Vincenzo De Luca, l’intervista a Repubblica: “Non mi dimetto anche se indagato c’è una strategia della diffamazione”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2013 - 13:19 OLTRE 6 MESI FA
Vincenzo De Luca, l'intervista a Repubblica: "Non mi dimetto anche se indagato c’è una strategia della diffamazione"

Vincenzo De Luca, l’intervista a Repubblica: “Non mi dimetto anche se indagato c’è una strategia della diffamazione”

SALERNO – “Non mi dimetto anche se indagato c’è una strategia della diffamazione”, Vincenzo De Luca, sindaco e viceministro, intervistato da Repubblica, si difende dopo esser stato iscritto nel registro degli indagati per il cantiere del “Crescent”: “La verità è che di fronte ai nostri risultati, c’è chi è impazzito. Sono disgustato dalla strategia della diffamazione”.

Ecco l’intervista a Repubblica:

Sindaco, lei è dominus a Salerno da 20 anni. Pur tralasciando l’indagine antimafia che non ha ancora indagati né reato: ma non la imbarazza il fatto che Renzi a Salerno sia arrivato a quota 98%? Può bastare la giustificazione che anche Bersani arrivò ad analoghe cifre, sostenuto da lei?

«Dominus? Di me stesso, e con difficoltà. Osservo che c’è chi è letteralmente impazzito di fronte ad un risultato congressuale nongradito. Sono disgustato da questa strategia della confusione e della diffamazione».
Chi sono i nemici suoi e di Renzi?
«Guardi, la volgarità offende chi la usa, non chi la subisce. Sanno tutti che qui c’è una realtà di Pd, fra le poche al Sud, fatta di correttezza, militanza, di tessere non gonfiate e non finte, di partecipazione. Penso di rappresentare un’esperienza fatta di risultati, rigore spartano, correttezza e trasparenza. In realtà i risultati congressuali sono figli del distacco profondo dal gruppo dirigente e da modalità congressuali demenziali ».
Sì, ma a Salerno è successo qualcosa di strano…
«A Salerno ho avuto al Comune il 75 per cento dei voti fra tutti i cittadini. È immaginabile che fra i soli Pd si arrivi oltre il 90. Il problema vero non è questo: è che a votare per Cuperlo sono andati in 50. Chi li ha fermati, in un clima di assoluta serenità? E comunque, cosa è cambiato rispetto al voto identico ottenuto da Bersani? Detto questo, ribadisco che rimarrò estraneo allo spirito di crociata».
Lei è stato appena inquisito, con altri trenta, per la maxi opera “Crescent”. Un renziano può non dimettersi se indagato?
«Dimettersi se indagati? In un paese nel quale le iniziative giudiziarie durano 15 anni e si concludono nel nulla? Sarebbe pazzia, barbarie giudiziaria. Ci si dimette per condanne definitive, salvo che per ipotesi di reato infamanti ».
E può tenere due cariche da circa 200 giorni?
«Quale doppio incarico? Un incarico solo. L’altro è virtuale».
Certo, lei non ha ancora le deleghe da viceministro. Che però non le assegnano perché è ancora sindaco. Un politico abituato a dire le cose con brutalità, come lei, non può nascondersi che i due ruoli siano incompatibili, punto.
«Su questa vicenda ho rispettato la legge, avviando la proceduradi decadenza; altri no. È falso che non si assegnino perché sono sindaco. Una proposta me l’ha fatta già Lupi quattro mesi fa; prevedeva per me la direzione degli “Affari Statistici e Informatici”. Una provocazione. Non accetto ricatti politici. La lobby burocratico-affaristica che aleggia sul Ministerova smantellata. Chi ha deciso di svendere il Pd? E di consegnare nelle mani di una persona il più grande comparto di spesa ed investimenti del Paese? E il partito (con la P maiuscola) dov’è, cosa fa, quando interviene, quando decide? »
Solo qualche settimana fa aveva attaccato frontalmente il governo Letta. E ora? È soddisfatto dell’azione di governo?
«Chi impediva al presidente Letta di indicare, in 24 ore, un ministro autorevole e non di parte, al posto della Cancellieri? Ho sentito dire che il governo è più forte perché più compatto. Ma come si fa a non vedere il campo minato parlamentare che si prospetta?».