Sicilia, Sebastiano Di Bella salva la pensione d’oro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2014 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA
Sebastiano Di Bella

Sebastiano Di Bella

ROMA – Stipendio d’oro e baby pensione in tempi di crisi economica e spending review. Almeno per i massimi burocrati dell’Assemblea regionale siciliana. A partire dal caso scoppiato in questi giorni di Sebastiano Di Bella, silenzioso segretario generale del parlamentino siciliano, che dopo mesi di polemiche per aver conquistato il titolo di funzionario più pagato della regione autonoma e forse di tutte le regioni italiane, con uno stipendio che toccherebbe i 600 mila euro l’anno, ha deciso di andare in pensione a fine luglio, appena compiuti i 61 anni.

Una decisione che sarebbe stata presa anche per contrastare il tetto agli stipendi dell’Ars appena inserito di 240 mila euro lordi l’anno che entrerà in vigore il prossimo agosto e che dovrebbe comportare anche sforbiciate alle pensioni.

Scrive Antonio Calitri sul Messaggero:

Il caso Di Bella, diventato segretario generale soltanto lo scorso ottobre quando tra le polemiche sostituì Giovanni Tomasello, che chiese di andare in pensione per motivi familiari ad appena 57 anni, fa rumore a Palermo. Nove mesi fa lo scandalo era tutto per l’uscente segretario generale che andava in pensione ancora “giovane” e con una maxi liquidazione milionaria (maturata), mentre per tanti lavoratori veniva allungata l’età lavorativa e gli esodati protestavano in tutta Italia per l’incerto futuro. In quei giorni la polemica lambì soltanto Di Bella, fino ad allora capo di gabinetto del presidente dell’assemblea Giovanni Ardizzone, perché entrava in carica a 60 anni compiuti. Poi il governatore Rosario Crocetta, in polemica con l’Ars, denunciò la cifra record del suo stipendio in 600 mila euro, solo minimamente corretta dal questore dell’assemblea Paolo Ruggirello, che in un’intervista aveva precisato che il segretario generale «attualmente guadagna 530 mila euro lordi. Al netto fanno circa 320 mila euro». Di Bella non ha mai polemizzato né risposto a chi gli contestava gli alti guadagni mantenendo un profilo molto basso. Nelle ultime settimane la polemica si è inasprita con il governatore che dopo aver messo un tetto di 160 mila euro ai funzionari del governo regionale, voleva imporlo anche a quelli dell’Ars. Che, rivendicando l’autonomia come organo previsto dalla costituzione al pari del Senato della Repubblica, lo respinsero.

Gli attacchi di Crocetta che aveva messo sulla graticola Di Bella per i suoi 600 mila euro e un’altra quindicina di funzionari superpagati, ha ottenuto comunque che l’Assemblea regionale siciliana si sentisse in dovere di stabilire un tetto. Il consiglio di presidenza dell’Ars infatti, in risposta della bocciatura della norma di Crocetta ha stabilito nella somma lorda di 240 mila la cifra massima che possono percepire i suoi funzionari e ha dato anche una sforbiciata alle pensioni. La norma entrerà in vigore nel prossimo mese di agosto. Ma mentre per chi resterà in servizio il ridimensionamento allo stipendio comporterà anche tagli alle pensioni, Di Bella, che ha deciso di lasciare entro il mese di luglio, non dovrebbe essere colpito dalla nuova norma. E quindi, oltre a non dover subire il dimezzamento dello stipendio, anche solo per qualche mese, quasi certamente salverà per intero la sua pensione.