Riforme, Santanchè, Morsi, disoccupazione: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 3 Luglio 2013 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – «Le lobby frenano le riforme». Il Corriere della Sera: “Il Guardasigilli Annamaria Cancellieri: «Gli avvocati, le grandi lobby impediscono che il Paese diventi normale». La replica: falsità. Ministri in ritardo sui tagli alla spesa. Il presidente di Confindustria, Squinzi, al ministro Saccomanni: non vedo ancora la ripresa.”

L’ossessione del controllo. L’editoriale a firma di Sergio Romano:

“Esiste un filo che lega il caso di Edward Snowden alle vicende dell’Intelligence americana negli ultimi decenni. La storia comincia nel 1975 quando il senatore Frank Church fu chiamato a presiedere una commissione d’indagine sulle attività della Central Intelligence Agency e del Federal Bureau of Investigation. La guerra del Vietnam, la pubblicazione sul New York Times nel 1971 dei «Pentagon Papers» (una imbarazzante fuga di notizie sulla strategia americana durante il conflitto) e lo scandalo del Watergate nel 1972 avevano suscitato una irresistibile domanda di pulizia e trasparenza. La Commissione produsse centinaia di pagine sulle armi tossiche, lo spionaggio epistolare, le operazioni segrete, gli omicidi mirati, le frequenti violazioni del Quarto emendamento (la necessità di una autorizzazione giudiziaria per le perquisizioni e gli arresti). Il rapporto gettò le basi per una radicale limitazione della libertà con cui i maggiori organismi della sicurezza americana avevano operato negli anni precedenti. Non tutti accettarono di buon grado le nuove regole d’ingaggio e parecchi analisti sostennero che il Senato, con le sue misure restrittive, aveva pregiudicato la sicurezza del Paese.”

L’esercito preme, ma Morsi non cede: «Non ci ruberanno la rivoluzione». L’articolo a firma di Cecilia Zecchinelli:

“«Sono il primo presidente democraticamente eletto in Egitto, il popolo e Dio hanno posto sulle mie spalle il peso di portare il Paese dalla dittatura alla modernità e alla legalità e non cederò al ricatto di chi vuole male alla nazione, al suo interno o all’estero. Chiedo all’esercito di ritirare il suo ultimatum, all’opposizione onesta di rispettare la democrazia, che proteggerò con la mia vita. Non ci ruberanno la rivoluzione». Mohammad Morsi, il raìs islamico oggetto della Grande Protesta esplosa domenica nel primo anniversario della sua nomina, poco prima della mezzanotte di ieri ha annunciato in tv che non si farà da parte. Smentite così le aspettative che le sue dimissioni fossero solo questione di ore, le voci che le avesse perfino già firmate, mentre l’ultimatum fissato dai militari per oggi alle 17 si avvicinava. Martedì, alla stessa ora, il capo delle Forze armate, generale Abdel Fattah Al Sisi, aveva dato 48 ore di tempo perché «le richieste del popolo venissero accolte e le parti politiche trovassero un’intesa, altrimenti l’esercito avrebbe imposto la sua road map». Viste le massicce e continue proteste, e l’impossibilità evidente di una conciliazione tra la Fratellanza al potere e l’opposizione, le parole di Al Sisi erano state viste come un ordine al raìs a lasciare il potere. Il clima già teso in Egitto ieri notte si è fatto così incandescente, in attesa della reazione dei generali e della piazza alla sfida a sorpresa di Morsi.”

Cancellieri attacca: campanilismi e lobby. L’articolo a firma di Fabrizio Caccia:

“Ma c’era già stata la gaffe di sabato scorso, il fuori onda intercettato e trasmesso da Sky Tg24 (poi rimbalzato su tutti i siti) durante un convegno su mafia ed economia a Castel Capuano. Un gruppo di avvocati napoletani, che protestava contro la soppressione di alcune sedi distaccate per la creazione di un unico tribunale dell’Area Nord ad Aversa, nel quadro della riforma della geografia giudiziaria, aveva iniziato a rumoreggiare lamentandosi per un mancato incontro col ministro. Cancellieri allora, alzandosi e rivolgendosi al suo vicino di tavolo, il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, sussurrava le ormai note, improvvide parole: «Adesso li vado a incontrare, così ce li leviamo dai piedi». Risultato: un vespaio, una vera e propria bufera che ha finito per investirla ieri dopo l’attacco ulteriore sferrato alla presunta lobby forense.”

L’ira di Renzi: mai così forte la tentazione di non candidarmi. L’articolo a firma di Tommaso Labate:

“L’ora di pranzo è passata da pochissimo. Matteo Renzi ha appena finito di scrivere una delle sue enews, lo strumento con cui — soprattutto durante le primarie dell’anno passato — si teneva in contatto con la sua gente. La comunicazione di ieri è di quelle che rimangono. «In privato tutti mi dicono: “Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono che poi tocca a te”. Insomma, un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange», è la premessa renziana. Quello che viene dopo è un avviso ai naviganti: «Signori, conosco il giochino. I capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io, sinceramente, non ho voglia di fare il piccione». Il testo si presta a due interpretazioni. Una contempla l’accelerazione verso la discesa in campo, l’altro va nella direzione opposta. Ma quando la scena si sposta dietro le quinte, con «Matteo» che si confronta coi fedelissimi nel chiuso della sua stanza a Palazzo Vecchio, lì c’è un’indicazione chiara. Che potrà senz’altro modificarsi, visto che il sindaco ha già pronta la macchina della campagna per le primarie, «documento politico» compreso. Ma mai come ieri, il piatto della bilancia pendeva verso il no.”

Santanchè, voto rinviato Il Pdl: resta il nostro nome Ma il partito si divide. L’articolo a firma di Lorenzo Fuccaro:

“La Camera rinvia la scelta del quarto vice presidente. E così salta lo scrutinio su Daniela Santanchè. L’ex sottosegretario è il candidato del Pdl a sostituire nello stesso incarico Maurizio Lupi, diventato nel frattempo ministro per le Infrastrutture. La decisione di rimandare ad altra data è stata approvata dall’Aula con una maggioranza schiacciante, dopo che nella conferenza dei capigruppo si era raggiunta l’intesa per una pausa di riflessione, dettata, come ricorda Renato Brunetta, dall’esigenza «di verificare dal punto di vista regolamentare le prescrizioni, ovvero che debba valere la consuetudine secondo cui l’incarico ricoperto da un esponente di un gruppo debba essere ricoperto, qualora si dimetta, da un esponente dello stesso gruppo». Irritato il commento dell’interessata: «Mi sembra tutto normale, è la prassi della casa, si rimandano le soluzioni, si rimanda tutto». Uno stato d’animo, questo, che ha avuto modo di esprimere ad Angelino Alfano con il quale ha avuto un lungo colloquio al Viminale. In serata, tornata a Milano, si è vista ad Arcore con Silvio Berlusconi per parlare del progetto di dare vita alla nuova Forza Italia.”

Ripresa, sfida fra ministri. La Stampa: “Duello a distanza tra ministri sulla situazione economica del Paese. Se per Zanonato «siamo al punto di non ritorno», per Saccomanni «ci sono dati buoni, andiamo verso la ripresa». In giornata da registrare l’attacco del ministro della Giustizia Cancellieri: «Il nostro Paese è frenato dalle lobby».”

“Più mobilità dei giovani e flessibilità per tutti”. L’intervista a Angela Merkel a firma di Francesca Sforza:

“Dal birraio greco allo studente italiano, la Conferenza sul lavoro che si apre oggi a Berlino ha due obiettivi: contrastare la disoccupazione giovanile e difendere il lavoro europeo dagli scossoni della crisi con un massiccio sistema di riforme. Ne è convinta la Cancelliera Angela Merkel, che in un’intervista alla Stampa e ad altre cinque grandi testate europee illustra il suo pensiero: c’è una grande responsabilità delle élites economiche, adesso si tratta di riconquistare la fiducia globale e di garantire più circolazione di cervelli nel mercato del lavoro europeo.

Cancelliera Merkel, mancano meno di novanta giorni alle prossime elezioni federali, come mai soltanto ora la disoccupazione giovanile è entrata di prepotenza nella sua agenda? «La disoccupazione giovanile in Europa mi preoccupa già da molto tempo. L’anno scorso mi sono consultata a questo proposito con i sindacati e i datori di lavoro e quando all’inizio di quest’anno al Consiglio Ue abbiamo approvato il quadro di bilancio dell’Ue per i prossimi anni, siamo riusciti a dedicare 6 miliardi di euro esclusivamente alla lotta contro la disoccupazione giovanile. Il presidente Hollande e io abbiamo inoltre discusso con rappresentanti di grandi imprese europee su quale possa essere il loro contributo. Ho anche parlato a più riprese con gli industriali tedeschi, chiedendo loro di dare una mano, ad esempio studiando eventuali misure da far poi adottare alla Camera di Commercio greco-tedesca o alle imprese tedesche in Portogallo. L’approvazione del recente bilancio Ue conferma la volontà di procedere in questa direzione».”

Giovani, qualificati e senza lavoro il dramma dell’Europa. L’articolo a firma di Jon Henley:

“Per tutta la vita – dice Argyro Paraskeva – ti è stato detto che sei un principe. Il futuro ti attende: è brillante, è tuo. Hai una laurea! Avrai un buon lavoro, una bella vita. E poi scopri che non è vero». Paraskeva ha lasciato l’Università di Salonicco cinque anni fa con un Master in biologia molecolare. A parte un po’ di lezioni private, qualche saggio a pagamento («Non ne sono fiera. Ma 50 pagine valgono 150 euro») e una breve infelice sostituzione in un laboratorio medico, non ha ancora trovato un lavoro. Bevendo un tè freddo in un bar illuminato dal sole nella seconda città della Grecia, Paraskeva dice di aver scritto «letteralmente centinaia di lettere». Ogni pochi mesi, un nuovo ciclo: scuole, laboratori, ospedali, cliniche, aziende. Le recapita a mano, in tutta la regione. Ha sostenuto tre colloqui. «Non mi concedo più il lusso di credere di avere scelta. Se qualcuno vuole un insegnante, va bene. Se vogliono una segretaria, va bene. Se vogliono un assistente di laboratorio, va bene». E lo stesso vale per innumerevoli altri giovani europei. Più di 5,5 milioni di giovani sotto i 25 anni sono senza lavoro e il numero aumenta inesorabilmente ogni mese. È stata definita la «generazione perduta», una legione di giovani, spesso altamente qualificati, che entrano in un cosiddetto mercato del lavoro che offre a ben pochi la speranza di un lavoro – per non parlare poi di un lavoro pertinente alla loro qualifica.”

“Metodo Stamina, plagio con errori”. L’articolo a firma di Paolo Russo:

“«Un plagio e soprattutto una tecnica inefficace». Mentre il ministero della Salute annuncia che a giorni verrà avviata la sperimentazione sul metodo Stamina, la prestigiosa rivista scientifica «Nature» torna a sparare a zero contro la terapia a base di cellule staminali messa a punto dallo psicologo Davide Vannoni. E lo fa mostrando le foto della domanda di brevetto, presentata negli Usa tre anni fa e respinta in prima istanza. La foto che fa scattare l’accusa di plagio, correlata dalla richiesta di ritiro dei 3 milioni stanziati per la sperimentazione, è quella che secondo la rivista raffigura «apparentemente» due neuroni ottenuti da cellule staminali prelevate da midollo osseo. In realtà una fotocopia delle immagini di un metodo già sviluppato da ricercatori russi e ucraini, senza peraltro esiti positivi.”

Moratti, i soldi non sono tutto. L’articolo de Il Corriere della Sera a firma di Fabio Monti:

“Se l’Inter avesse bisogno di questi soldi per andare avanti, le strategie sarebbero state diverse. Invece il futuro assetto societario viaggia su un piano parallelo e non sovrapponibile rispetto a quello del mercato. Il problema è che si chiude fra due mesi e non si può continuare ad acquistare giocatori (ne sono già stati presi parecchi, da Icardi a Belfodil a Campagnaro), senza cederne altri (oggi finisce l’avventura di Cassano); serve una strategia equilibrata e soprattutto è necessario che Mazzarri verifichi il potenziale del gruppo nel ritiro di Pinzolo (lunedì due giorni ad Appiano per i test). Ma se, a partire dall’estate 2011, è stata avviata una linea di austerità (relativa, visto che gli investimenti sono stati comunque alti), con una riduzione degli ingaggi, non si può adesso rinnegare quella che era risultata una scelta legata alla questione del fair play finanziario, che può anche essere aggirato come tentano di fare alcuni club, ma che, al momento, prevede norme rigorose.”