Vitalizi, proposta abolizione da subito e voto anticipato?

di redazione Blitz
Pubblicato il 24 Gennaio 2017 - 15:51 OLTRE 6 MESI FA
Vitalizi, proposta abolizione da subito e voto anticipato?

Vitalizi, proposta abolizione da subito e voto anticipato?

ROMA – Sepolta in Commissione Affari Costituzionali, da oltre due anni, giace una proposta per abolire i vitalizi, primo firmatario Matteo Richetti (Pd). L’obiettivo, secondo quanto riportato dal Messaggero, sarebbe quello di scongelarla al più presto e renderla operativa fin da subito così da mettere a tacere i detrattori del voto anticipato che sperano di arrivare a fine legislatura per intascare l’agognata pensione.

Secondo la proposta originaria, l’idea è di trasferire all’Inps, come per gli altri lavoratori, la previdenza dei parlamentari e di abolire anche gli ultimi odiati privilegi. Per il Pd significherebbe dare battaglia ai Cinque Stelle sul loro stesso campo di gioco e andare al voto in un clima decisamente meno avvelenato.

Come spiega Claudio Marincola sul Messaggero del 23 gennaio:

Va da sé che la questione sta molto a cuore ai nostri parlamentari. Giacché la loro pensione o vitalizio dal 2012 scatta, sì, a 65 anni, ma solo se si versano almeno 4 anni, 6 mesi e un giorno di contributi mentre i cittadini normali sono costretti a lavorare almeno vent’anni per garantirsi il diritto alla pensione.

Il fatto è che ben due parlamentari su tre, per l’esattezza 438 su 630 deputati e 191 senatori su 315, sono alla loro prima esperienza. Se il loro mandato si chiuderà entro giugno – dunque prima dei fatidici quattro anni sei mesi e un giorno in Parlamento – non avranno diritto al vitalizio. E non solo. Se non fossero rieletti subirebbero una beffa cocente perché perderebbero anche i cospicui contributi versati in questi anni. E si tratta di 40/50 mila euro a testa prelevati dallo stipendio mensile. Da qui la convinzione di molti che non si voterà prima del prossimo 16 settembre, la data in cui i parlamentari alla prima legislatura matureranno i requisiti per garantirsi a 65 anni un assegno mensile di circa 900 euro. Basso il valore economico, alto il valore simbolico.

Ma il 16 settembre è una data che Renzi giudica lontana. I dem se non vogliono allungare la vita alla XVII legislatura hanno dunque più di un motivo per impugnare la bandiera della lotta ai vitalizi e non farsi scippare dai 5 Stelle una battaglia che sentono anche loro. La proposta di legge Richetti, presentata in tempi non sospetti, il 9 luglio del 2015, prevede, oltre all’abolizione del vitalizio una profonda revisione dell’attuale disciplina previdenziale dei parlamentari.
Prevede infatti che venga istituita presso l’Inps una gestione ad hoc dei contributi (e delle future pensioni) di tutti i parlamentari. Le risorse verrebbero trasferite in blocco dal Parlamento nazionale e da quelli regionali con una partita di giro. La legge si applica indifferentemente a tutti gli eletti, ai consiglieri regionali, compresi quelli delle Regioni a statuto speciale – pena la decurtazione dei finanziamenti – e agli ex parlamentari. Le loro pensioni verranno ancorate così alle regole in vigore per tutti gli altri lavoratori dipendenti perdendo dunque anche il privilegio di un calcolo dei contributi leggermente migliore come prevede la riforma del 2012. Riforma che, tecnicamente, abolì il vitalizio tramite nuovi regolamenti parlamentari.

Infuriavano gli effetti della legge Fornero, il ciclone dell’innalzamento dell’età pensionabile pesava come un macigno sulla coscienza dei deputati. Si era già sollevato forte il tema dell’antipolitica. In questo clima è stato istituito anche per i parlamentari un sistema di tipo contributivo. Così che il vitalizio doc è rimasto in vigore solo per i parlamentari cessati dal mandato prima del 2012 e per coloro che sono stati rieletti.

LE CONDIZIONI – Ed ecco la proposta Richetti: prevede per i parlamentari l’obbligo di versare i contributi all’Inps. Stabilisce l’accesso alla pensione per coloro che hanno esercitato il mandato per almeno 5 anni. Applica il calcolo contributivo identico a quello degli altri lavoratori per il calcolo della pensione. Ma introduce anche una novità apparentemente di poco conto, in realtà forse determinante per le sorti della legislatura: la possibilità di computare come anno intero ai fini della maturazione del diritto anche le frazioni di anno superiori a 6 mesi. Basterà restare in Parlamento fino al prossimo primo luglio e poi versare i contributi per i restanti 179 giorni non coperti dal mandato per aver diritto alla pensione. Ipotesi tutt’altro che improbabile se si votasse nelle prime 2 settimane di giugno e il nuovo Parlamento si insediasse ai primi di luglio. Insomma con questo codicillo i parlamentari alla prima legislatura vedrebbero salve le loro future pensioni, sia pure Inps.

Beppe Grillo e il gruppo di parlamentari del M5S hanno sempre rivendicato una sorta di primogenitura, un’esclusiva, un primato sull’indignazione su temi che in realtà anche altri avevano sollevato. Salve lasciare tutto in sospeso. Ci metterenno la faccia? Da qui la controffensiva democrat per disarmare l’opposizione e al tempo stesso accelerare i tempi per andare al voto. Se i grillini proveranno a opporsi l’arma del vitalizio tante volte agitata in passato gli si ritorcerà contro, pensano i dem.