Telecamere sulla divisa. Così la polizia registrerà gli scontri

di Redazione Blitz
Pubblicato il 14 Maggio 2014 - 10:07 OLTRE 6 MESI FA
Telecamere sulla divisa. Così la polizia registrerà gli scontri

Telecamere sulla divisa. Così la polizia registrerà gli scontri (foto dal Corriere della Sera)

ROMA – Telecamere montate sulla divisa dei poliziotti che svolgono servizio di ordine pubblico. Congegni appuntati sul petto per filmare quanto accade durante le manifestazioni, ma anche fuori e dentro gli stadi. Il Viminale dà il via libera alla sperimentazione a Roma e Milano.

Dopo le polemiche per quanto accaduto nel corso dei cortei e soprattutto allo stadio Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina, si decide di accelerare la procedura che consente l’utilizzo dei dispositivi per la registrazione. E non è escluso che il primo appuntamento possa essere quello di sabato prossimo nella capitale, quando sfileranno i movimenti che chiedono la tutela dei “beni comuni” e protestano contro le privatizzazioni. Il test durerà sei mesi. 

Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:

La scelta del capo della polizia Alessandro Pansa prevede l’uso di 150 apparecchiature ad alta definizione. Per fissare i criteri di impiego, nelle prossime ore sarà diramata una circolare alle questure e alle prefetture. Ma le regole sono già state decise. Saranno i capisquadra dei reparti mobili a tenere la telecamera. Ognuno di loro «governa» un gruppo di dieci agenti e questo vuol dire che le riprese riguarderanno almeno 1.500 uomini. Naturalmente il raggio d’azione sarà molto più ampio e in caso di situazioni critiche è previsto che il funzionario più vicino si posizioni in modo da documentare quanto sta accadendo con l’obbligo di riprendere che cosa fanno tutte le parti coinvolte e quindi anche con la possibilità che siano più telecamere a filmare la scena.

Al momento si è scelto di cominciare dalle due città dove maggiore è il numero dei cortei, ma è possibile che già prima della fine della sperimentazione si allunghi l’elenco. Anche perché l’idea è quella di partire con l’attività di ordine pubblico, ma poi coinvolgere altri reparti, primo fra tutti quello delle volanti in modo che gli agenti di ronda possano filmare gli interventi effettuati. Gli apparecchi hanno una tecnologia digitale e «riversano» il materiale in un server protetto che però dovrà essere messo a disposizione della magistratura in caso di incidenti o per l’accertamento di altri possibili reati sia da parte dei manifestanti sia dei poliziotti.

Era stato il Sap, uno dei maggiori sindacati di polizia, il primo a chiedere l’utilizzo delle telecamere. E per rafforzare la propria campagna ha distribuito ai poliziotti iscritti in Emilia Romagna «che svolgono lavoro di strada» circa ottocento «spy pen», dispositivi che consentono di avere immagini e voci di quanto succede durante il servizio. Un’iniziativa inizialmente guardata con diffidenza dai vertici del Dipartimento e adesso fatta propria con strumentazioni più sofisticate e soprattutto con una pianificazione mirata.

Il segretario Gianni Tonelli è lapidario: «Sbaglia chi pensa che la telecamera sia utilizzata soltanto a garanzia dei poliziotti. Poter documentare ciò che succede in strada è una forma di trasparenza soprattutto per i cittadini. La registrazione riguarderà infatti sia i manifestanti e i tifosi sia gli agenti dei reparti mobili. La nostra è stata una battaglia di civiltà che adesso sta dando i primi frutti. Durante l’ultimo corteo a Roma e allo stadio Olimpico abbiamo avuto la percezione di quanto fosse necessario avere la prova dei fatti. Noi siamo convinti che le telecamere saranno un deterrente forte per ogni forma di violenza, siamo certi che questa iniziativa consentirà a tutti di tornare a vedere le partite e partecipare alle manifestazioni nella massima tranquillità. Aspettiamo l’esito di questo test, con la convinzione che sia un passo fondamentale per giungere a una revisione totale delle norme» .

Durante l’ultimo convegno del Sap — poi finito al centro delle polemiche per l’applauso dei poliziotti ai colleghi condannati per la morte di Federico Aldrovandi — era stato Pansa ad annunciare il varo di nuove regole d’ingaggio per i poliziotti. In particolare il prefetto aveva sottolineato come «il regolamento serve a bilanciare esattamente il ricorso all’esercizio legittimo della forza attraverso le modalità che devono essere confrontabili correttamente con la violenza che i tutori dell’ordine subiscono nel corso delle manifestazioni, nel corso dei loro interventi».