Roberta Pinotti: “L’Europa è compatta. Intervento inevitabile per governare i flussi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Maggio 2015 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA
Roberta Pinotti

Roberta Pinotti

ROMA – L’Italia ha il comando della missione. Ministro, lei davvero crede che alla fine diventerà operativa? “L’obiettivo – risponde, intervistata dal Corriere della Sera, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti – della riunione di lunedì era approvare la pianificazione dell’intervento militare e il Consiglio europeo dei ministri degli Esteri e della Difesa l’ha istituita. Già da oggi, visto l’esito della riunione tecnica dei capi di Stato Maggiore, l’ammiraglio Enrico Credendino si metterà al lavoro e prenderà il comando”.

Il presidente Sergio Mattarella è stato chiaro: senza la richiesta delle autorità libiche non ci sarà alcun intervento. È arrivata?
«Al momento non risulta alcuna istanza ufficiale, ma le trattative sono in corso e posso dire che si tornerà a sollecitarla».
Una risoluzione dell’Onu è comunque indispensabile?
«In Europa abbiamo chiuso la fase uno. In attesa della risoluzione delle Nazioni Unite intanto l’Europa sta pianificando la missione appena decisa. Con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, stiamo lavorando fianco a fianco e anche lui è fiducioso».
Il segretario generale Ban Ki-moon ha mostrato grande cautela.
«Ha manifestato preoccupazione all’idea di un intervento militare in Libia ma la nostra opzione prevede il controllo del Mediterraneo per fermare gli scafisti. E su questo abbiamo segnali positivi e contiamo anche sulla convergenza di Russia e Cina».
E la Libia? Appena qualche giorno fa il governo di Tobruk ha ordinato il bombardamento di una nave turca.
«Nei giorni scorsi ho incontrato l’inviato dell’Onu Bernardino León che mi ha informato delle trattative con il governo di Tobruk, ma anche delle interlocuzioni con le autorità di Tripoli, di Misurata e con le municipalità. La sua impressione è che tutti concordano sulla necessità di fermare la criminalità».
Che cosa succederà se alla fine non arriverà il via libera?
«Noi abbiamo già un’operazione nel Mediterraneo ed è “Mare sicuro”. Il monitoraggio è già attivo e quindi andremmo comunque avanti con questa missione, naturalmente rafforzandola proprio nell’ottica di combattere i trafficanti di uomini».
Non c’è il rischio di sovrapposizione con Triton?
«Assolutamente no, anzi la scelta di rafforzare i controlli è un segnale positivo. Esiste un coordinamento e in ogni caso parliamo di aree diverse».
Accordo raggiunto sulla missione navale, ma divisione forte sulle quote. L’impianto rischia di saltare?
«Durante la riunione di lunedì il punto è stato appena toccato. Se ne parlerà il prossimo 15 giugno al Consiglio europeo dei ministri dell’Interno. La discussione è aperta però non darei per persa la partita. Voglio ricordare che prima del Consiglio europeo del 23 aprile l’Europa aveva opinioni molto diverse».
Il governo italiano ha rivendicato la vittoria ma adesso molti Paesi inizialmente alleati come Francia e Spagna si sono sfilati. Come fa a rimanere ottimista?
«Io ho il dovere di essere fiduciosa. Capisco anche le perplessità e le preoccupazioni dei francesi che hanno già moltissimi migranti sul proprio territorio. Allo stesso tempo rivolgo quasi un appello: se l’Europa vuole fare un passo avanti fondamentale la solidarietà deve essere messa al centro».
Quanto pesano su queste retromarcia le divisioni politiche interne ad ogni Stato?
«Certamente molto, però credo sia anche un problema di progettare una politica comune. Stiamo rodando un sistema e ci sono ancora divisioni, ma siamo già riusciti a trovare accordi in altre materie. Mi auguro che alla fine convergeremo anche su questo».
C’è un Paese che l’ha sorpresa positivamente?
«Io parlo per il settore della Difesa e posso dire che la Germania è stata molto partecipe, si è schierata al nostro fianco inviando due navi. Nelle nostre acque c’è anche una nave inglese e ne sta arrivando una irlandese. Malta ha dato un segno tangibile di condivisione nel momento della tragedia del 20 aprile. Disponibili sono sempre stati Francia e Spagna. Io credo che alla fine ce la faremo».