Vittorio Feltri sul Giornale: “Tutta questione di poltrone”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2013 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA
alfano

Alfano (LaPresse)

ROMA – “Ma è soltanto un trucco per salvare la poltrona e l’elettore si vendicherà”. Vittorio Feltri scrive sul Giornale che “Alfano ora ha i parlamentari per tenere in vita il governo Letta. Quando si apriranno le urne si pentirà di aver lasciato Forza Italia.”

Continua Vittorio Feltri:

Frattura doveva esse­re e frattura è stata. Non vale la pena di farla tanto lunga per spiegarne i motivi, che poi si ri­ducono a due. Quelli che se ne sono andati avevano paura di essere tagliati fuori dal gover­no e (in futuro) dalla politica tout court, essendo certi che Silvio Berlusconi sarà escluso dai giochi a causa delle pro­prie vicende giudiziarie; quel­li che sono rimasti in Forza Ita­lia – più numerosi- sono inve­ce convinti dell’immortalità del capo, il quale, decadenza o no,è l’unico in grado di assi­curare un avvenire al partito.

Qui non si tratta di capire chi abbia torto e chi ragione. Probabilmente siamo allo scontro fra due egoismi. Qua­le prospettiva ha il gruppo dei governativi? Quella di aiutare Enrico Letta a sopravvivere per qualche mese, sempre che Matteo Renzi, una volta impadronitosi della segrete­ria del Pd, non decida di mandarlo a casa anzitempo. Poi, che farà il Nuovo centrodestra privo di soldi, di una leadership de­gna di questo nome e di un se­guito popolare pari a quello del Cavaliere?

In primavera si svolgeran­no le elezioni europee. L’ap­punt­amento consentirà di ve­rificare la consistenza degli al­faniani, ammesso che costo­ro abbiano il coraggio- ai limi­ti della temerarietà – di parte­cipare alla competizione. L’istinto mi dice che il neona­to partito si schianterà contro un muro d’indifferenza, poi­ché il popolo dei cosiddetti (impropriamente) moderati preferirà continuare a dare il suffragio a Forza Italia piutto­sto che all’inedita sigla dei fuoriusciti, la cui credibilità è minima.

Infatti chi abbandona un partito in difficoltà (dal quale ha ricevuto tanto) per fondar­ne un alt­ro e andare in soccor­so di un governo egemonizza­to dalla sinistra non può pre­tendere di essere votato in massa dagli elettori di centro­destra. I fuggiaschi non saran­no traditori, ma non fanno bel­la figura. Tanto più che anche uno sprovveduto intuisce che essi sono animati dal deside­rio di non rinunciare alla pol­trona e che agiscono in sinto­nia con Palazzo Chigi e con il Quirinale, probabilmente in base a un patto non scritto te­so (velleitariamente) a elimi­nare i berlusconiani ortodos­si e a costituire un movimen­to centrista cui aderirebbero personaggi di Scelta civica, dell’Udc casiniana, dell’ex Margherita eccetera. (…)

Ma quando arriverà l’ora della verità – il conteggio delle schede depositate nelle urne – gli alfaniani si pentiranno di aver snobbato Forza Italia. Le divisioni infatti indebolisco­no chi le provoca e non chi le subisce. Se poi gli elettori so­spettano che la scissione ab­bia come scopo la conserva­zione di una fettina di potere e annessi privilegi, guai: di­ventano vendicativi e puni­scono.