Università, monta lo scandalo dei concorsi e i politici litigano sul 2 giugno

Pubblicato il 3 Giugno 2012 - 11:09 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è incappato, probabilmente anche lui a sua insaputa, in una brutta storia, quella che ieri il Sole 14 Ore aveva battezzato “la controriforma” dell’Università e oggi, in risposta all’attacco del quotidiano degli industriali, ha trovato la strada per una mega intervista su Repubblica, che il quotidiano ha ritenuto degna del titolo principale della prima pagina.

Davvero bizzarra l’intera vicenda, che però è educativa per chi si appassiona del tema manipolazione dei media. Il primo segnale contro la riforma Profumo era venuta da un quotidiano di destra, Libero, e quindi la cosa non preoccupava: che Libero difendesse la riforma della odiata Mariastella Gelmini era più che naturale e in più qualsiasi cosa avesse il marchio Gelmini già di suo era impura e da bruciare. Ieri però è stato il Sole 24 Ore a andar giù pesante e Profumo, che prima di diventare ministro era rettore del Politecnico di Torino, si è sentito a sua volta bruciare. Profumo deve possedere una smisurata consapevolezza del suo io e sa scegliere bene gli interlocutori. Se c’è una tavola rotonda per quanto insignificante a Torino, sua città d’adozione, ci vola, ma se c’è l’inaugurazione dell’anno accademico a Genova, lui che è di Savona, fa dire all’ultimo momento che non può. Se poi lo invitano a Napoli, manda un attendente a leggere il Verbo, ma lui non ci va “per motivi istituzionali”.

Ma con il mondo degli industriali non si scherza. E quando da quella parte arriva l’accusa che con la riforma da lui avviata Profumo smantella una delle cose buone fatte dalla Gelmini e rischia invece di riportare i concorsi sotto la tutela delle camarille nepotistiche locali, ovviamente nasce la necessità di replicare e la scelta di Repubblica è accorta. Anche se si tratta di un rehash di cose che al Ministero si tramandano da generazioni, Repubblica ci apre il giornale: “Scuole e atenei, ecco la riforma: Così premieremo i migliori tra studenti e docenti. Sconti fiscali ai ragazzi più meritevoli, ma solo se meno abbienti”. Ci si chiede che sconti fiscali si possano elargire ai meno abbienti, che, in quanto tali, forse le tasse non le pagano nemmeno. Una volta c’erano delle solide, per quanto insufficienti, borse di studio, ma qualche ondata post ’68 le ha rimosse perché non di sinistra.

In un angolo sulla prima pagina di Repubblica (anche il Messaggero, quotidiano di Roma, le dà maggiore risalto), la principale notizia della giornata è il titolo principale del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore: “Generali, scontro al vertice”; “Sfiduciato Perissinotto. Al timone arriva Greco”. Se non è la prima volta in assoluto, certo è la prima volta nel dopoguerra che, nella più grande azienda italiana, che fa oltre 120 miliardi di euro di fatturato, l’amministratore delegato cioè il capo esecutivo, viene licenziato su due piedi dai soci col voto di sfiducia dei loro rappresentanti in Consiglio di amministrazione, contro il parere anche di consiglieri indipendenti. Cosa grossa, che provoca domande. Massimo Mucchetti sul Corriere si interroga: “E ora Mediobanca? La nebulosa dei poteri impalliditi”.

Su Libero Nino Sunseri risponde; “Generali rischia di diventare il bancomat di Mediobanca”. Chiarisce Vittorio Malagutti: “Golpe Generali, Mediobanca non fa prigionieri” e “impone” il nuovo amministratore delegato. Secondo Malagutti, il destino di Giovanni Perissinotto è stato determinato dal declino in Borsa del titolo Generali (ma di questi tempi…) e soprattutto dal sospetto diffuso in Mediobanca che lo stesso Perissinotto fosse troppo tiepido nei confronti della cordata che sta ancora cercando di far saltare  la fusione Unipol-Fonsai.

Se fosse vero, non ci sarebbe nulla da rimproverare a una iniziativa che ostacoli la nascita di un mini colosso nelle assicurazioni, certo concorrente più grosso e agguerrito delle due metà, ma il piccolo particolare che turba il quadro è che Mediobanca, primo azionista delle Generali, vanta un credito di un miliardo di euro verso il padrone di Fonsai, Salvatore Ligresti, che andrebbe perduto se Fonsai salta.

Poi ci può essere anche la partita del Corriere della Sera. Perissinotto aveva detto che intendeva vendere quel 4 per cento di Rcs, editore del quotidiano di Milano, detenuto da Generali e subito Diego Della Valle, che fa quello dell’anti establishment, si era detto pronto a comprarla. Ma la quota Generali, unita alla sua propria, fa di Mediobanca il primo azionista del quotidiano della classe dirigente del Nord. E con il Corriere non si scherza, diceva Craxi.

Malagutti in poche righe traccia il profilo del nuovo capo delle Generali, Mario Greco, del quale tutti dicono un gran bene, è un esperto di assicurazioni, ha fatto un eccellente lavoro alla testa del “colosso svizzero Zurich” e si trova ora, per un verso o per l’altro, a confrontarsi con due importanti nemici. L’ex suo capo in Allianz-Ras Enrico Cucchiani, che ora è amministratore delegato di Banca Intesa e l’ex suo mancato capo Corrado Passera, oggi ministro dello Sviluppo e che, nel 2007, senza ai ne’ bai gli chiuse sotto la sedia l’azienda che lo stesso Greco si era costruito, lasciandolo a spasso.

La parata del 2 giugno fa ancora titolo con lo strascico delle polemiche. Libero: “Chi ci fa la festa. La parata dei tromboni” (sotto la foto di Mario Monti, Renato Schifani, Giorgio Napolitano e Gianfranco Fini). Ma “Napolitano difende la parata” (Messaggero), dice: “Terremoto strumentalizzato” (Corriere della Sera) ed “è lite” con Di Pietro. “Parata di polemiche, lite Colle-Di Pietro” titola il SecoloXIX, ignorando che a Genova non ci sono colli, ma solo aspre e brulle montagne. Stesso errore al Mattino, che a sua volta ignora che su Napoli non incombe un colle ma il Vesuvio: “Il Colle: Di Pietro non sa di che parla”. Il Giornale va un po’ troppo in là: “I funerali della Repubblica. I terremotati” e sotto foto di Massimo D’Alema, Napolitano e Fini.

Solo la Stampa, dando voce alla vocazione orientalista dei torinesi, apre con l’Egitto: “Ergastolo per Mubarak”.

Spazio sulle prime pagine anche al Papa, in visita a Milano. Per il Sole 24 Ore e la Stampa  è la famiglia il tema principale e il Corriere della Sera batte tutti, avvolgendo il numero di oggi (è il family day) in una super copertina intitolata: “Famiglia, teatro del mondo” per la quale ha mobilitato Claudio Magris e un disegno di Mario Donizzetti, pittore contemporaneo di fama internazionale e di passione per temi religiosi. Per il Messaggero invece  è l’invito ai partiti ad astenersi dalle false promesse. Per Repubblica è l’aborto, ma anche il ritorno del corvo, autore di “lettere contro Bertone e Gaenswein”. Per il Manifesto si tratta di una “esangue dottrina contro nuove famiglie, eutanasia e aborto”; il papa “appare stanco e distante da una coscienza cattolica adulta”, travolto com’è “dalle rivelazioni dei documenti segreti”. Sintesi: “Urbi et corvi”.

Crisi, tasse, euro oggi sono un po’ sotto sordina, è domenica. Il direttore del Corriere della Sera affronta il tema con il suo articolo di fondo: “Euro e degrado delle burocrazie. Moneta di tutti (e di nessuno)” : “La moneta unica va difesa a tutti i livelli. L’Ue deve dimostrare di esistere come entità politica”.

Repubblica diffonde l’ultimo sondaggio: “Il voto degli italiani, addio al centrodestra. Grillo tallona il Pdl”. Sospiro di sollievo: “Monti in recupero”.

Sulla Stampa, Carlo Verdone descrive, con un proprio articolo, la sua esperienza di regista a Torino della Cenerentola di Gioacchino Rossini, che oggi e domani sarà in diretta su Rai1.

La Gazzetta dello Sport annuncia: La nazionale cambia modulo ” per la Spagna: “Italia stile Juve”.