Tasse, primarie Pd, Berlusconi-Pdl: prime pagine e rassegna stampa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Novembre 2013 - 08:37 OLTRE 6 MESI FA

Il Corriere della Sera: “Stretta sui capitali all’estero”. In fuorigioco c’è solo lo stato. Editoriale di Giovanni Belardelli:

“Il brutto spettacolo che si è verificato a Salerno, con i giocatori della Nocerina che — minacciati di morte (di morte!) dagli ultras se avessero osato giocare — fingono infortuni inesistenti e impediscono lo svolgimento della partita, non riguarda soltanto il calcio. Riguarda tutto il Paese, perché è a tutto il Paese che ricorda come in alcune zone del Mezzogiorno (e non solo) la criminalità organizzata possa dettare legge. E come possa farlo con ostentazione, testimoniata dallo striscione trainato da un aereo che chiamava al «rispetto» dovuto agli ultras della Nocerina. «Rispetto», «onore» sono appunto parole che la criminalità utilizza secondo suoi propri codici di significato, che nulla hanno a che fare con le leggi e i valori dello Stato democratico. Norberto Bobbio osservò che, consistendo lo Stato moderno nel monopolio della violenza legittima, bisognava concluderne che, in quella parte dell’Italia meridionale dove la criminalità organizzata controllava il territorio, lo Stato non esisteva. In un certo senso non era mai esistito, se pensiamo a quanto, già nel Regno delle Due Sicilie, la presenza delle istituzioni statali fosse sempre meno effettiva a mano a mano che ci si allontanava da Napoli, la capitale. La scommessa della nuova classe dirigente italiana, soprattutto di molti liberali meridionali, consisté appunto nel portare il senso dello Stato, il rispetto delle leggi, in un’Italia che conosceva poco l’uno e l’altra”.

Mossa di Saccomanni: avanti con il rientro capitali, addio all’anonimato. Scrive Mario Sensini:

“Una “finestra” permanente, attraverso la quale far rientrare in Italia i capitali esteri non dichiarati, pagando le tasse dovute, ma con meno sanzioni, perdendo l’anonimato garantito dai precedenti scudi fiscali, ma con la garanzia di non avere conseguenze penali. Il piano per il rientro dei capitali nascosti all’estero, è ormai pronto. «Il governo intende adottare misure per favorire il rimpatrio dei capitali non dichiarati», ha confermato ieri il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni.
L’esecutivo, ha aggiunto il ministro, si ispirerà alle proposte fatte dal gruppo di lavoro coordinato dal procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco, che già nella passata legislatura aveva consegnato al governo, allora guidato da Mario Monti, una proposta di legge rimasta inattuata. Il gruppo guidato dal magistrato milanese, esperto di reati finanziari, ha lavorato essenzialmente sul fenomeno dell’«autoriciclaggio», ma ha ravvisato anche l’esigenza di una norma che agevoli la denuncia volontaria dei capitali nascosti all’estero. Se il contribuente fornisce al fisco informazioni sui capitali detenuti illecitamente all’estero «spontaneamente», e prima che l’amministrazione fiscale abbia avviato verifiche o contestato violazioni, si prevede la riduzione delle sanzioni alla metà del minimo ed un notevole alleggerimento dei profili penali, che grazie ad un complesso meccanismo di attenuanti, di fatto, vengono meno”.

Dai tassisti alle sigarette elettroniche Il «ritorno» dei lobbisti in Parlamento. Articolo di Lorenzo Salvia:

«Egregio deputato, come Lei ben saprà l’Assemblea di cui Lei è membro si dovrà esprimere…», segue breve spiegazione dei fatti con tutte le maiuscole al loro posto. Poi il messaggio vero, nella consueta forma retorica del pugno nello stomaco per arrivare alla mente: «Tutto ciò avrebbe come conseguenza la condanna di chi — come me — ha smesso di fumare un prodotto che nuoce gravemente alla salute passando ad uno che non contiene le oltre 4 mila sostanze cancerogene» delle sigarette tradizionali. Chiusura scontata, sempre con le maiuscole del caso: «Pertanto le chiedo di modificare l’impianto dell’articolo…». C’è anche questa mail fotocopia, inviata più volte a tutti i parlamentari, dietro la marcia indietro della Camera che ha cancellato il divieto di fumo per le sigarette elettroniche nei locali pubblici. Una delle tante mosse studiate da Anafe, l’associazione dei produttori del settore che aderisce a Confindustria Federvarie (sembra uno scherzo ma si chiama proprio così). E che ci riporta alla saga delle lobby in Parlamento, film che torna sui nostri schermi a cadenza regolare. Un evergreen dai tempi di Wilmo Ferrari detto «la clava», che si vantava di aver piazzato nella sua vita 7 mila emendamenti, e dei 22 dirigenti Coldiretti fatti deputati in un colpo solo nei favolosi anni 80. I tempi sono cambiati, ci mancherebbe: oggi alla Camera di coltivatore diretto ce n’è uno solo, Mino Taricco del Pd. In compenso abbiamo 72 avvocati e 30 giornalisti che fanno la loro parte. Ma se una pattuglia di interni ha sempre il suo perché, il lavoro vero si fa da fuori. E il caso sigarette elettroniche lo conferma.

Paura di scivolare verso una deriva di tipo grillino. La nota politica di Massimo Franco:

“Probabilmente, quando si voterà la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, il suo partito si sarà già spaccato: il Consiglio nazionale che quasi certamente sancirà la scissione è fissato per il 16 novembre, il voto palese in aula il 27. Ma per paradosso, il Pdl trasformato in Forza Italia, o meglio il Pdl governativo e la FI berlusconiana avviata all’opposizione, vivranno un ultimo momento di unità proprio in quell’occasione. Si dà per scontato che l’intero centrodestra si esprimerà contro l’uscita del Cavaliere dal Parlamento come conseguenza delle sentenze di condanna emesse dalla magistratura.
Subito dopo, però, ognuno resterà della propria idea sull’appoggio al governo delle “larghe intese” di Enrico Letta. E l’aspetto intrigante riguarda i numeri con i quali si consumerà la rottura del 16; e soprattutto le percentuali che definiranno la consistenza di “governativi” e “lealisti dopo il 27. Il vicepremier Angelino Alfano e i suoi seguaci hanno un timore, soprattutto: che Berlusconi abbia iniziato un’offensiva per farli apparire come traditori “alla Gianfranco Fini”. Oltre che per convinzione, anche per questo si schiereranno contro la decadenza. Da allora, però, è destinata a formarsi quella “nuova maggioranza politica” spuntata il 2 ottobre scorso in Senato con la fiducia al governo Letta; e annacquata dall’appoggio in extremis dello stesso Cavaliere”.

Il Fatto Quotidiano: “Manovra, assalto dei partiti. Banca, assalto degli amici”.

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La Stampa: “Niente Irpef sotto i 12mila euro”.

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L’intervista di Ugo Magri a Gianfranco Fini:

“Berlusconi fa quello che ha sempre fatto: dà ordini. La natura della sua personalità è incompatibile con opinioni diverse dalla propria. Chi non è d’accordo o viene cacciato o se ne va. Tutta intera la sua filosofia si riassume nella concezione aziendale, o padronale, o proprietaria: ognuno la chiami come vuole. Ma finché si tratta del Milan e di Mediaset, passi. Non è invece accettabile nel caso di un partito politico”.

Dal petrolio alle ostriche. L’impero di Khamenei vale 95 miliardi di dollari. Scrive Maurizio Molinari:

“La stima del valore della «Setad» – acronimo persiano per «Quartier generale per l’esecuzione dell’ordine dell’imam» – è frutto di un’inchiesta di «Reuters» sull’organizzazione che venne creata dall’ayatollah Khomeini poco prima della sua morte nel 1989 a fini di beneficenza per i poveri, i veterani e le vittime delle guerra Iran-Iraq, sfruttando le proprietà abbandonate dopo la rivoluzione del 1979. Ma anziché essere dissolta dopo 24 mesi, come era stato previsto da Khomeini, è arrivata quasi al traguardo di un quarto di secolo diventando la base economica del potere politico-militare di Ali Khamenei.

Sono i documenti della «Setad» depositati presso la Banca Centrale di Teheran e le indagini condotte dal ministero del Tesoro americano a descrivere le caratteristiche di questo imponente complesso economico-finanziario: investimenti per 52 miliardi di dollari nel settore immobiliare, in 37 aziende colpite da sanzioni Usa inclusa una dal valore di 40 miliardi di dollari, in una ventina di imprese pubbliche per 3,4 miliardi di dollari e in 24 società di beneficenza”.

Il Giornale: “Prove di tassa unica”. Letta tira a campare. Editoriale di Salvatore Tramontano:

Oui, je suis Enrico Letta. Non basta­no tasse, crisi e burocrazia, gli ita­liani ora devono fare i conti perfi­no con un premier che pensa di essere Catherine Deneueve. È l’effetto colla­terale delle larghe intese. È l’egolettismo. È l’autocelebrazione come programma politi­co. È un viaggio ombelicale dalle palle d’ac­ciaio alla faccia di bronzo. È l’idea adole­scenziale che se parli bene di te qualcuno ci crede. È uno schiaffo alla saggezza popolare dei proverbi della nonna, per cui chi si loda, s’imbroda. E spesso cade nel ridicolo. È il vo­lo di fantasia di un ragazzo che da quando sta a Palazzo Chigi si sente un fumetto della Marvel. Ecco a voi Superletta, l’uomo di lat­ta con le «balls of steel». Qualcosa di ibrido tra il Mago di Oz, un campione di wrestling e Iron Man. L’importante è vivere in una real­tà parallela, che non è la stessa degli italiani qualunque. Qualcuno già lo chiama Monti Junior. A Natale lo vedremo in loden.
Egoletta vende ottimismo. La crisi grazie a lui è già finita. «Sono su un aereo in volo sull’Atlantico e già vedo i grattacieli di Manhattan». Peccato che li veda solo lui. Non li vede la Banca d’Italia, la Confindustria, i sindacati, commercianti, artigiani e un’intera gene­razione di senza lavoro. Ma Egoletta insiste: «La sta­bilità è la prima legge, do­po 5 anni, che abbassa le tasse su imprese e famiglia». Non ha detto però in quale Paese. Forse in Svizzera. «En­tro l’autunno l’abolizione del finanziamen­to pubblico ai partiti». È arrivato il freddo, l’inverno è alle porte, e i partiti stanno anco­ra al caldo”.