Servizio Pubblico, Berlusconi-Travaglio, Imu e Monti: prime pagine e rassegna stampa

Pubblicato il 11 Gennaio 2013 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

La rivincita di Bot e spread. Il Corriere della Sera: “Draghi: segnali di fiducia, ma l’economia è ancora debole”. Tante le facce, poche le idee. Editoriale di Michele Ainis:

“L’avvio della campagna elettorale? Molte facce, poche idee. E un tema completamente oscurato nel dibattito: la riforma delle istituzioni. Eppure è da lì che occorre ripartire, se vogliamo uno Stato più efficiente e più autorevole. Anzi: se intendiamo restaurare il senso stesso della legalità. Perché non puoi prendere sul serio alcuna legge, se chi governa si mette regolarmente sotto i tacchi la legge più alta. E perché è esattamente questo il destino confezionato dai partiti per la Carta del 1947: non essendo capaci d’aggiornarla, hanno finito per disapplicarla in via di fatto, contrapponendole il fantasma della Costituzione «materiale». Sicché abbiamo in circolo due Costituzioni, ma in realtà nessuna”.

Santoro-Berlusconi, frecciate e sorrisi Alla fine lo scontro su Travaglio. Articolo di Paola Di Caro:

“Comincia con «l’addio a Granada» intesa come luogo di Corrida e l’annuncio dell’avvento dell’era dell’«amore» l’attesissimo confronto Santoro-Berlusconi a Servizio Pubblico. Con un monologo del conduttore che dovrebbe chiudere un’epoca, quello di uno scontro frontale durato 10 anni, dall’ormai leggendario editto di Sofia del Cavaliere che chiese l’allontanamento dalla tivù pubblica di Biagi e Santoro. Finisce con uno scontro feroce attorno a Travaglio, con le accuse lette da Berlusconi in una sua «letterina» al giornalista che fanno infuriare il conduttore: «Così lei ha rovinato tutto!».
Si ricomincia da qui, ed è tutta un’altra Italia, ma Berlusconi per riconquistarla è tornato nella tana del lupo sapendo che l’evento, in ogni caso, non potrà danneggiarlo. E infatti, non finisce con abbandono della scena. Ma tolti gli ultimi dieci minuti cattivi, per le quasi tre ore di trasmissione sono più i momenti leggeri, i duetti, i sorrisi che le liti”.

La Repubblica: “Bersani: Monti non andrà al Colle. Berlusconi, scontro con Santoro: l’Italia ancora in mano ai comunisti disumani”

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“Non farò altri senatori a vita”. La Stampa: “Colloquio con Napolitano: sono a fine mandato, non c’è la serenità necessaria”. La grande battaglia al Senato. Editoriale di Federico Geremicca:

“Centomila volontari per una sorta di gigantesco porta a porta; liste collegate (per esempio quella del presidente Crocetta in Sicilia) per tentare di arrivare primi; l’uso «strategico» di Matteo Renzi nelle terre di confine; e, se dovesse diventare inevitabile, più decibel nella polemica con Monti. Sono queste le mosse con le quali il Pd tenterà di evitare che la Grande Battaglia per la conquista del Senato finisca per trasformarsi nella nota e temutissima vittoria di Pirro”.

“Tutti i Paesi Ue dovrebbero fissare un salario minimo”. L’inchiesta di Marco Zatterin:

“Alla fine del mandato, dopo otto anni di regno sull’Eurogruppo, JeanClaude Juncker decide di dire la verità, la «sua» almeno. «Ho dubbi sul modello di risanamento che abbiamo applicato in alcuni paesi», confessa il lussemburghese. Pensa alla Grecia, in particolare, e non solo”.

Nell’Italia dei precari il minimo contrattuale non è più sufficiente. Scrive Roberto Giovannini:

“Salario minimo garantito per legge (quello di cui ha parlato ieri il presidente dell’Eurogruppo Juncker) è una cosa; il reddito minimo garantito un’altra. Poi, si sa, sotto elezioni, nel fuoco della polemica si arriva a situazioni caotiche come quella verificatasi ieri. Nella montagna di commenti alle parole di Juncker, così, qualcuno parla del salario garantito, che concretamente è un livello minimo di retribuzione dei lavoratori stabilito per legge, sotto il quale i datori di lavoro non possono scendere in nessun caso. Qualcun’altro invece parla del reddito minimo garantito, che è una sorta di «assegno di cittadinanza» che il sistema del welfare dovrebbe erogare – senza alcun obbligo di attività – per consentire a tutte le persone di vivere e partecipare alla vita sociale degnamente. Il primo riguarda solo chi un lavoro ce l’ha, e lo pagano le aziende; il secondo riguarda tutti, e lo paga lo Stato”.

Uccise a Parigi tre attiviste curde del Pkk. Articolo di Paolo Levi:

“Giallo a Parigi per il brutale assassinio di tre militanti curde vicine al Pkk, il Partito curdo di lavoratori, ammazzate nel cuore della capitale. Le tre donne sono Sakine Cansiz, 55 anni, tra le fondatrici del Pkk, Fidan Dogan, (32) rapprresentante del Congresso nazionale del Kurdistan (Knk), Leyla Soylemez, attivista di appena vent’anni. I corpi sono stai scoperti in piena notte, ma probabilmente le donne, freddate con armi automatiche dotate di silenziatore in quella che è stata definita un’azione condotta da «professionisti», sono state uccise mercoledì pomeriggio, mentre erano da sole nell’ufficio situato a Rue Lafayette, a due passi dalla Gare du Nord, uno dei quartieri più affollati di Parigi”.

Il Fatto Quotidiano: “Nel ring di Santoro B. va Ko sull’Imu”. Le due congiure. Editoriale di Marco Travaglio:

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“Silvio Berlusconi, dice lui, è stato vittima di molti complotti. Gli ultimi due: quello giudiziario sfociato nel processo Ruby e l’intrigo politico internazionale che ha portato alla nascita del governo Monti al posto del suo. Abbiamo indagato un po ’ noi e abbiamo scoperto il colpevole. Che, tenetevi forte, è lo stesso per entrambi i complotti. Ma non anticipiamo. Ruby. B. l’ha sempre smontato giurando: “Non ho mai pagato una donna in vita mia”. Affermazione incauta e maleaugurante, vista la sentenza sulla separazione da Veronica Lario: ora almeno una donna dovrà pagarla, cara e salata. Ma anche prima qualcuna la pagava, e non era proprio sua moglie. L’ha detto un testimone al di sopra di ogni sospetto”.

Sgominato il clan Santoro. Il Giornale: “Berlusconi vince: sorride, risponde e mette in crisi la trasmissione che doveva attaccarlo. Travaglio & C. si sgretolano“. Editoriale di Alessandro Sallusti:

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Di ritorno dagli esclusivi alberghi delle Maldive, Michele Santoro si immerge nelle povertà italia­ne con Giulia Innocenzi e Luisel­laCostamagna a fare da vallette e belle sta­tuine felici di recitare la parte a memoria manco fossero alla recita scolastica. Molti di voi hanno visto, quindi risparmio i detta­gli. Stiamo sul succo. Da una parte Michele Santoro e ciò che rappresenta, cioè quei ri­voluzionari a parole inchiodati, un po’ per necessità un po’ per convinzione, al peg­gior conservatorismo. Dall’altra Silvio Ber­lusconi, un presunto conservatore che ha la rivoluzione nel sangue e che vorrebbe ri­voltare l’Italia, e forse il mondo, come un calzino. Uno, Berlusconi, a spiegare perché e come cambiare la Costituzione per rende­re finalmente governabile questo Paese. Gli altri, in primis Travaglio, a rivangare le solite ragazze del Bunga Bunga e rinfaccia­re un sostegno a Monti da loro stessi auspi­cato, implorato e benedetto all’epoca dei fatti”.