Sarkozy incastrato al telefono: “Quei bastardi dei giudici”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 20 Marzo 2014 - 10:14 OLTRE 6 MESI FA
Sarkozy incastrato al telefono: "Quei bastardi dei giudici"

Sarkozy (LaPresse)

PARIGI – Nicolas Sarkozy sta uscendo molto male dal nuovo scandalo che lo ha travolto. Due giorni fa il quotidiano on line Mediapart ha infatti pubblicato alcune intercettazioni, già anticipate il 7 marzo da Le Monde, molto compromettenti per l’ex presidente della Repubblica francese.

In queste Sarkozy discute con il suo avvocato Thierry Herzog, chiedendogli di fare pressione su un giudice della Corte di Cassazione, affinché questi si esprima favorevolmente in una sentenza che lo riguarda. Oggetto della discussione sono delle agende confiscate a Sarkò e riguardanti l’affaire Bettencourt in cui lui era stato indagato e infine assolto (secondo l’accusa l’ereditiera Liliane Bettencourt aveva finanziato illecitamente, con150mila euro, lacampagna elettorale del 2007 di Sarkozy).

Scrive Gianluca Veneziani su Libero:

Nelle telefonate intercettate l’ex presidente francese chiede che la sottrazione di quelle agende venga definita «illecita» dalla Corte di Cassazione e che quei documenti non vengano più utilizzati come prove per nuove inchieste a suo carico (come quella sui finanziamenti dell’imprenditore Bernard Tapie, ancora per la campagna elettorale del 2007). Sarkò prega dunque il suo avvocatodi intercedere a suo favore presso il giudice Gilbert Azibert, membro della Corte di Cassazione. Questi, il 5 febbraio scorso, accettando le sollecitazioni dell’ex capo dell’Eliseo, incontra a uno a uno i suoi colleghi per «spiegare» loro la situazione, «prima che essi decidano». In cambio del favore Azibert chiede a Sarkozy un aiuto per essere promosso al Consiglio di Stato nella sede di Monaco. L’ex presidente francese si dice «pronto ad aiutarlo». E anche Herzog rassicura il giudice: «Puoi sorridere, con tutto quello che stai facendo…». In un’altra conversazione Sarkozy viene anche informato dall’avvocato della possibilità di una perquisizione nel suo ufficio e quindi lo prega di «contattare alcuni amici», al fine di occultare le prove dei finanziamenti libici, sempre relativi alla campagna elettorale del 2007.

In tutti i dialoghi telefonici tra Sarkozy e il suo avvocato, il primo utilizza sempre un nome in codice, facendosi chiamare Paul Bismuth, il nome di un compagno di classe di Herzog. Quest’ultimo, invece, in una telefonata si sbilancia, definendo i magistrati inquirenti «quei bastardi di Bordeaux». Qualcosa tuttavia va storto nel piano corruttivo. Nella seduta dell’11 marzo la Corte di Cassazione rigetta infatti il ricorso di Sarkozy, sentenziando che le agende dovranno rimanere nelle mani della giustizia e potranno essere utilizzate per altre indagini, come quella sul caso «Bernard Tapie».

Le pressioni di Sarkozy, dunque, non hanno sortito l’effetto sperato. Non solo. Venute alla luce le sue conversazioni con Herzog, ora Sarkò rischia anche di essere indagato per «traffico di influenze illecite», una forma di corruzione punita in Francia con cinque anni di reclusione e 500mila euro di ammenda. È doveroso notare come queste intercettazioni stiano state pubblicate a ridosso delle elezioni municipali che si terranno in Francia domenica 23 marzo. Non si sbaglia dunque nel definirle «intercettazioni a orologeria», capaci di gettare un’ombra di discredito sull’Ump, il partito di centrodestra di cui Sarkò è leader, e di favorire probabilmente il suo principale avversario, il Partito Socialista di Hollande (…)