Selvaggia Lucarelli: “Un fischio non è molestia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 11 Novembre 2014 - 12:09| Aggiornato il 20 Novembre 2014 OLTRE 6 MESI FA
Selvaggia Lucarelli: "Un fischio non è molestia"

Il video di Shoshana B. Roberts

ROMA – “Il fischio non è molestia” scrive Selvaggia Lucarelli su Libero. “Donne sifilmano per strada per dimostrare gli assalti sessisti
Occhio al femminismo spiccio: quasi sempre sono gradassi innocui”.

Era qualche giorno che riflettevo su questo esperimento partito da New York e poi arrivato anche a casa nostra di filmare la passeggiata di una donna e registrare i numerosi commenti maschili al suo passaggio. C’era, nell’esperimento, qualcosa che non mi convinceva fino in fondo. Poi ieri ho acceso la tv e guardando Sky Tg24 Pomeriggio mi sono imbattuta in un teatrino sconcertante. C’era un deputato della Lega, Cristian Invernizzi, che disquisiva di questioni politiche con una certa pacatezza. In studio, la conduttrice Paola Saluzzi e l’eurodeputato Lara Comi. A un certo punto, Invernizzi afferma che «in Italia c’è una democrazia stuprata». Apriti cielo.

La chioma rossa della Saluzzi si incendia che manco la fiamma sull’altare della Patria e la conduttrice lo interrompe bruscamente, dando vita ad un inatteso cazziatone della serie «La prego, la invito a non utilizzare il termine stupro con tutto quello che questo termine significa per le donne… ritiri quello che ha detto non le consento di dire queste cose…». Invernizzi la guarda basito. Perfino la Comi, che da «il rossetto rosso invecchia» a «non è tanto il caldo, è l’umidità» quando c’è un po’ di populismo spiccio si butta a pesce, non capisce se la Saluzzi sia seria o abbia iniziato con gli psicofarmaci. Dopo lo sconcerto iniziale, il deputato leghista le fa notare che dire «stuprare la democrazia » non offende le donne, non sminuisce una cosa seria come la violenza sessuale e che è in uso utilizzare tale verbo in maniera metaforica. A questo punto chissà cosa avrà pensato la Saluzzi di Matteo Renzi quando ha dichiarato «Io una maggioranza con chi mi accusa di stuprare la Costituzione non la farei» con riferimento a Sel. Come minimo si sarà convinta che il premier abbia utilizzato il libro della Costituzione per costringere ad atti contro natura il povero Vendola. E insomma, terminato il teatrino surreale, sono tornata a pensare ai video delle passeggiate delle donne a New York e poi a Auckland e a Roma e a Napoli e così via e ho deciso di andare al di là dei titoli ad effetto (“100 molestie in dieci ore”) e di riguardarli con attenzione, perché fin dall’inizio mi era parso che “l’effetto Saluzzi” fosse dietro l’angolo, come uno stupratore seriale.

E allora, andiamole ad analizzare queste molestie. Le cento molestie newyorkesi sono sostanzialmente una decina di «Hey baby!», una ventina di «Hey beautiful»,una decina di «Nice!», qualche «Damn!» («accidenti!») sparso, più di un «Have a nice day!» e così via. Il tutto pronunciato senza avvicinarsi alla ragazza, senza allungare una mano, senza una particolare insistenza.

In un solo caso un tizio, decisamente inquietante e molesto, la segue affiancandola per alcuni minuti. Per il resto, io di individui degni di essere ribattezzati molestatori non ne ho visti. Ho visto qualche cretino, qualche innocuo bavoso, qualche gradasso. Ho visto qualche testa girarsi e qualche gomitata complice tra amici,ma onestamente nulla (a parte il tizio che l’ha seguita ) che possa turbare una donna. Infastidirla o imbarazzarla, forse, ma se quelle sono molestie, io dai tassisti in fila nelle varie stazioni ferroviarie di Italia sono stata stuprata più volte. I tassisti romani poi, col loro entusiasmo pirotecnico ogni volta che salgo sulla macchina di un collega, dovrebbero marcire a San Vittore dopo aver subito evirazione chimica per avermi stuprata più volte con i loro «Anvedi che fata!» o «Quanto sei bona!».

E in effetti, il video girato a Roma non racconta una realtà tanto diversa. Le terribili molestie sono una sfilza di «Single?», «Ciao!», «Bellissima! », pure un aulico «Ma gli angeli non volano?». Più di un uomo chiede «Come stai?» o «Stai bene?», che voglio dire, io più che definire molestatore un uomo che si preoccupa di come sto, lo definirei «attento e premuroso», forse me lo porterei pure a casa. Insomma, finirei per molestarlo io (…)