L’Ucraina ha scelto di voltare le spalle all’Unione Europea, Franco Venturini per Corriere

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2013 - 12:02 OLTRE 6 MESI FA
L'Ucraina ha scelto di voltare le spalle all'Unione Europea, Franco Venturini per Corriere

L’Ucraina ha scelto di voltare le spalle all’Unione Europea, Franco Venturini per Corriere

ROMA – L’Ucraina ha scelto, ha scelto di voltare le spalle all’Unione Europea e di restare nella sfera d’influenza della Russia. “I brutali ricatti di Putin hanno vinto – scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera –  la dignità dell’Europa ha perso”.

Ecco l’articolo di Venturini:

Da mesi ormai l’Ucraina, per metà filo-russa e per l’altra metà filo-occidentale, era al centro di un braccio di ferro triangolare tra Bruxelles, Mosca e Kiev. L’Europa proponeva uno storico accordo di associazione da firmare a Vilnius il 29 prossimo; Putin reagiva esercitando pressioni economiche inaudite sul presidente ucraino Yanukovich; e quest’ultimo tentava di dare un colpo al cerchio e uno alla botte cercando di ricavare il massimo possibile dall’una o dall’altra opzione.
La decisione annunciata da Kiev rappresenta ora una scelta precisa e anche pragmatica: l’Ucraina non ce l’avrebbe fatta a sopportare il peso di una Russia ostile perché l’Europa non avrebbe «compensato» a occidente le perdite subìte a oriente. E quanto alla pericolosa rivale Tymoshenko, meglio tenerla dietro le sbarre a portata di mano. In una Ucraina da sempre dilaniata al suo interno, non sorprende l’opportunismo di Yanukovich. Piuttosto, occorre riflettere sulla estrema durezza di quel Putin che sta per arrivare in visita in Italia e in Vaticano, e occorre anche versare le solite lacrime sulla inettitudine di una Europa ancora una volta divisa (ma questa volta segretamente). Per la Russia l’Ucraina non è un vicino qualsiasi. E’ il luogo dove nacque la civiltà russa e prese forma la sua identità religiosa. Ma se le sensibilità culturali vanno messe in conto, la reazione del Cremlino davanti alla possibilità che Kiev «passasse dall’altra parte» hanno superato ogni precedente non bellico. Settimana dopo settimana, mentre il negoziato procedeva, la Russia di Putin ha ridotto le importazioni dall’Ucraina fino a bloccarle, ha reclamato cospicui arretrati nei pagamenti energetici, ha elaborato un piano che avrebbe completamente isolato, verso Est, la già dissestata economia ucraina, ha evocato la possibilità di disordini sociali. E questa è soltanto la parte nota. Yanukovich ha tentato di fare l’equilibrista per un po’. Ha concluso accordi con multinazionali Usa per l’estrazione del gas di scisto, nella speranza di acquisire l’autonomia energetica nel 2020. E ha proposto una soluzione irrealistica: quella di firmare con l’Europa e di diventare nel contempo membro della «Unione euroasiatica» , la creatura geopolitica di Putin che per ora si limita agli accordi doganali e cui la partecipazione dell’Ucraina è necessaria per fare un salto di qualità. Ma quel che più contava per Kiev era che l’Europa prometteva 500 milioni di euro di risparmi doganali l’anno, 186 milioni per avviare le riforme richieste (tra cui l’indipendenza della Procura, una rivoluzione) e altri 610 milioni a riforme completate. Noccioline, se paragonate alle perdite  di molti miliardi sul fronte opposto. In realtà Bruxelles sembra aver condotto una operazione tanto delicata senza aver mai fatto bene i conti. E la «questione ucraina» è stata affidata ai polacchi e ai baltici, ferventi sostenitori dell’associazione, mentre a Berlino, a Parigi, a Roma, dietro l’appoggio di facciata ci si chiedeva chi avrebbe domani «pagato la fattura ucraina».
Con il bastone la Russia è riuscita nel suo intento, con una carota avvizzita l’Europa deve ora vergognarsi fino alla prossima occasione, se e quando ci sarà. Ma visto che Putin è in arrivo in Italia, cerchiamo almeno di dirgli che i suoi ricatti non ci sono piaciuti.