Sequestro Spinelli, primarie Pdl e centrosinistra, Gaza: la rassegna stampa

Pubblicato il 20 Novembre 2012 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il giallo del cassiere di Berlusconi. Il Corriere della Sera: “Sei arresti per un sequestro-lampo nella notte tra il 15 e il 16 ottobre scorsi. Vittima il ragioniere Giuseppe Spinelli, uomo di fiducia di Silvio Berlusconi. Tenuto in ostaggio con la moglie nella loro casa. I malviventi volevano 35 milioni per carte sul «Lodo Mondadori».”

Per approfondire l’argomento leggi: Spinelli, Ghedini, Berlusconi: quel pasticciaccio brutto…

La scorta e le cassette di sicurezza Tutti i misteri del sequestro Spinelli. L’articolo a firma di Giuseppe Guastella:

“Rintracciare la banda (3 italiani e 3 albanesi) nel frattempo non è facile per il capo della Mobile Alessandro Giuliano e il dirigente di polizia giudiziaria Marco Ciacci (che fece già l’inchiesta sul Rubygate): devono pescare l’esile filo del primo errore della banda nel mare di schede telefoniche intestate a inesistenti extracomunitari, far parlare i tabulati telefonici, setacciare i fotogrammi delle telecamere puntate sulle cabine della stazione di Malnate, inseguire un paio di scarpette rosse con i lacci neri che in effetti li porteranno sino allo sfegatato milanista ex collaboratore di giustizia Francesco Leone. E pedinare i sospetti sia allo stadio per Milan-Fiorentina sia in un ristorante a caccia dei loro bicchieri, in modo da trovarvi ad esempio lo stesso dna di Leone rimasto sul tappo di una bottiglia la notte del sequestro a casa Spinelli.”

La vita in punta di piedi del ragioniere. Quei viaggi con i soldi per le Olgettine. L’articolo a firma di Andrea Galli:

“Il quotidiano il Giornale comprato dall’edicolante pagando con le monete giuste; la saracinesca nera del box alzata il mattino alle 8 precise; la messa d’ordinanza il sabato sera con la moglie, quella signora Anna Rasconi timorata di Dio e maniaca dei fiori che, preferenza per le rose, dona con generosità alla medesima cappella San Francesco. Non mancano i soldi a casa Spinelli ma ancora una volta non c’è esibizione e nemmeno traccia. Certo abitano (scala E1) in quattro stanze all’ultimo e ottavo piano con ampio terrazzo. Però il complesso è un casermone peraltro facile da violare. Nel complesso edilizio degli anni ’60 dai colori smorti ci sono 279 appartamenti. Il cancello elettrico posizionato due civici prima (al 41) impiega 56 secondi a chiudersi: entra chi vuole. Dai balconi la visuale spazia sul centro di Bresso e la periferia di Milano. Quattro stanze si diceva, gli Spinelli, ricavate con l’acquisto di due appartamenti. Prima uno. Poi l’altro. Una formichina. Un ragioniere per l’appunto. Un braccino corto, sostiene qualcuno. Del resto a guardare alle sue cariche, beh, non si finisce più.”

Napolitano e il dopo voto: «Il cammino è segnato». L’articolo a firma di Marzio Breda:

“Il doppio scongiuro (chiamiamolo così) rimbalza tra Napoli, dov’è in visita il capo dello Stato, e il Qatar, dov’era in missione ieri il premier. Due dichiarazioni perfettamente sinergiche, nell’intento di sgombrare le polemiche nate dalla «non garanzia» di Monti sul futuro pronunciata domenica e, nel contempo, responsabilizzare i partiti, almeno quelli maggiori, a una missione che non può essere aggirata. Una rassicurazione agli «amici» europei e internazionali, tra i quali cresce appunto il timore sulla coerenza dell’impegno italiano dopo il voto di marzo. Ma che mira anche a sdrammatizzare in casa nostra il peso di alcune incognite sui condizionamenti a una prospettiva di stabilità con i nuovi assetti politici.”

Salari aziendali, firmano tutti tranne la Cgil. L’articolo a firma di Antonella Baccaro:

“È possibile che in quella sede si faccia un ultimo tentativo per riportare dentro il sindacato di Susanna Camusso? La Cgil ieri, in una lettera inviata a tutte le strutture del sindacato, ha detto di considerare «non esaurito il confronto» sulla produttività e ha chiesto che il negoziato prosegua. Ma per Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, non sembrano esserci margini per l’accordo: «L’abbiamo firmato. Noi ci crediamo e andiamo avanti. Chi c’è c’è, chi non c’è non c’è». Del resto, a giudicare dai distinguo del maggior sindacato, sarà difficile trovare un punto d’incontro. Per la Cgil il giudizio sulle «parti sostanziali» della proposta avanzata dalle imprese «resta negativo». Il confronto, per Camusso, deve proseguire «in particolare sul salario, sulla democrazia e sulle normative contrattuali». Secondo Camusso è necessario evitare «di far precipitare la situazione in un accordo sindacale separato», che non è «positivo per nessuno», ed è un errore «la decisione di inviare un testo conclusivo del negoziato». «Tutti sono utili, proprio tutti, ma nessuno è indispensabile», ha commentato il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ricordando che «abbiamo perso due mesi di tempo mentre si poteva concludere l’accordo in un giorno».”

Conti in Svizzera, accordo a fine anno. L’articolo a firma di Claudio Del Frate:

“Ciò significa che Roma riceverà i soldi della prima tassazione da oltre confine non prima del 2014. Inoltre su come funzionerà il prelievo fiscale non è stata ancora raggiunta l’unanimità. Il meccanismo ricalcherà i patti che Berna ha già sottoscritto sulla stessa materia con i governi di Londra, Berlino e Vienna e si compone essenzialmente di due imposte: una sulla rendita annuale dei risparmi custoditi in Svizzera dagli stranieri e una seconda che serve a chiudere i conti con il passato, in pratica una sorta di sanatoria fiscale. Sull’entità della prima tassa non sembrano esserci grandi equivoci: essa sarà allineata grosso modo a quella già in vigore in Italia. Sull’imposta “tombale” per il passato invece le posizioni delle due delegazioni – che secondo fonti svizzere si stanno incontrando ormai con cadenza settimanale – sono ancora distanti. La Germania ha strappato un bonus pesantissimo, che in alcuni casi può arrivare al 40% del capitale depositato; ci sono timori ad applicare una misura altrettanto severa agli esportatori di valuta italiani perché nel frattempo potrebbero spostare i loro «tesoretti» dalla Svizzera ad altri paradisi fiscali. Nelle scorse settimane si era parlato di un 30-35%, ma il negoziato è tutto aperto. Nello specifico le stesse fonti elvetiche sono discordi; rappresentanti governativi interpellati ieri a Berna hanno detto che nel caso della Germania, dopo la firma del trattato appena lo 0,4% dei risparmiatori ha voltato le spalle alle banche elvetiche. Un report dell’Ubs segnala che nel 2011 ben 10 miliardi di franchi svizzeri avrebbero abbandonato il paese verso destinazione ignota, forse allarmati dall’operazione trasparenza messa in atto ormai da mesi. “

«Giusto l’appello al premier. Si candidi per un governo alternativo alla sinistra». L’intervista a Maurizio Sacconi (Pdl) a firma di Lorenzo Fuccaro:

“Come giudica la convention di Montezemolo? «La cosa più interessante, oltre alla dichiarata attenzione ai processi di rinnovamento in atto nei partiti, consiste nell’appello a Monti a scendere in campo perché si vuole evitare la prospettiva di un governo della sinistra in quanto ritenuto unfit to government», risponde Maurizio Sacconi (Pdl), già ministro del Welfare nel governo di Silvio Berlusconi. «La sinistra — aggiunge — si presenta orgogliosamente identitaria e conservatrice, ostile all’impresa, condizionata dal radicalismo della Fiom che condiziona l’intera Cgil, che a sua volta condiziona il Pd oltre che Sel. Perfino un documento leggero, di mera ricognizione di ciò che si può decidere nelle aziende e nei territori attraverso accordi per la produttività, non trova il sì della Cgil che intanto sostiene il referendum contro l’articolo 8 a tutela degli accordi aziendali».”

Quella famiglia divenuta una bandiera Gaza sotto le bombe piange i suoi 100 morti. La Repubblica: “Israele colpisce il media center e lo stadio. Dalla Striscia pioggia di razzi.” Il reportage a firma di Fabio Scuto:

“Le immagini della strage e dei soccorritori che scavano tra le macerie sono state trasmesse decine di volte da Al Jazeera e dai grandi network. Le hanno viste in tutto il mondo arabo, e rischiano — temono gli israeliani — di diventare la versione palestinese del villaggio libanese di Kafr Qana. Il video che mostrava i risultati del bombardamento israeliano di Kafr Qana, nel luglio del 2006, cambiarono il volto della “seconda guerra in Libano”, spingendo l’opinione pubblica mondiale contro la reazione israeliana all’attacco degli Hezbollah e fermarono quel conflitto. Forse la tragedia della famiglia Al Dalou potrebbe spingere i Paesi arabi, quelli europei, ma soprattutto gli Stati Uniti, a premere su Israele per fermare gli attacchi aerei. La campagna aerea, le eliminazioni mirate, la distruzione di “arsenali” e commissariati di polizia è proseguita anche ieri — 23 le vittime della giornata, che portano i morti palestinesi a oltre 100 — ma una indicazione che le cose a Gaza per Israele non stanno andando come previsto è l’aumento costante del numero di vittime tra i civili palestinesi. Anche prima della strage della famiglia Al Dalou, i resoconti delle vittime tra i bambini, le donne e gli anziani si sono moltiplicati, mentre il danno causato ai militanti di Hamas o di altre organizzazioni è stato relativamente limitato. Ci sono diverse ragioni per questo: Hamas opera all’interno di una popolazione civile, e nasconde i suoi arsenali in aree edificate.”

Alla guerra prima del voto la scommessa di Netanyahu apre il fronte delle elezioni. L’articolo a firma di Alberto Stabile:

“Eppure, con l’84% degli israeliani al proprio fianco, secondo un freschissimo sondaggio di Haaretz, e la totalità della classe politica al seguito, Benyamin Netanyahu potrebbe trasformare il tempo che resta fino alle elezioni del 22 gennaio in una marcia trionfale. Ma c’è un ostacolo assai rischioso sul suo cammino: anche se nelle ultime ore si sono moltiplicate le voci di una tregua imminente, la seconda guerra di Gaza contro Hamas non è finita. Il Consiglio dei Nove (lui Barak, Lieberman, il ministro dell’Interno Ishay, quello degli Affari strategici Moshè Yaalon, più il capo di Stato Maggiore Katz e i responsabili dei 3 principali servizi di sicurezza) devono trovare il mondo di uscirne senza dare l’impressione di una precipitosa marcia indietro.”

Chi c’è dietro il sequestro del cassiere di Berlusconi. Il Giornale: “Sei arresti per l’assalto a casa del ragionier Spinelli. Volevano 35 milioni di euro per presunti dossier su Fini e De Benedetti. Non può essere malavita, c’è un disegno.” L’articolo a firma di Luca Fazzo:

“Se qualcuno oggi dovesse spiegar­vi cosa c’è dietro la brutta storia del rapimento del ragionier Giu­seppe Spinelli, non credetegli. Perché talmente numerosi sono i dettagli incongruenti, e talmente vistoso il vuoto lasciato dai tasselli mancanti, che nessu­no può in buona fede ( a parte gli opinioni­sti da osteria e da Facebook) pensare oggi di spiegare cosa sia davvero accaduto. C’è però una certezza da cui si può parti­re: l’operazione non è frutto della fanta­sia criminale di un sestetto di gregari del­la malavita come quello finito finora nel­la rete. Non è il caso, forse, di parlare di «menti raffinatissime». Ma un livello su­periore, una mano più oculata, ha guida­to le mosse dei sei. Il movente economico,e questa è un’al­tra certezza, non spiega tutto. Va bene che Silvio Berlusconi – come il povero ragio­nier Spinelli sa bene – è un uomo genero­so. Ma pensare che trentacinque milioni potessero uscire dalle casse (oggi peraltro monitoratissime) del Cavaliere in cam­bio di un miscuglio di verità più o meno strabilianti, e processualmente comun­que inutilizzabili, è fare torto all’intelli­genza. Magari chi ha architettato il rapi­mento e l’estorsione qualche soldo in ta­sca se lo sarebbe messo volentieri. Ma l’obiettivo di questa trama – solo in appa­renza maldestra – era sicuramente anche altro e più alto. I temi agitati da questi rapitori dal buon cuore, che rimboccano le coperte ai loro ostaggi, sono – si badi – temi seri: le scelte di campo di Gianfranco Fini, i suoi rappor­ti veri o presunti con la magistratura, sono un tema di cui si discute da tempo; e la sen­tenza del Lodo Mondadori costituisce in­dubbiamente, nelle sue colossali dimen­sioni, un unicum nella storia giudiziaria del Paese. Che sulla loro genesi si possano ipotizzare versioni innovative fa parte del lecito. Ma che queste verità alternative possano essere custodite da questi ma­gliari di provincia, imboscate in una chia­vetta che sul più bello ovviamente non funziona, non è credibile.”