Sardegna, maltempo anche in politica. Analisi di Europa: con Barracciu si perde

Pubblicato il 26 Novembre 2013 - 21:28 OLTRE 6 MESI FA
Sardegna, maltempo anche in politica. Analisi di Europa: con Barracciu si perde

Francesca Barracciu for President. Ma nella sinistra in Sardegna non tutti ne sono convinti

La situazione politica in Sardegna sulla sinistra evolve a burrasca: la possibile candidata alla presidenza della Regione, uscita dalle primarie del Pd, Francesca Barracciu, non appare adeguata a vincere e come se ciò non bastasse è stata impiombata da un avviso di garanzia. La Barracciu non vuole arrendersi e il Pd la sostiene. Tutti però sono consapevoli che insistere su di lei significa votare la sinistra alla sconfitta nelle elezioni che si terrannoa primavera.

Alberto Urgu ha tracciato per il quotidiano Europa, della componente non ex comunista del Pd, questto quadro.

Più si avvicina la data delle elezioni, infatti, più si complicano i rapporti tra il Pd e gli alleati, incapaci di venire a capo della matassa creatasi dalle primarie del 29 settembre in poi. La vittoria di Francesca Barracciu non ha, come ci si sarebbe aspettato, gettato le basi per l’avvio della campagna elettorale, ma ha invece allontanato ulteriormente i partiti che si riconoscono nel centrosinistra.

A far detonare il tutto è stato l’inchiesta della procura di Cagliari sui fondi ai gruppi del Consiglio regionale, che ha coinvolto la stessa Barracciu e l’intera classe dirigente dei democratici sardi, ma il malessere era precedente e si era manifestato con il rifiuto da parte di Sel, Italia dei Valori e Rossomori a partecipare alle primarie, ribattezzate come “conta interna al Pd”.

Da allora ci sono stati pochi vertici e ancora meno decisioni, con molti rinvii e qualche rottura. I primi a lasciare sono stati i Rossomori (partito nato da una scissione del Partito sardo d’Azione nella precedente campagna elettorale per le regionali), che hanno posto una “questione morale”, chiedendo che la Barracciu facesse un passo indietro e rinunciasse alla candidatura, dopo avere ricevuto un avviso di garanzia. In maniera meno diretta, anche Sel ha cominciato a porre un problema simile, rifiutandosi, di fatto, di riconoscere la leadership della vincitrice delle primarie e chiedendo che la coalizione riflettesse ulteriormente.

Nessuno strappo da parte dei vendoliani, che “continuano a lavorare per rafforzare il centrosinistra”, come sostiene il deputato Michele Piras, ma il tentativo di forzare il Partito democratico è ormai evidente. L’ultimo episodio è stato l’apertura, comunicata alla stampa a vertice concluso, di un tavolo alternativo del centrosinistra, con Sel, i Rossomori, il Centro democratico e il neo nato Partito dei Sardi, altra formazione che ha messo come precondizione a un suo ingresso nel centrosinistra, la non candidatura di politici coinvolti in vicende giudiziarie. Una riunione vista come una provocazione da parte del Pd, che ha minacciato gli alleati, ribadendo totale fiducia alla Barracciu.

Una posizione quella di Sel, maturata non solo per le questioni giudiziarie, ma anche perché la candidatura della Barracciu è considerata debole, come sarebbe confermato anche da sondaggi che girano tra i partiti della coalizione.

Un’atmosfera di pre-crisi, quindi, anche se è difficile immaginare che davvero il centrosinistra possa presentarsi diviso alle elezioni, consegnandosi a sconfitta certa davanti al centrodestra, ma anche al M5S e forse anche alla formazione di Michela Murgia.

Appare però altrettanto arduo che i partiti minori tornino indietro sul No alla Barracciu, specie dopo le ultime prese di posizione. La soluzione di compromesso si può ancora trovare, si lascia intendere da ambienti di Sel, se il Pd rimettesse in gioco quelle candidature alternative di cui si è parlato nelle settimane scorse.

Nomi come quelli dell’ex presidente della Provincia del Sulcis Tore Cherchi, dell’economista Francesco Pigliaru o del segretario nazionale della FNSI, Franco Siddi. Personalità su cui potrebbero ritrovarsi i partiti ribelli, ma che costerebbe un enorme sacrificio anche d’immagine da parte del Pd sardo.

Paradossalmente, in queste ore Sel guarda al congresso nazionale dei democratici e al candidato politicamente meno affine alle sue idee, Matteo Renzi. La quasi scontata vittoria del sindaco di Firenze, infatti, potrebbe mutare lo scenario anche in Sardegna e sbloccare la situazione di stallo creatasi. Sono, infatti, in molti a pensare che Renzi non vorrà affrontare le prime elezioni amministrative importanti da neo segretario in una posizione di probabile sconfitta e che un suo intervento potrebbe convincere il partito in Sardegna a cambiare linea (anche se i renziani sardi hanno ribadito l’appoggio del leader alla vincitrice delle primarie).

Tutto rinviato all’otto dicembre quindi, in una continua attesa di una svolta, mentre le elezioni regionali si avvicinano sempre di più.