Vatileaks, Emiliano Fittipaldi (“Avarizia”): “Sostengo Papa”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Novembre 2015 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
Vatileaks, Emiliano Fittipaldi ("Avarizia"): "Sostengo Papa"

Emiliano Fittipaldi (Foto Lapresse)

ROMA – “Sono un sostenitore del papa, di cui ho grande fiducia. Ne vedo i limiti ma anche la grandezza. Spero quindi che il mio libro permetta a Francesco di avere le mani più libere”: così Emiliano Fittipaldi, autore di “Avarizia: le carte che svelano ricchezza, scandali e segreti della Chiesa di Francesco”, uno dei due libri che, insieme a “Via Crucis” di Gianluigi Nuzzi, ha fatto esplodere il nuovo caso Vatileaks sugli scandali economici all’interno della Chiesa nel biennio di papa Francesco. 

Valerio Gigante, di Micromega, ha intervistato l’autore.

Il tuo libro è stato accolto in modo contrastante dai giornalisti che si occupano di informazione ecclesiastica. Molti ti hanno rimproverato di non fare un buon servizio alla causa di papa Francesco. Ma il ruolo di un giornalista, di chi fa una inchiesta, è quello di servire una “causa”?

“Quello che hai rilevato non è avvenuto solo nel mondo dell’informazione vaticana, ma nel mondo giornalistico tout court. Basta pensare che Massimo Franco nel corso di una trasmissione televisiva mi ha incalzato chiedendomi se prima di pubblicare il mio libro non mi fossi posto il dubbio di essere stato strumentalizzato da qualcuno. È una domanda maligna, perché un giornalista in generale e uno di inchiesta in particolare ha il compito di trovare una notizia – se ne è capace – verificarla, capire se sia di interesse pubblico, se sia deontologicamente corretto pubblicarla e poi, fatto questo, ha il diritto ma anche il dovere di pubblicare, altrimenti è sospettabile di essere un potenziale ricattatore, che tiene per sé informazioni rilevanti. Una domanda del genere di quella di Franco in Paesi come gli Stati Uniti non avrebbero mai potuto farla”.

La figura, il carisma, i modi informali e lo stile sobrio del papa hanno, di fatto, contribuito ad occultare all’opinione pubblica ed all’informazione ciò che invece il tuo libro ha svelato. Dalle tue ricerche che immagine ti sei fatto del ruolo svolto dal papa in questi oltre due anni di pontificato?

“Il mio libro racconta quello che non il papa, ma la propaganda vaticana era riuscita ad occultare, sostenendo che sotto Francesco la riforma della Chiesa fosse stata già in fase avanzata. In realtà io penso che Francesco stia veramente tentando di riformare la Chiesa. Lo sta facendo in maniera molto cauta, anche perché è papa da soli 2 anni e mezzo, e che abbia trovato delle resistenze straordinarie, come abbiamo visto anche durante il Sinodo sulla Famiglia. La Chiesa povera dei poveri che Francesco auspica e chiede ai suoi cardinali che sia realizzata è ancora molto lontana dal diventare realtà”. (…)

È però un fatto incontrovertibile che il card. Pell, sulla cui figura ti soffermi a lungo nel tuo libro, lo abbia voluto papa Francesco…

“Rispondo con una battuta: il papa avrebbe bisogno di un buon direttore del personale… nel senso che è vero: i commissari della Commissione referente sull’Organizzazione della Struttura Economico-Amministrativa della Santa Sede (Cosea) sono stati scelti da lui; e anche Pell, il braccio destro economico della nuova gigantesca segreteria dell’economia è stato nominato da Bergoglio. Ma il papa viene da Buenos Aires, non può conoscere tutto e tutti. Si è, a mio giudizio, fidato di qualcuno in Curia che gli ha consigliato di scegliere Pell perché il cardinale australiano ha una fama di ottimo amministratore finanziario, che si è formata sin dai tempi in cui era arcivescovo. Si tratta però di una fama che nasconde più di una insidia, nel senso che Pell, per tutelare la sua diocesi dal punto di vista finanziario, ha attuato una politica molto aggressiva nei confronti delle vittime dei pedofili che chiedevano alla sua Chiesa, quella di Sydney, ingenti risarcimenti. Una relazione della commissione di inchiesta sulla pedofilia istituita dal governo di Canberra, di cui riferisco nel mio libro, definisce il comportamento di Pell addirittura non in linea con quello di un buon cristiano. Insomma, Pell era già chiacchierato al tempo della sua nomina. E chiamarlo in Vaticano è stata senza dubbio una scelta sbagliata”.

C’è poi la questione degli immobili vaticani affittati a prezzi di favore a vip, raccomandati e potenti di vario tipo. Un’altra bella contraddizione per il papa che fa costruire le docce per i poveri dentro le mura vaticane e chiede a diocesi ed istituti religiosi di aprire le proprie case ai migranti ed ai rifugiati…

“In questi anni ci si è concentrati solo sul povero Bertone, per la storia del suo appartamento che poi è risultato essere di dimensioni inferiori, seppure cospicue, rispetto a quello che è stato scritto sui giornali. Ma ci sono ecclesiastici che vivono in appartamenti molto più grandi di quello di Bertone. Sono circa 5000 gli appartamenti di Propaganda Fide, molti sfitti, che valgono una cifra che secondo me è sottostimata, ma che si aggirerebbe intorno ai 4miliardi di euro”.

Resta però il fatto che se il papa non sa chi abita negli immobili di proprietà del Vaticano sa però come e dove vivono i suoi cardinali…

“Certo, lo sa e a lui piacerebbe che i cardinali si comportassero in maniera più sobria. Lo stesso card. Parolin, lo scrivo nel mio libro, era a Santa Marta ma la scorsa estate si è spostato nel Palazzo Apostolico. Più in generale, è tutta la gestione del patrimonio immobiliare che fa discutere. Ci sono affitti a prezzi molto bassi. La Cosea ha spiegato che per anni sono state accettate trattative al ribasso sugli affitti. Un andazzo che Filoni, il prefetto di Propaganda Fide, sta cercando di cambiare in modo che alla scadenza degli attuali contratti i prezzi di locazione possano essere adeguati alle tariffe di mercato. Questo per dire che Francesco e chi segue la sua linea cerca comunque di darsi da fare”.

Arriviamo alla questione forse più scandalosa tra tutte quelle che racconti, quella dello Ior. Lì la propaganda che parlava di rivoluzione, trasparenza, pulizia era in atto da anni, dai tempi di Benedetto XVI. Tutti raccontavano di una dinamica inarrestabile di adeguamento agli standard internazionali. Invece…

“Allo Ior è ancora in atto un enorme scontro di potere. E a governarlo sono stati messi personaggi controversi, come Joseph Zahra e Jean-Baptiste de Franssus. Soprattutto Zahra, finanziere maltese di un paese fino al 2010 considerato paradiso fiscale. A maggio Zahra aveva chiesto al papa il permesso di aprire per conto del vaticano una Sicav (una società d’investimento a capitale variabile) in Lussemburgo. Intendeva così gestire più liberamente i miliardi dello Ior. In un paese, per di più, che presentava indubbi vantaggi dal punto di vista fiscale. Il progetto era stato approvato dal Consiglio di sovrintendenza della banca, ma poi è stato bloccato dalla Commissione cardinalizia di vigilanza e dal papa in persona. Poi c’è Renè Brulhart, capo dell’Aif, che ha sottoscritto un accordo di gentleman agreement con la Banca d’Italia sulla trasparenza; nonostante ciò, si scopre che sono ancora aperti presso lo Ior un centinaio di conti intestati a laici che non dovrebbero averlo. E in ogni caso nessuno sa dove siano finiti i soldi dei vecchi clienti fuoriusciti negli ultimi anni. Migliaia di posizioni che restano misteriose; capitali che, contrariamente alla favoletta della trasparenza, non sappiamo dove siano andati. Si sospetta in parte in Germania, dove le autorità antiriciclaggio sono assai deboli rispetto a quelle di altri Paesi europei e della stessa Uif italiana”. (…)

Questo scandalo esplode a pochi anni di distanza dal precedente. Oggi il re, cioè la Chiesa gerarchica (e forse anche il papa), è di nuovo nudo. E rivestirlo per l’ennesima volta non sarà facile. Cosa pensi succederà ora nella Chiesa?

“Sono un sostenitore del papa, di cui ho grande fiducia. Ne vedo i limiti ma anche la grandezza. Spero quindi che il mio libro permetta a Francesco di avere le mani più libere. I fatti raccontati nel mio libro in tanti forse li intuivano, alcuni li sapevano, ma ora tutti hanno la possibilità di verificarli. Tanto più che ad una settimana dall’uscita delle anticipazioni sul mio libro non c’è stata una smentita, nemmeno su qualche aspetto secondario dell’inchiesta. Tutto ciò consentirà – almeno è ciò che auspico – al papa di agire in maniera più rapida ed incisiva. Anche perché ora c’è un’opinione pubblica che comincerà ad esigere reali cambiamenti. Assai più che in passato”.