Scalfari: debito Italia in mani estere, Berlusconi paura. E le follie di Letta?

Pubblicato il 26 Agosto 2013 - 04:16 OLTRE 6 MESI FA
Scalfari: debito Italia in mani estere, Berlusconi paura. E le follie di Letta?

Eugenio Scalfari: Berlusconi fa paura al mondo. Dimentica le follie che il Govrno Letta sta preparando, tipo statali

Il Governo Letta è “praticamente in crisi”, sostiene Eugenio Scalfari su Repubblica, perché la condizione per non farcelo finire da parte del Pdl, la totale abolizione della Imu, non potrà essere soddisfatta.

Appare abbastanza evidente che il no alla insensata pretesa di Berlusconi di eliminare la Imu sia politico, nella giusta convinzione che, una volta ottenuta la vittoria sulla Imu, Berlusconi comunque farebbe saltare il tavolo per andare alle elezioni anticipate con quel po’ po’ di trionfo peronista al suo attivo.

Scalfari sembra invece credere alle spiegazioni un po’ tanto da contabili del Ministero del Tesoro.

In ogni caso, quel che interessa, è il ragionamento che segue:

“Letta non deve esser lui a dimettersi, debbono essere i ministri del Pdl ad andarsene. È facile prevedere che il Presidente della Repubblica rinvii Letta in Parlamento e, se sarà sfiduciato, ci sarà probabilmente un Letta-bis con un obiettivo teorico ed un altro politico; quello teorico è che si apra una “faglia” all’interno del Pdl e arrivino di lì i voti necessari ad avere in Senato una nuova anche se esile maggioranza. L’obiettivo pratico è quello di un governo che riformi la legge elettorale sulla base dei rilievi già enunciati dalla Consulta: premio al 40 per cento e libertà di preferenza agli elettori”.

Nello scenario di Scalfari predomina un po’ troppo il sogno di una grandiosa marcia del Pd verso la vittoria, di cui lui stesso qualche dubbio sembra avercelo anche se lo reprime; il risultato è una visione un po’ troppo dismissiva dei rivali del Pd:

“A questo punto nasce il problema Grillo. Lui vuole andare al voto con la legge esistente sperando di vincere per poi rifare lui il Porcellum abolendo la libertà di mandato in modo da continuare a tener per la briglia i suoi parlamentari. Ma questa volta, se il Pd sarà compatto nella difesa dell’interesse generale e dello stato di diritto, è non solo auspicabile ma probabile che molti degli astenuti e degli elettori di sinistra emigrati nel febbraio scorso verso Grillo rientrino in linea nel Pd. Questa è la posta in gioco”.

E qui la conclusione sfiora l’epopea:

“Il Paese è in gioco e la destra populista al comando del sire di Arcore se ne sta assumendo per la settima volta la responsabilità”.

Il titolo dell’articolo prometteva anche di più:

“Silvio, in rais che porta al disastro il Paese”.

Non è di grande utilità soffermarsi sulla analisi del vertice di Arcore di sabato 24 agosto. Scalfari descrive la apparente spaccatura del vertice del Pdl; nota, come pochi hanno fatto, l’assenza di Gianni Letta, e la attribuisce al fatto che Gianni Letta sia

“ormai in palese disgrazia agli occhi del capo”;

registra che

“il giorno prima c’era stato un consiglio di famiglia, orientato alla moderazione per evitare contraccolpi sfavorevoli sulle aziende e sulle partecipazioni azionarie berlusconiane”.

Non sembra trarre però la sola conclusione che dovrebbe uno come Scalfari che ha conosciuto i morsi del serpente Berlusconi sulla propria pelle: che si tratti di una grande sceneggiata, per tenere tutte le porte aperte e portare a casa se non tutto almeno qualcosa.

Il passaggio sulla economia italiana è contradditorio. Parla di una

“architettura costruita da Napolitano per far uscire l’Italia dalla recessione”,

però anche riconosce che

“quando qualche seduta borsistica ha avuto esiti negativi le cause non sono state determinate da questioni italiane ma piuttosto da alcuni squilibri nelle economie dei paesi emergenti [… o dalla] Grecia”.

Viene il dubbio che l’Italia sia completamente fuori dai giochi, che la nostra economia non dipenda dal Governo, che, imbrigliato come è in tutti i vincoli corporativi palesi e occulti che ne limitano l’azione, può solo peggiorare le cose. Noi siamo aggregati a un treno, con la locomotiva a Berlino e vari capolinea in altri continenti. Siamo in ripresa perché il mondo è in ripresa.

Scalfari non ci vuole credere, anzi lo esclude, ma tutto fa pensare che sia proprio vero quello che considera irreale, che l’Italia sia

“irrilevante”.

Irrilevante ma comunque a rischio, perché ha ragione quando scrive:

“Non scordiamoci che l’ammontare del nostro debito pubblico è uno dei più alti del mondo e che in nostri titoli e quelli delle nostre banche che in larga misura li hanno in portafoglio, sono largamente diffusi nei sistemi bancari e nei fondi di investimento internazionali. E non ci scordiamo che lo stesso Mario Draghi cambierebbe atteggiamento e politica rispetto ad un’Italia senza più timone né timoniere”.

Ma l’Italia è già in mano a una band, una orchestrina di dilettanti e questo Scalfari non lo vede o forse, meglio, lo vede, ne è terrorizzato e si gira di là. Pensiamo al giochetto degli annunci imparato dai boy scout del Governo Monti, pensiamo alle polemiche sul fumo davanti ai minorenni, soprattutto cerchiamo di tenere presente lo scempio che il Governo si appresta a compiere: fare uscire un esercito di statali, con meccanismi di pensione pre riforma Fornero, per assumere un nuovo esercito di giovani destinati al dolce far niente per tutta la loro vita di finto lavoro. Ma non ci hanno fatto cadere Berlusconi perché non voleva riformare le pensioni e tagliare gli statali?

Dicono che ne sono usciti già tanti. Bene: riorganizzino uffici e procedure in modo da rendere definitivo il risparmio.

Altrimenti…ve lo ricordate lo spread?