Roberto Saviano, “Zero Zero Zero” e l’arte del prestito…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Settembre 2015 - 12:28 OLTRE 6 MESI FA
Roberto Saviano (foto Ansa)

Roberto Saviano (foto Ansa)

ROMA – “Non uso la letteratura per raccontare emozioni e metafore, come fanno troppi scrittori italiani, ma per mostrare i bulloni e le budella delle cose”. Così – scrive Mario Ajello del Messaggero – ha sempre detto Roberto Saviano, e qualcuno però – ogni tanto – cerca di mostrare i bulloni e le budella del metodo letterario dell’autore di Gomorra ed escono fuori recensioni come quella pubblicata dal sito americano Daily Beast, e firmata da Michael Moynihanne”.

Saviano copione? L’accusa non è nuova, ma stavolta è amplificata su scala globale, e ci risiamo. Pablo Picasso diceva: «Io non copio, rubo». Ma Saviano non è Picasso. E allora che cos’è? Un Pasolini («Io so!») redivivo, in salsa Céline? Un generoso e utilissimo testimone di tutte le cause del mondo, che si incarnano tra l’altro nel suo corpo da popstar martirizzata? (…).

TERREMOTO E dunque i meriti di Saviano ci sono. Vale però la pena, senza accodarsi allo stuolo dei nemici dichiarati della fama del saggista-reporter campano, proporre come esempio magari particolare ma interessante del metodo Saviano quello relativo al terremoto di Casamicciola. È il periodo dello scandalo dellemazzette per la ricostruzione dell’Aquila. In tv con Fabio Fazio, a “Vieni via con me”, Saviano racconta, mettendo in parallelo il presente con il passato, che nel sisma del 1883 a Casamicciola di Ischia, in cui fu sterminata quasi per intero la famiglia di Benedetto Croce, i pochi parenti che si salvarono furono aiutati da una mazzetta pagata dal nonno del futuro filosofo. Peccato però che di questa tangente – spiegherà indignata con l’autore-performer la nipote di Benedetto Croce, Marta – non ci sia traccia da nessuna parte.

Il problema Saviano, il quale comunque resta una potenza narrativa ineguagliabile e uno scrittore civile non banale, sembra essere quello di dover stare sempre all’altezza delle proprie performance pirotecniche. Spesso non riuscendo a frenare se stesso nella costruzione di una verosimiglianza che non sempre coincide con la cronaca che racconta.Ma se il fenomeno letterario Saviano nei suoi pregi e nei suoi limiti è di indubbio valore sociale, è invece il monumento che il giovane scrittore ha eretto a se stesso, come maestro del pensiero politicamente corretto, che ne guasta la fisionomia. E questa iconizzazione dell’Io – molto favorita da certi ambienti politico-culturali – finisce per danneggiare questo post-ragazzo diventato a suo modo un professionista dell’anti-antimafia. E insieme un semplificatore, adatto alla comparsata ad “Amici” quanto agli show dell’intellighenzia piazzata sempre dalla parte giusta, che divide il mondo in buoni e cattivi in maniera piuttosto prevedibile. La parola prigioniera è il suo cruccio. Allora lui la fa evadere e la porta nella Libera Repubblica Savianea. Che è anti-renziana ma anche lì chi contesta è un «gufo».