Riina parlò di Andreotti: “Sì, ci incontrammo ma il bacio non ci fu”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Agosto 2014 - 11:37 OLTRE 6 MESI FA
Riina parlò di Andreotti: "Sì, ci incontrammo ma il bacio non ci fu"

Andreotti (LaPresse)

ROMA – Per trent’anni è stato uno dei segreti meglio conservati della mafia siciliana, adesso è il padrino più autorevole dell’organizzazione a svelarlo per la prima volta. Racconta Salvatore Riina: “Balduccio Di Maggio dice che mi ha accompagnato lui e mi sono baciato con Andreotti. Pa… pa… pa”.

Scrive Salvo Palazzolo su Repubblica:

Riina scuote le mani mentre passeggia sorridente nel cortile del carcere milanese di Opera, come a far capire: tutte palle. Non ci fu alcun bacio, sostiene. Poi, cambia tono di voce e sussurra la sua verità: “Però con la scorta mi sono incontrato con lui”.

Lui, il sette volte presidente del Consiglio finito sotto processo per associazione mafiosa, ma poi assolto dall’accusa di aver incontrato Riina nel 1987: gli unici due incontri accertati dai giudici fra Giulio Andreotti e un altro capomafia, Stefano Bontate, risalgono al periodo 1979-1980, troppo in là nel tempo, e la prescrizione ha salvato l’imputato eccellente deceduto il 6 maggio 2013.

Ad ascoltare Riina, c’è il fedele compagno d’ora d’aria, il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso: la telecamera della Dia che sta intercettando su ordine dei pm di Palermo lo riprende attentissimo a non perdere una sola parola dei racconti del vecchio padrino. Il mafioso pugliese sottolinea il ruolo di chi avrebbe custodito i segreti di Andreotti: i suoi uomini di scorta. «Si tenevano nascosti – dice – ed erano fidati, la scorta sua erano fidati». Anche Riina lo ribadisce: «Questi l’hanno salvato, questi, questi l’hanno salvato e si è salvato per questo. E si salvò».

Il boss di Corleone in carcere da 21 anni ritiene che anche qualche altro «si salvò»: Di Maggio, il suo ex autista che prima lo fece arrestare e poi raccontò la storia del bacio. «Balduccio dice che lui si è messo in una stanza ed io sono rimasto con Andreotti. Minchia… ma questo cornuto… minchia figlio di puttana… ce la spuntò, ce l’ha spuntata e se n’è andato assolto». A questo punto, Riina rivela: «Però con la scorta mi sono incontrato con lui».

Se davvero fosse questa la verità, avevano visto giusto i pm del processo Andreotti, Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte, che nella loro requisitoria stigmatizzarono i troppi «non so» e «non ricordo » della scorta di Andreotti. Ora Riina si offre di svelare il mistero e riapre il caso. La domanda è: se l’incontro non avvenne nel 1987, come aveva messo a verbale Di Maggio, quando si tenne? E soprattutto: perché Riina lancia la sua ennesima verità? Anche questo dialogo, risalente al 29 agosto dell’anno scorso, è stato depositato al processo per la trattativa Stato-mafia dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi. E si va ad aggiungere al corposo dossier che raccoglie le trascrizioni di sette mesi di intercettazioni in carcere (…)