Vincenzo Giordano (M5s): “Ho portato il M5S dal 26 al 2 per cento ma la colpa è dei calabresi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 29 Ottobre 2014 - 08:48 OLTRE 6 MESI FA
Vincenzo Giordano (M5s): "Ho portato il M5S dal 26 al 2 per cento ma la colpa è dei calabresi"

Vincenzo Giordano (M5s): “Ho portato il M5S dal 26 al 2 per cento ma la colpa è dei calabresi”

ROMA – “Passare dal 25 per cento delle politiche all’1,86 delle comunali – scrive Annalisa Cuzzocrea di Repubblica – Il miracolo al contrario il Movimento 5 stelle lo ha fatto a Reggio Calabria. Ma per il candidato sindaco, Vincenzo Giordano, la cui lista aveva battuto quella del meet up concorrente grazie alle comunarie sul blog: i due risultati non sono paragonabili, e la colpa è di questa città, che vota solo amici e parenti”.

L’intervista completa:

Il risultato è disastroso, non crede di dover fare autocritica?
«Se va sul profilo Facebook di Giordano Vincenzo la trova. Non siamo stati capaci di convincere quei 53mila cittadini che si sono astenuti. Il voto per il Movimento era lì, le nostre battaglie sui tributi locali e sulla mafia non sono bastate».
Si è votato mentre Grillo diceva che la mafia aveva una morale.
«Faccio parte di Libera, non posso condividere quelle parole, ma voi le decontestualizzate, non capite l’ironia».
È pesato il fatto che in Calabria non si sia fatto vivo?
«Sì, assolutamente sì. E per i tempi tecnici dello staff ci siamo ritrovati a fare solo venti giorni di campagna elettorale».
Perché vi siete fatti la guerra. Di quanto avevate prevalso sull’altra lista alle “comunarie”?
«Lo staff purtroppo non ce lo ha mai comunicato, ma io alla fine del voto ho visto che il mio video aveva 240 visualizzazioni, quello del mio avversario 77».
La divisione ha creato problemi?
«Ci hanno denigrato tutto il tempo, e per il mio ruolo non ho potuto difendermi. Ma non è per questo che non siamo riusciti a portare uno o due eletti in consiglio ».
Allora perché?
«Mi dicevano tutti “Sei una brava persona, ma devo votare mio cugino, mio zio”. Si può votare per parentela? Ho avuto 700 voti in più della lista, ma non me ne faccio niente».
Un 61 per cento di parenti, quello andato a Falcomatà?
«Guidava 11 liste, noi ne avevamo una di 21 persone».
Magari avete sbagliato strategia.
«La nostra è la strategia del Movimento, ed è giusta. In una città del genere, io non ho chiesto il voto a una persona».
Ancora la città.
«Qui c’è un muro di gomma, chi vince lo fa sempre con allunghi opachi e per una logica di voti di scambio, di favori».
Quindi la vittoria di un ragazzo di 31 anni alla guida del centrosinistra che non vinceva da 13 per lei è in continuità col passato?
«Certo. Non è cambiato nulla, e adesso non c’è neanche un’opposizione. Ma noi – anche se non abbiamo più il simbolo perché è decaduto con la sconfitta della lista – continueremo con i nostri banchetti. E andremo con le telecamere in consiglio comunale».