Bimbo nasce con spina bifida. Ospedale non informa, risarcirà la madre

di Veronica Nicosia
Pubblicato il 17 Ottobre 2013 - 10:23 OLTRE 6 MESI FA
Bimbo nasce con spina bifida. Ospedale non informa, risarcirà la madre

Bimbo nasce con spina bifida. Ospedale non informa, risarcirà la madre

MILANO – “Non hanno informato la mamma sul diritto di interrompere la gravidanza“. Il suo bambino è nato con la spina bifida, patologia invalidante, per una mancata diagnosi. Ora il giudice di Bergamo,  Marino Marongiu, ha ordinato agli Ospedali Riuniti di risarcire la mamma del bimbo per 400mila euro.

A seguito di accertamenti sbagliati, l’ospedale non ha eseguito la diagnosi prenatale della patologia. Per il giudice vi fu ”una mancata informazione”, ”nell’ottica dell’esercizio del diritto della gestante di interrompere la gravidanza”.

Il giudice della Prima sezione civile del tribunale di Bergamo ha disposto il risarcimento per la donna, parla di ”inadeguata visualizzazione nella documentazione fotografica degli organi del feto come necessario per la doverosa completezza dell’esame e in particolare per poter escludere la diagnosi di meliomeningocele (la spina bifida ndr.)”.

La tesi della difesa portata avanti dagli eredi del medico che svolse gli accertamenti, venuto a mancare durante il processo, e dagli Ospedali Riuniti era che la donna ”quandanche informata non avrebbe verosimilmente optato per l’interruzione di gravidanza sia perché la nascita del figlio era attesa e desiderata da tempo”, sia perché la donna, al consulente tecnico del giudice aveva dichiarato di ”non sapere che cosa avrebbe fatto ove fosse venuta a conoscenza della deformazione fetale”.

La seconda circostanza, per il giudice, in particolare, è ”condizionata dall’evento nascita e dal rapporto affettivo instauratosi con il piccolo”, ma il diritto di scelta va considerato ”ex ante e non ex post”, ”né può richiedersi, come deduce la difesa dell’ospedale che per accedere all’opzione abortiva avrebbero dovuto sussistere tutte le ipotesi previste dalla Legge 194, essendo invece sufficiente l’ipotesi del grave pericolo per la salute psichica della donna che costituisce la condizione richiesta dalla legge per l’interruzione di gravidanza”.

Questa la motivazione espressa dal giudice Marongiu, che ha condannato l’ospedale a risarcire la donna, assistita dall’avvocato Giuseppe Badolato, per circa 400 mila euro.