiuso per impedire agli operai di uscire durante le ore di lavoro o durante la notte.”

La protesta dilaga. Erdogan accusa “Complotto estero”. L’articolo a firma di Marta Ottaviani:

“Il premier Erdogan accusa l’opposizione, gli estremisti e le influenze straniere e vola in Marocco. La piazza aspetta ben altre risposte, non demorde e torna in strada. In questa Turchia a due sensi di marcia che sembrano proprio non volersi incrociare, al quarto giorno di protesta ci sono scappati i primi due morti, i feriti sono oltre 170 e le persone arrestate quasi 2000. La tregua al momento sembra un miraggio. Nella notte fra domenica e lunedì sono andati in scena gli scontri più violenti fino a questo momento. Centinaia di persone hanno tentato di avvicinarsi al palazzo di Dolmabahce, dove si trova l’ufficio di Erdogan a Istanbul. Il risultato è stato gas urticanti e aria irrespirabile, della quale hanno fatto le spese per primi i residenti della zona. Ieri sera è andato in scena lo stesso copione: calma relativa a Taksim, guerriglia urbana a Besiktas. La dura repressione ha suscitato condanna e allarme in tutto il mondo. Ieri il segretario di Stato Usa John Kerry si è detto «preoccupato» e ha chiesto un’indagine sul comportamento della polizia. Non va meglio nelle altre città. Ad Ankara la polizia è dovuta intervenire in modo pesante contro migliaia di manifestanti e a Smirne alcuni studenti hanno cercato di occupare il rettorato dell’Università Ege.”

Mourinho due, il ritorno. Al Chelsea per 40 milioni. L’articolo de Il Corriere della Sera a firma di Roberto Perrone:

“È la festa degli orfani, ma non degli sprovveduti. Il giorno dopo Juventus-Chelsea 3-0 (20 novembre 2012), quando fu chiaro che Roberto Di Matteo non sarebbe sopravvissuto all’eliminazione dalla Champions League, fu il nome di Pep Guardiola ad essere indicato come l’inquilino di Stamford Bridge dopo il probabile traghettatore. E invece no, Pep rappresenterà il primo prestigioso ostacolo per i Blues, il 30 agosto per la Supercoppa europea, con il suo Bayern Monaco. Mourinho, ora ufficialmente, sarà lo sfidante con il Chelsea. «La sua ambizione, la continuità dei suoi successi e la sua volontà ne facevano il candidato ideale» ha scritto Ron Gourlay, direttore generale del club sul sito. Nel 2004 Abramovich andò con il suo yacht a prenderlo in Portogallo. José fece il suo show, sempre quello, in qualsiasi lingua si presenti. «I am the special one». «Io non sono un pirla». Affermativo, anche con una negazione. Conquistò due volte la Premier League (2005- 2006), una Coppa d’Inghilterra (2007) e due Coppe di Lega (2005-2007).”