ROMA – “Continuare in un’opera di delegittimazione dei corpi di polizia sarebbe un vero suicidio da parte dello Stato e un grave colpo all’identità nazionale. Questo rischio è tutt’altro che remoto”.
Con parole dure e scandite da Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, il Corriere della Sera prende posizione in prima pagina sul logoramento in atto del rapporto fra lo Stato e le sue forze dell’ordine.
Esorta Marco Demarco:
“Si rifletta sulla catena di misure legislative di recente ipotizzate o rispolverate:
1. la richiesta di apporre su tutti i caschi e su tutte le divise un Id number, un codice identificativo;2. l’invito avanzato al capo della polizia Alessandro Pansa dal presidente della Camera Laura Boldrini, su suggerimento del presidente della commissione diritti umani, Luigi Manconi, di eliminare il segreto dai procedimenti disciplinari interni al corpo;
3. l’accelerazione data, guarda caso proprio in questo contesto, alla discussione parlamentare sul disegno di legge che introduce il reato di tortura.
Tutto ora, tutto insieme, come se il nemico numero uno fosse il poliziotto, non il violento di professione o chi attenta al bene comune.
In Inghilterra, l’Id number sulle divise c’è dal 2005, ma è da tempo che lì negli stadi si va con la famigliola al seguito, senza l’incubo delle bombe carta o delle risse sugli spalti. Anche in Svezia e in Germania gli ufficiali di polizia sono tenuti a farsi facilmente identificare, eppure non risulta che da quelle parti le finali di Coppa dipendano da un Gerry ‘a carogna o che un Gastone già noto ai giudici possa tirar fuori una pistola e sparare per uccidere.
Può sembrare un paradosso, ma gli addetti ai lavori dicono che nel corpo a corpo gli uomini in divisa di solito hanno la peggio, da qui la richiesta di fissare un limite minimo di distanza per i manifestanti. Sarebbe un ulteriore inutile formalismo, può darsi.
Ma quanta sommarietà, quanto populismo istituzionale e quanta demagogia ci sono nel chiedere oggi, in nome della trasparenza, ma nell’indifferenza di una possibile incostituzionalità, la pubblicizzazione degli atti relativi ai provvedimenti disciplinari dei poliziotti e solo dei poliziotti? Di lotte spettacolari ne abbiamo già viste tante. Di spettacolari vittorie dello Stato, a partire dagli stadi, non abbastanza.
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