Roberto Maroni indagato. “Ha fatto assumere due collaboratrici in Regione”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Luglio 2014 - 13:37 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Maroni indagato. "Ha fatto assumere due collaboratrici in Regione"

Roberto Maroni indagato. “Ha fatto assumere due collaboratrici in Regione” (foto LaPresse)

ROMA – Roberto Maroni indagato, i suoi uffici perquisiti. Il nuovo, anche se stavolta più piccolo, terremoto alla Regione Lombardia scoppia nel pomeriggio del 14 agosto. Arrivano i carabinieri e spiegano di dover controllare perché il Governatore è indagato per un reato che tecnicamente si chiama “induzione indebita a dare o promettere utilità” e che tradotto significa aver raccomandato delle persone. Secondo i magistrati almeno due Maria Grazia Paturzo e Mara Carluccio.

Entrambe sono ex collaboratrici di Maroni ed entrambe lavorano per due società partecipate dalla Regione Lombardia, quella presieduta da Maroni: Eupolis, ente per la formazione la ricerca e la statistica, interamente controllata dalla Lombardia, ed Expo.

Così, sulla Stampa, Paolo Colonnello ricostruisce le accuse:

«In particolare – si scrive nel provvedimento – non essendo riusciti a collocarle nello staff del Presidente in quanto la loro assunzione sarebbe stata soggetta a controlli della Corte dei conti sulla Regione, Ciriello manifestando che tale era stato il desiderio del Presidente Maroni, richiedeva e otteneva: da esponenti di Eupolis (in via di identificazione) un contratto concluso al fine esclusivo di garantire a Mara Carluccio (moglie di un ex manager Atac, indagato a Roma per consulenze fantasma, ndr) un’indebita utilità economica pari a 29.500 euro annui (somma dalla stessa fissata per proprie esigenze fiscali); da esponenti di Expo (in via di identificazione) un contratto concluso al fine di garantire a Maria Grazia Paturzo un’indebita utilità economica pari alla somma di 5.417 euro mensili (per la durata di due anni)».

E il risultato fino ad oggi:

Reati accertati il 4 luglio scorso e contenuti in una relazione del Noe del 9 luglio. Risultato: Maroni indagato per concussione.

Ma l’inchiesta, spiega ancora Colonnello ha radici più profonde:

Un classico all’italiana, si direbbe. Se non fosse che l’indagine sarebbe partita dalla ben più vasta inchiesta che va sotto il nome di Finmeccanica e che vede da tempo a processo l’ex amministratore delegato e presidente del gruppo, Giuseppe Orsi, per presunte tangenti pagate in India per la vendita di alcuni elicotteri Agusta.

Inchiesta alimentata da filoni nati a Roma e Napoli che avevano portato alla denuncia, poi rimasta priva di sostanza, della presunta esistenza di una tangente di 10 milioni di euro pagata a «politici della Lega» attraverso i rimborsi a un mediatore internazionale con passaporto svizzero, Guido Hasche. Circostanza nata dai verbali dell’ex capo delle relazioni esterne del gruppo, Lorenzo Borgogni, poi querelato proprio da Maroni.

Indagine che si pensava finita su un binario morto e che invece proprio nelle ultime settimane sembra aver ripreso vita con una serie di interrogatori e di intercettazioni eseguite alla Procura di Busto che per ora hanno prodotto la perquisizione di ieri mattina e l’iscrizione sul registro degli indagati del governatore per le «pressioni esercitate dal Presidente Maroni e dal capo della sua segreteria, Giacomo Ciriello, su esponenti di Eupolis e di Expo spa».

A che titolo? Cioè, solo per amicizia verso le due signore, di cui Maroni ieri ha rivendicato l’altissima professionalità, o per altri motivi? Sulla vicenda, l’avvocato di Orsi, il professor Ennio Amodio, smentisce che possa esservi «alcun rapporto con l’inchiesta Finmeccanica».

Ma a Busto Arsizio il lavoro ferve e l’iniziativa di ieri potrebbe essere solo la punta di un iceberg. Di certo, se non sono stati trovati riscontri alla supposta tangentona finita alla Lega, rimangono da chiarire alcuni aspetti legati proprio alla nomina di Orsi come amministratore delegato di Finmeccanica che secondo l’altro candidato in corsa, Luciano Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, avvenne proprio grazie a un incontro «cui avevano partecipato Maroni, Giorgetti, Calderoli e Letta».

Di fatto, Maroni non è mai stato indagato in questa vicenda. Sebbene risultino tre telefonate di grande amicizia con Orsi. Ma questo, non è un reato. La raccomandazione, se indebita, invece sì. L’indagine è solo agli inizi.

Ancora più duro, se possibile, il pezzo che al caso Maroni dedica Alberto Statera su Repubblica. Quest’ultimo prende di mira il cosiddetto “cerchio magico” di Maroni. Scrive Statera:

Il cerchio magico delinquenziale del suo ex duce Umberto Bossi ha oscurato tutti gli altri cerchietti magici padani, ma anche Bobo ne ha da anni uno ben collaudato, diventato sempre più famelico dopo la sua assunzione al vertice della prima regione d’Italia. Per questo, con tutto il rispetto per i pm di Busto Arsizio e per lo stesso Maroni, che spesso ha lamentato che “quando bisogna immolarsi per la Lega tocca sempre a me”, leggere il decreto di perquisizione dei magistrati, da una parte sembra fornire nuovi spunti satirici, dall’altra fa riflettere sulle piccole frazioni di realtà che la magistratura riesce – quando riesce – a perseguire…

Insomma, Maroni in questo caso è accusato di aver esercitato pressioni per fare ottenere un contratto a tempo determinato a due persone a lui vicine: Mara Carluccio, sua ex collaboratrice al Viminale, in Eupolis, l’ente della regione per la ricerca e la formazione, e Maria Grazia Paturzo in Expo 2015.

Ma come ? È dal 18 marzo 2013, quando fu eletto presidente del Pirellone, che è aperto l’”ufficio di collocamento Bobo” per consanguinei, amanti, chitarristi, amici e amici degli amici, e adesso il governatore viene “indaghizzato” per un paio di segretarie o poco più ? Per carità, l’azione penale – vivaddio – è obbligatoria e i pm di Busto, che indagano sul più corposo scandalo Finmeccanica, fanno il loro mestiere. Ma è ormai da più di un anno che il governatore padano, ammaestrato dal suo immarcescibile predecessore Roberto Formigoni, calca le strade del maestro affetto dal contrario disturbo della personalità: l’arroganza.

Tra i primi atti ci fu la nomina di Anna Maria Tavano da Catanzaro ai vertici delle infrastrutture della Lombardia, con uno stipendio di 186 mila euro più bonus. Questa signora sarà bravissima, ma è la moglie di Domenico Aiello, avvocato calabrese, una specie di Ghedini di Maroni, il quale tentò subito dopo di collocarla al vertice di Infrastrutture Lombarde, la società che gestisce i cinque miliardi d’investimenti per l’Expo, il cui direttore generale Antonio Rognoni è finito in manette per il noto scandalo degli appalti.

Tavano e Aiello, vecchi amici di Isabella Votino, detta “la badante di Bobo” a perpetua memoria di Rosy Mauro, che ai bei tempi badava a Bossi, sono capisaldi del cerchietto magico. Come Maria Cristina Cantù, assessore regionale al Welfare, che ha appena assunto Giulia Martinelli, compagna del neosegretario della Lega Matteo Salvini.

L’assunzione deve essere stata complessa perché si trascina addirittura dallo scorso gennaio tra epiche liti anche all’interno della Lega, forse perché nel cerchietto magico di Bobo la Cantù sembra sfiorata dal cono d’ombra. Stupende le dichiarazioni del roccioso segretario Salvini a difesa della sua family: «Che male c’è ? Ha fatto una scelta di vita: lavorare nel pubblico avendo a che fare con malati di mente, autistici e quant’altro». Poi il colpaccio: «La moglie di Renzi fa l’insegnante ? La mia fa la dipendente Asl…poi guadagnasse diecimila euro al mese…».

Magnifico materiale per la prossima stagione di Crozza. Tralasceremo Giovanni Daverio, in arte Johnny, e Giuseppe Rossi, in arte Gegè, musicisti del Distretto 51, la band di Bobo, approdati a tutt’altro che irrilevanti incarichi nella sanità regionale. O la vocalist Simona Paudice, “coadiutore amministrativo esperto” all’ospedale di Treviglio. La carriera di alcuni famigli padani, maroniani e non, era del resto cominciata già alla grande con il Celeste, che delle quote Cencelli dei soci di governo leghisti, da vecchio stra-democristiano, aveva sacro rispetto. Il cerchietto magico, come sempre, non è mai contento.

Ora è in subbuglio per le nomine pesanti, come quelle alle Ferrovie Nord Milano, a Finlombarda, all’Ersaf. I famigli premono, mentre il blitz di Busto Arsizio rischia di mettere vieppiù in ansia Maroni, che peraltro Giuliano Pisapia, il quale di mestiere fa l’avvocato, aveva avvertito: «Ti consiglio di stare attento».