Roberto Calderoli al Fatto: “Il “merdinellum” fa schifo anche al Pd”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Agosto 2014 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA
Il “merdinellum” fa schifo anche al Pd

Calderoli (LaPresse)

ROMA – “Vi assicuro che la riforma del Senato non piace nemmeno alla stragrande maggioranza dei senatori del Pd. Ma sono stati costretti a votarla per evidenti motivi”. Roberto Calderoli è uno dei due relatori della riforma costituzionale passata in prima lettura a Palazzo Madama, ma ne è anche uno dei più severi detrattori. Rivendica, però, il merito di averla migliorata. “All’inizio era una merda. Io l’ho fatta diventare una merdina…”, racconta il senatore leghista inventore del Porcellum. Ora, dunque, siamo al “merdinellum”.

L’intervista sul Fatto a cura di Gianluca Roselli:

Senatore Calderoli, gli stessi democrat erano contrari?
Per quello che ho potuto verificare, alla maggioranza dei senatori Pd questa riforma non piace per niente. Ma l’hanno votata da una parte perché Renzi ha posto la questione come ‘o mangi questa minestra o salti dalla finestra’, minacciando le elezioni. In secondo luogo, non hanno avuto coraggio di mettersi contro il loro segretario.

Alcuni di loro, però, quel coraggio l’hanno avuto: Vannino Chiti e gli altri 15 dissidenti del Pd.
Le rivelerò una cosa. Sull’elezione diretta, Renzi a un certo punto stava per cedere. Era a un passo. Poi, per colpa del documento Chiti, si è irrigidito di nuovo e l’ha posta come dogma. La battaglia di Chiti & C. era assolutamente legittima, ma è stata controproducente. Perché la questione si è spostata tutta dentro il Pd. E Renzi non poteva tollerare di darla vinta a quella che lui considerava a tutti gli effetti una corrente interna al suo partito.

Lei in cosa l’ha migliorata?
Ho mantenuto le competenze specifiche delle Regioni, che altrimenti avrebbero fatto la fine delle Province. Ho rimesso i costi standard in Costituzione e sono riuscito a portare i ‘sindaci senatori’ da 60 a 21.

Cosa proprio non le va giù di questa riforma?
La non elettività dei senatori, per dirla alla Fantozzi, è una boiata pazzesca. Innanzitutto perché il risparmio sulle indennità dei senatori non incide più di tanto sulla spesa globale (28 milioni su 500). E i 74 consiglieri regionali a Roma dovranno comunque essere spesati. In secondo luogo, è aberrante che i cittadini non possano scegliere direttamente i propri rappresentanti. Infine…

Infine…
Va ridotto anche il numero dei deputati. Non solo per una questione di risparmio, ma per garantire i giusti pesi e contrappesi nell’elezione dei vari organi. Adesso il partito che vince alla Camera prende tutto: governo, Quirinale, Corte costituzionale, Csm. Prima a bilanciare ci pensava il Senato, ora non è più così. Ma la partita non è ancora chiusa.