Scandalo Regione Emilia, tra i rimborsi spunta anche il ‘noleggio limousine’

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Novembre 2013 - 09:38 OLTRE 6 MESI FA
regione emilia romagna

La sede della Regione Emilia Romagna

ROMA – Un viaggio da Napoli ad Amalfi in auto a noleggio, servizio ‘limousine’, costato 900 euro e messo tra i rimborsi del gruppo Pd in Regione Emilia-Romagna dai consiglieri Marco Monari (all’epoca capogruppo) e Roberto Montanari. Sarebbe una delle spese, riferita a fine luglio 2011, finita nei rendiconti dei gruppi dell’Assemblea legislativa ed esaminati dalla Guardia di Finanza che indaga per peculato su delega della Procura di Bologna.

Scrive Giorgio Ponziano su Italia Oggi:

(…) Dall’indagine della guardia di finanza sui rimborsi dei gruppi è emerso che per anni le torri di Kenzo Tange (l’architetto giapponese che ha firmato gli uffici della Regione) erano il Paese di Bengodi. Cene, regali, viaggi, vacanze: free benefit che si aggiungono agli 8 mila euro che ogni mese i consiglieri si ritrovano sul cedolino. Salvo poi piangere, nei discorsi ufficiali, contro i tagli alla spesa decisi dai governi (…)

Nel Pdl c’è il caos della scissione ma comunque negli organi direttivi si stava preparando l’altolà, cioè la non ricandidatura dei consiglieri inquisiti, a cominciare da Luigi Villani (è agli arresti domiciliari) sotto inchiesta sia nella sua città, Parma, per una vicenda di appalti sia per le spese pazze. L’Idv aveva già chiuso il conto col primo consigliere finito nella rete dei finanzieri, Paolo Nanni, che tra l’altro aveva assunto la figlia quale impiegata nel suo gruppo consiliare: via dalla Regione, ma adesso si trova felicemente nei banchi del consiglio provinciale (nel gruppo misto). Quanto ai leghisti in due hanno già ricevuto l’avviso di fine indagine con l’accusa di peculato e tra le ricevute spulciate dai finanzieri vi sono quelle (100 mila euro) per farsi intervistare dalle tv private. Il Pd aveva finora tergiversato, col leit motiv: l’indagine faccia il suo corso.

È sceso in campo anche il presidente della giunta, Vasco Errani, a difendere l’istituzione. Ma di fronte allo scoperchiamento della pentola gli iscritti sono insorti: dov’è finita l’etica berlingueriana? E dove la vetrina dell’Emilia rossa campione di moralità? Sì, perché il tentativo di chiudere la partita con l’usuale «chi ha sbagliato pagherà» non tiene. Intanto è vero che il capogruppo Pd, Marco Monari, s’è dimesso dall’incarico, però non da consigliere. Poi la domanda ricorrente è: possibile che nessuno abbia alzato un dito di fronte a questi goduriosi torrenti di spesa? Dov’erano i consiglieri che si chiamano ora fuori per non avere messo ricevute all’incasso? Dov’era il presidente della giunta, Vasco Errani? Dov’era il presidente del consiglio regionale, Matteo Richetti, poi salito sul carro di Matteo Renzi e diventato parlamentare?

Il 2 dicembre sarà un 25 luglio. Anche perché per la prima volta ci si scontrerà tra i renziani (che pur, come abbiamo visto, non sono senza peccato) già in odor di segreteria e i cuperliani che in questa regione, col partito più funzionariato d’Italia, hanno ottenuto nella prima fase delle primarie un successo in qualche caso (come a Bologna) clamoroso.

Alcuni circoli minacciano di chiudere simbolicamente per protesta, i grillini propongono le dimissioni dell’intero consiglio, il consigliere comunale (renziano) Benedetto Zacchironi, confessa: «Gli iscritti e i cittadini mi fermano per strada e mi dicono che questa proprio non la digeriscono, il viaggio in limousine non è accettabile». Gli fa eco il presidente della direzione Pd di Bologna, Piergiorgio Licciardello: “Con o senza avvisi di garanzia il problema etico di quelle spese rimane.Errani nel 2015 non sarà più ricandidabile e il tema del ricambio si pone” (…)