Sicilia, abolite le province; Governo; Nazionale: rassegna stampa e prime pagine

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Marzo 2013 - 08:59 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Bersani, il giorno della scelta. La Stampa: “Si chiudono oggi le consultazioni al Quirinale per la formazione del nuovo governo. Ultima a salire al Colle sarà la delegazione del Pd che potrebbe aprire all’ipotesi di un «esploratore». Bersani farebbe così un passo indietro. Intanto Monti lavora alle larghe intese. Grillo insiste: premier uno dei nostri.”

“Indispensabile fare un governo al più presto Aperte tutte le strade”. L’articolo a firma di Antonella Rampino:

“Il primo giorno di consultazioni al Colle consegna due certezze. Napolitano «ritiene indispensabile dare un governo al Paese il più presto possibile» e «tutte le strade sono aperte» (ovviamente) come fanno sapere rispettivamente Boldrini e Grasso, presidenti di Camera e Senato. E da questo si deduce quel che dalla fortezza papale spira da giorni se non da settimane: niente ricorso alle urne. Napolitano, oltre a non disporre del potere di scioglimento delle Camere poiché le elezioni politiche hanno rimesso il moto il semestre bianco, le vede come una iattura. E con la crisi economica e di sistema (ovvero: profondamente politica) in corso, non c’è da dargli torto. Oggi si entra nel vivo. Con Grillo alle 9 e mezza, nonostante non sia nemmeno segretario del M5S. Poi Pdl e Lega insieme, e infine Bersani. Berlusconi si è fatto precedere da una dichiarazione, «a Napolitano chiederò un governo nel nome della concordia, il Paese ne ha bisogno», e di certo non son parole che possono dispiacere, anche se fino a un minuto prima di pronunciarle gli atti son tutti andati in direzione opposta. E, forse per evitare che potessero suonare come canti di sirene, il nuovo capogruppo del Pd Luigi Zanda proprio ieri ha ripetuto che «se giungesse in Parlamento una richiesta d’arresto motivata di Berlusconi, il Pd voterebbe sì». Nel mezzo, i consigli di Carlo Azeglio Ciampi: per ragioni di cortesia, sarà Napolitano a scendere a Palazzo Giustiniani.”

Bersani corregge la rotta e valuta il passo laterale. L’articolo a firma di Federico Geremicca:

“Bersani e Napolitano ne discuteranno appunto oggi: e l’incontro servirà, magari, per chiarire altre questioni sul tappeto. Una su tutte, forse: e cioè l’ipotesi che, di fronte al perdurare di una situazione di stallo, Napolitano possa passare la mano con un po’ di anticipo al suo successore. «Possibilità inesistente – spiegano fonti del Quirinale -. Il presidente ha più volte ripetuto che resterà al suo posto fino all’ultimo giorno. A meno di situazioni imprevedibili e, soprattutto, ingestibili». Come, per esempio, quella di un presidente incaricato che sciolga la riserva, vada alle Camere ma poi non ottenga la fiducia del Parlamento.”

“Governo col Pd”. Berlusconi insiste ma non ha sponde. L’articolo a firma di Ugo Magri:

“Se sapesse usare l’iPad, e non dovesse sempre farsi soccorrere, il Cavaliere troverebbe nella sua posta elettronica una mail di Bersani che lo invita a valutare con attenzione gli otto punti del Pd, nonché a considerare un eventuale appoggio. Chissà, nel leggerlo, la faccia di Berlusconi… In realtà, si tratta di una lettera inoltrata a tutti i parlamentari, senza distinzione: un modo per mascherare il vero destinatario, che chiaramente non è Silvio ma l’intero M5S, vedi mai che cambiasse idea sul governo Bersani. Un tentativo estremo di persuasione, alla vigilia dell’incontro tra Grillo e Napolitano che si svolgerà alle 9,30. Le premesse non sono incoraggianti. Fallito il tentativo di agganciare i grillini con un accordo sulle nomine dei questori alla Camera: spiega la Lombardi che «noi patti non ne facciamo». Se si dà retta alle dichiarazioni pubbliche, e ancor più agli spifferi della riunione (senza diretta web) tenuta ieri, dai grillini Bersani riceverà una porta in faccia. Chiusura totale. Senza speranze. Scommette un filo blasfemo il genovese professor Becchi, da taluni indicato come vicino a Grillo: «Niente fiducia a Bersani, nemmeno se nel suo governo mettesse la Madonna». E allora, che cosa proporranno in positivo i grillini? Anticipa Crimi: «A Napolitano chiederemo un esecutivo a Cinque Stelle», incardinato non sugli 8 punti del segretario Pd, bensì sui 20 capisaldi programmatici di Grillo e Casaleggio (malato, non partecipa alle consultazioni), tra cui spiccano reddito di cittadinanza, abolizione al finanziamento pubblico dei partiti e referendum sull’euro.”

Grillo: ci volete? Fate un governo nostro. L’articolo a firma di Jacopo Iacoboni:

“Nel momento in cui leggete questo giornale, la delegazione del movimento cinque stelle sta illustrando al presidente della Repubblica – o l’ha appena fatto – la sua posizione nel giro di consultazioni per formare un nuovo governo: il movimento non darà nessuna fiducia a nessun governo formato dai partiti, «neanche a foglie di fico che cerchino di renderli presentabili». L’unico governo pensabile, dal loro punto di vista, è quello che chiamano un «governo dei cittadini», un «governo a cinque stelle». Al Colle salgono i capigruppo Crimi e Lombardi, assieme a Beppe Grillo, che dovrebbe incontrare anche l’ambasciatore americano David Thorne, non certo ostile. È una giornata che in cuor suo deve vivere come trionfale. Lui, l’estromesso dalla Rai, il grande bannato, che torna a Roma e stavolta per lo show degli show, nientemeno che il faccia a faccia con Napolitano. Già in questo, capite, c’è un che di rivincita, dal punto di vista psicologico. Non c’è invece Roberto Casaleggio, che se n’è rimasto a Milano, con dispiacere dei fotografi ma forse con suo gusto, alimentando una sensazione di inafferrabilità.”

Obama: “Israele ha diritto all’autodifesa”. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“E’ la conferenza stampa a far emergere il passo compiuto. Netanyahu dice: «Siamo stati un popolo perseguitato, oggi abbiamo il diritto e le capacità di proteggerci, non possiamo rinunciare all’autodifesa». Obama commenta: «Nessun Paese può dettare a un altro come garantire la sicurezza dei propri cittadini, ciò che ci unisce è avere come priorità la sicurezza dei nostri popoli». Soppesa i termini perché sta parlando della minaccia dell’atomica iraniana e le sue parole assegnano a Israele il diritto di autodifendersi, ovvero di lanciare l’attacco se lo riterrà necessario. E’ un passo che avviene nella cornice di molte rassicurazioni israeliane. Netanyahu sottolinea che «non ci sono linee rosse» per il nucleare di Teheran, facendo marcia indietro rispetto al discorso all’Onu e rifiutando l’idea di automatismi per l’attacco. Tanto Netanyahu che il presidente Shimon Peres ribadiscono inoltre che «la priorità è la soluzione diplomatica e non militare». Significa che Obama ha ancora tempo per convincere l’Iran a bloccare il programma atomico, aspettando anche l’esito delle presidenziali – a giugno – per verificare cosa deciderà il successore di Ahmadinejad.”

Gas e petrolio “in casa” Ora l’America dribbla le crisi. L’articolo a firma di Maurizio Molinari:

“Il primo ha a che vedere con l’impatto delle sollevazioni che hanno spazzato via gli alleati in Tunisia, Egitto e Yemen, rovesciato l’avversario di Tripoli e di molto indebolito quello di Damasco rendendo possibile nuovi equilibri di forza. Il secondo invece riguarda gli Stati Uniti: lo sfruttamento dello «shale gas» in Canada, il boom petrolifero in Texas e North Dakota e il nascituro mega oleodotto dall’Alberta al Golfo del Messico rendono possibile la trasformazione del Nordamerica in un colosso energetico capace di garantire agli Stati Uniti, secondo stime a conoscenza della Casa Bianca, l’indipendenza dal greggio del Golfo Persico fra il 2016 e il 2020. Ciò significa che gli Stati Uniti, per la prima volta dalle concessioni petrolifere saudite alla «Standard Oil of California» del 1933, possono immaginare di emanciparsi dalla regione più instabile del Pianeta.”

Sicilia, l’Assemblea abolisce le province. L’articolo de Il Corriere della Sera:

“È legge l’abolizione in Sicilia delle elezioni per le Province regionali. L’Assemblea questa sera ha approvato con voto finale la norma che cancella le elezioni di primo grado, commissaria gli enti e ne prevede la sostituzione con liberi consorzi fra comuni. A favore hanno votato 51 deputati, 22 i contrari e un astenuto. Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, ha dato disposizione agli uffici di trasmettere ai cronisti parlamentari l’elenco dei deputati presenti aula (erano 74 su 90) per rendere trasparente il voto. La legge appena approvata prevede, inoltre, che entro il 31 dicembre di quest’anno venga approvata la riforma complessiva per la definizione dei liberi consorzi di comuni, che sostituiranno le attuali Province, con i relativi compiti istituzionali. Il governatore Rosario Crocetta, presente in aula, ha annunciato la costituzione di un gruppo di lavoro formato da professionisti, giuristi e docenti universitari per la stesura della disegno di legge di riforma.”

Berlusconi torna primo. Il Giornale: “Il Pdl supera il Partito democratico nelle intenzioni di voto. Il Cavaliere apre a un possibile governissimo. Presidenti furbetti: Grasso e Boldrini si tagliano lo stipendio. Ma solo per finta.” L’articolo a firma di Adalberto Signore:

“Nel lungo pranzo a Palaz­zo Grazioli gli scenari sul tavolo sono sostan­zialmente due: convergere su un governo sostenuto anche dal Pd oppure il ritorno alle ur­ne il più presto possibile. È que­sto il senso dei ragionamenti fat­ti da Berlusconi, Alfano e i due neocapigruppo del Pdl Schifa­ni e Brunetta. Con una disponi­bili­tà teorica anche a dare un ap­poggio a un esecutivo Bersani (ma a quel punto sarebbe il se­gretario del Pd a sfilarsi visto la più volte ribadita pregiudiziale berlusconiana) e una più con­creta apertura sull’ipotesi che l’incarico vada magari al neo­presidente del Senato Grasso. Esponente del Pd, è vero, ma pu­re seconda carica dello Stato, uno per cui Berlusconi non ha mai nascosto la sua stima. Fini­ta la boutade secondo cui il se­gretario del Pd avrebbe i nume­ri per formare un governo, in­somma, se Napolitano passas­se l­a palla all’ex procuratore na­zionale Antimafia il Pdl – ovvia­mente a certe condizioni – po­trebbe dare la sua disponibili­tà. A quel punto il cerino torne­rebbe dritto al Pd che dovrebbe decidere se rifiutare il sostegno del Cavaliere nonostante il pres­sing del Quirinale e, con ogni probabilità, a quel punto anche di Grasso. Una situazione comunque in­garbugliatissima, dove lo sce­nario più gettonato resta quello del voto anticipato. Anche il perseverare di Bersani nell’in­seguimento del M5S- si riflette nell’ entourage del Cavaliere – è così surreale che le vere ragioni che spingono il segretario del Pd potrebbero essere semplice­mente quelle di rincorrere l’elettorato grillino in vista del voto imminente. Più che un ten­tativo di scouting – insomma ­quella di Bersani sarebbe l’av­vio della campagna elettorale. E al voto si prepara anche Berlu­sconi che auspica un «governo stabile e autorevole di concor­dia nazionale» che scaturisca da un accordo Pd-Pdl ma conti­nua a lavorare sulla manifesta­zione di piazza di sabato a Ro­ma. D’altra parte, il Cavaliere è confortato anche dai sondaggi. Al netto degli abbagli presi in questa tornata elettorale, infat­ti, sia Euromedia che Ipr regi­strano il sorpasso del centrode­stra. Secondo la Ghisleri sareb­be al 30 contro il 28,8 del centro­sinistra e il 28 ,5 del M5S; per Ipr invece arriverebbe al 31 contro il 28,9 del centrosinistra e il 24,5 di Grillo. Una differenza, quella del M5S, dovuta al fatto che la ri­levazione di Euromedia è stata fatta prima del caso Grasso che, stando a Ipr, avrebbe fatto per­dere a Grillo ben 4 punti.”

I finti tagli dei presidenti delle Camere. L’articolo a firma di Paolo Bracalini:

“Il cosiddetto «popolo del­la Rete », che abbocca a tutto, ha già fatto il monumento eque­stre a Boldrini e Grasso perché «si riducono lo stipendio del 30%». Sì, il 30% ma di cosa? Qua­le parte del ricco pacchetto ( sti­pendio, rimborsi, diarie, bene­fit, appartamenti, spesa fatta dai commessi) da presidenti di Camera e Senato? Cioè alla fi­ne, di preciso, a quanto rinun­ciano? Un conto è il compenso, un conto è l’indennità, cioè la parte che corrisponde allo sti­pendio reale, al netto di tutto il resto. Non è ancora chiaro a co­sa si applichi la sbandierata ri­duzione del 30%, perché se ri­guarda l’indennità si trattereb­be della rinuncia a 1.500 euro circa sui 5mila di indennità, a cui però poi si aggiunge più del doppio. Sarebbero dunque bri­ciole, più che una ventata fran­cescana anche ai Palazzi italia­ni dopo quelli vaticani. Anche perché i due presiden­ti di Camera e Senato sono re­munerati ancora meglio dei parlamentari normali. A chie­dere chiarimenti è lo stesso Bep­pe Grillo, elettore (coi suoi 163 parlamentari) sia della Boldri­ni che di Grasso, sui cui il grup­po si è spaccato in due. «Si ridu­cono stipendio del 30%, bene, ma si tratta di quello da parla­mentare o dell’indennità ag­giuntiva per i presidenti di Ca­mera e Senato? Non è spiegato, ma è un dettaglio importante che i cittadini devono conosce­re. Una proposta c’è già ed è molto semplice: 5mila euro lor­di mensili invece di 11.283 euro lordi,rinuncia all’assegno di so­lidarietà e obbligo di giustifica­re, rendicontare e pubblicare ogni spesa rimborsata. Se Bol­drini e Grasso proponessero questa misura il risparmio an­nuale sarebbe di circa 70 milio­ni ».”

Imprese in piazza: pagateci i debiti. L’articolo a firma di Antonio Signorini:

“Il rischio è che la politica, di­stratta da una legislatura nata male,perda un’occasione stori­ca, cioè la lettera firmata dai commissari europei Antonio Tajani e Olli Rehn dove si conce­de all’Italia la restituzione dei soldi che le amministrazioni pubbliche devono alle azien­de, senza sforare il Patto di stabi­lità. Sono come minimo 70 mi­liardi di euro, liquidi sottratti a un’economia giàalle prese con la crisi peggiore dal Dopoguer­ra. Potrebbero rientrare veloce­mente, se e quando il governo deciderà di agire. Il premier Monti nei giorni scorsi ha dato la sua disponibili­tà; ieri il ministro dell’Econo­mia Vittorio Grilli si è spinto più avanti dicendo che il suo dica­stero è pronto a fare un decreto. Il fatto è che fino a ieri sera nem­meno in Via XX settembre c’era alcuna certezza né sul se né sul come, né sul quando. Il Consi­glio dei ministri di questa matti­na potrebbe impostare il lavo­ro, ma non varare un provvedi­mento. Oppure varare un prov­vedimento la cui attuazione ri­cadrà sul prossimo esecutivo.”

Prandelli: «Col Brasile non siamo favoriti». L’articolo de Il Corriere dello Sport:

“Ventinovemila biglietti venduti, stadio di Ginevra a un passo dal tutto esaurito, una gran presenza di tifosi italiani di seconda e terza generazione che hanno esaurito già da giorni i posti a loro disposizione, ma anche tanti brasiliani: è questo lo scenario che attende gli azzurri domani, per l’amichevole col Brasile. “Dite che siamo noi i favoriti? Mi pare eccessivo”, ha detto il ct Prandelli appena sbarcato nella città svizzera, dove la nazionale è stata accolta da un centinaio di tifosi, in una breve conferenza stampa allo stadio del Servette per media locali e brasiliani. “Il Brasile ha sempre una grande qualità, anche se sta cercando una nuova dimensione sono certo che farà un gran Mondiale – ha aggiunto il ct – e che domani farà una gran partita. Ma anche noi: queste sono sfide che servono a farti capire quali sono i tuoi limiti, e dunque noi dovremo fare tesoro della serata per il futuro”. Dopo aver spiegato che dopo il flop di Sudafrica 2010 l’Italia si è ricostruita “puntando più sulla squadra che sulle individualità”, ma che ora “stiamo trovando giovani di valore che possono darci molto”, il ct azzurro ha risposto a una domanda sul paragone Adriano-Balotelli: “Ho avuto il primo a Parma: è stato uno dei più grandi attaccanti mai allenati, peccato… Mario ha più orgoglio, più voglia di dimostrare quel che vale”. Infine Neymar: “È un attaccante moderno: ha tecnica, capacità di cambiare ritmo di corsa, e attacca gli spazi anche senza palla”.”