Coronavirus app coreana: rosso se contagiato qui 24 ore fa, giallo se…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 24 Marzo 2020 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus app coreana come funziona: rosso se contagiato qui 24 ore fa, giallo se...

Coronavirus app coreana: rosso se contagiato qui 24 ore fa, giallo se… (Foto d’archivio Ansa)

ROMA – Coronavirus app coreana, una cosa che, se ci fosse stata in Italia, ci saremmo evitati almeno una parte del lockdown, almeno una parte dei domiciliari in casa. Eccola la app, anzi eccole che sono almeno due.

La prima è semplice: segnala sul tuo smartphone se a cento metri, nel raggio di cento metri c’è stato un caso di contagio. L’app te lo dice, tu eviti quel luogo. E’ una mappa del contagio, una mappa portatile del contagio. Offre i percorsi sconsigliati, di fatto indirizza i movimenti della gente più di quanto possa fare qualunque ordinanza.

Coronavirus app coreana numero due, è di fatto un semaforo. Segnala rosso se un contagiato è passato di lì nelle ultime 24 ore. Segnala giallo se il contagiato è passato di lì negli ultimi quattro giorni. Segnala verde se il passaggio di un contagiato risale ad un lasso di tempo tra cinque e nove giorni. Così sai se in quel bar, ristorante, parco, piazza…Sai e ti regoli.

Grazie alle due app coreane il distanziamento anti contagio è realizzato non con la misura generale e generica del tutti a casa (indispensabile da noi) ma con l’individuazione e segnalazione di percorsi safe o not safe, il distanziamento avviene in buona parte per via di comportamenti indotti dalla segnalazione che distanzia i singoli dai luoghi e percorsi dei contagiati.

Si poteva, si può fare qualcosa del genere anche in Italia, anche in Europa? E’ possibile che la tecnologia a disposizione sia in grado di elaborare e sostenere app che facciano lo stesso lavoro, insomma la tecnologia in Europa probabilmente c’è.

Non c’è però la cultura per attuare qualcosa del genere. In Italia, purtroppo, la cultura è quella della terza versione del modulo in dieci giorni…Ma in tempi eccezionali anche in Italia e in Europa si mobilitano e si muovono le eccellenze e le eccezioni. Insomma si potrebbe, però vorremmo davvero? Le mappe del contagio, la bussola del contagio a disposizione di tutti via app in Corea del Sud sono state realizzate tracciando i movimenti di tutti i cittadini risultati raggiunti dal contagio. Si è senza alcun limite tracciata la loro vita nei giorni precedenti, si è spiato e controllato dove, con chi, quando…E poi si sono incrociati questi dati con quelli delle telecamere di sorveglianza cittadine, più la tecnologia del riconoscimento facciale (si calcola che in Corea del Sud ciascuno mediamente finisca inquadrato 86 volte al giorno).

In Corea del Sud non solo niente privacy (che, come è stato detto anche in Italia, almeno dai medici, di questi tempi è una c…). Non solo niente privacy ma anche niente cavoli e fatti propri, il che sono concetto e prassi quasi blasfemi per gli italiani. E disciplina collettiva, disciplina di popolo e di massa che sono nella cultura e nella fenomenologia sociale dell’Oriente e non dell’Occidente.

Le app alla coreana probabilmente in Italia sarebbero ritardate e depotenziate nell’applicazione appunto di massa dal peso e lentezza delle autorizzazioni e controlli. Le app alla coreana in Italia verrebbero con tutta probabilità in Italia vissute come ottime per il prossimo e intollerabili per se stessi. Peccato, qui e oggi un semaforo sullo smartphone che dice rosso, giallo, verde, un semaforo del contagio che facesse uscire un po’ di casa sarebbe libertà e non graffia, niente meno, alla democrazia.