Tangenti Expo, patteggiano tutti tranne Antonio Rognoni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 31 Ottobre 2014 - 15:38 OLTRE 6 MESI FA
Tangenti Expo, patteggiano tutti tranne Antonio Rognoni

Antonio Rognoni

ROMA – Tangenti Expo, patteggiano tutti. Da Greganti a Paris, Cattozzo, Maltauro, Grillo e Frigerio: gli arrestati concordano pene attorno a 3 anni. Soltanto Rognoni non chiede riti alternativi.

Scrive Luigi Ferrarrella sul Corriere della Sera:

Non si celebrerà un processo per le tangenti Expo. Per la semplice ragione che (quasi) tutti gli arrestati dell’8 maggio nell’inchiesta della Procura di Milano hanno chiesto di poter uscire dal procedimento con altrettanti patteggiamenti, cioè concordando una pena (ridotta di un terzo per lo sconto concesso dal rito alternativo) i cui dettagli sono stati definiti con i pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Per poi essere sottoposti il 2 dicembre al vaglio del gup Ambrogio Moccia, che potrà o ratificare le pene o (se dovesse ritenerle non congrue) respingerle.

Ha optato per il patteggiamento persino Primo Greganti, «il compagno G» all’epoca del primo coinvolgimento 20 anni fa in Mani pulite dell’allora ex funzionario del Pci nel filone delle «tangenti rosse»: anche dopo il nuovo arresto nell’inchiesta Expo, e silenziosamente proprio come allora, Greganti ha sempre negato qualunque addebito, ma le sue condizioni di salute, che hanno comportato di recente anche un intervento al cuore, nella prospettiva della difesa sono la ragione della scelta di evitare anni di dibattimento e di concordare 3 anni di pena e 10.000 euro di risarcimento.

Il mix tra pena e risarcimenti è alla base dei differenti livelli di patteggiamenti all’interno di una fascia quantitativa determinata dal reato-base per il calcolo delle pene (quasi sempre la corruzione nella formulazione inasprita dalla legge Severino a 4/7 anni), dall’incidenza delle attenuanti generiche (non prevalenti ma solo equivalenti), dall’atteggiamento processuale, dal tipo di altri reati contestati ai vari imputati (a vario titolo associazione a delinquere, turbativa d’asta, rivelazione di segreti), e dal numero di capi d’imputazione.

L’allora general manager di Expo, Angelo Paris, ad esempio scende a 2 anni 6 mesi e 20 giorni non solo perché ha meno accuse, ma anche perché risarcisce 100.000 euro. L’imprenditore Enrico Maltauro, che ha reso parecchi interrogatori ai pm, ha il loro consenso a 2 anni e 10 mesi. L’ex senatore pdl (e poi dirigente ncd) Luigi Grillo metterà stamattina un punto fermo tra le due possibilità, e cioè 3 anni e 2 mesi senza risarcimento (come l’ex udcncd ligure Sergio Cattozzo) o 2 anni e 10 mesi con 50.000 euro. L’interesse a patteggiare è reciproco tra chi concorda la pena: per gli imputati è un modo di ridurre i danni, per i pm dell’inchiesta (coordinata all’epoca da Ilda Boccassini e poi sotto la direzione del procuratore Bruti Liberati) è il riconoscimento della tenuta del proprio lavoro. Qualcosa di analogo è accaduto a Venezia, dove nell’inchiesta Mose (su tangenti di maggior valore) 30 dei 50 indagati hanno patteggiato 37 anni con 12 milioni di euro.

Anche l’altro reduce di Mani pulite, Gianstefano Frigerio, ex segretario regionale della Dc e poi parlamentare di Forza Italia, pur respingendo l’etichetta di manovratore di appalti Expo e tacciando i pm di aver enfatizzato i «colloqui tra quattro vecchietti», ha patteggiato 3 anni e 4 mesi, con il consenso del pm.

Nulla chiede invece l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, Antonio Rognoni, che — già imputato nel suo processo principale per le turbative d’asta nei servizi legali costategli l’arresto in marzo — è immaginabile voglia proseguire il giudizio ordinario.