Roma. I topi nelle stazioni metro, “specchio di una città”. Video Youtube

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Aprile 2015 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Roma. I topi nelle stazioni metro, "specchio di una città". Video Youtube

Roma. I topi nelle stazioni metro, “specchio di una città”. Video Youtube

ROMA – Roma. I topi nelle stazioni metro, “specchio di una città”. Il Messaggero. Volendo indicare un simbolo della città a Roma non ci sarebbe che l’imbarazzo della scelta: monumenti, piazze, chiese e fontane rischiano però di esser messe in coda da un piccolo ma sfrontato protagonista che, a legioni, occupa i sotterranei della città, il topo. Nelle stazioni della metropolitana scorrazza impunito, ben visibile e con l’aria da padrone di casa. Mario Ajello de Il Messaggero, a dispetto delle rivendicazioni orgogliose e un po’ naive del sindaco Ignazio Marino, dedica al topo, “specchio di una città”, un gustoso ritratto: parli del topo, ridi con amarezza di una metropoli del terzo mondo.

Sono tornati i topi nella metropolitana. Mancano i macchinisti, perché hanno fatto sciopero venerdì 17. Mancano i biglietti, quasi sempre, perché le macchinette sono rotte, e quelle aggiustate sono sporche, scarabocchiate, appiccicose (residui di ditate trasudanti Coca-Cola, o sputi al cornetto alla crema, o linguate caramellose sulla superficie di queste stampatrici?).

E i mendicanti insopportabili. Il sudore delle ascelle dei cosiddetti utenti (perché per caso a Milano è minore?). E i vagoni che, nel venerdì nero, l’altro ieri, sono stati occupati dai viaggiatori in sacrosanta protesta per la mancanza dell’autista che se n’è fuggito lungo i binari.

E gli orari ridotti a causa dei lavori di ristrutturazione di linee che non hanno duecento anni come quelle di Parigi e di Londra, e se uno finisce di lavorare alle 21,00 all’Anagnina deve farsela a piedi fino all’altra parte del mondo.  Basta così? Si potrebbe continuare all’infinito, nel chiedersi perché la metropolitana è strumento di civiltà ovunque e qui invece è lo specchio delle nostre vergogne.

Ma almeno ci sono i topi. Rieccone uno, che sfreccia all’interno della stazione Cipro. Che schifo! Non è musicale come “Il grigio”, quello cantato da Giorgio Gaber. Però fa venire alla mente una rimetta del grande pittore e simpatico poeta Toti Scialoja: «Topo, / senza scopo, / dopo te cosa vien dopo?».  (Mario Ajello, Il Messaggero).