Coronavirus, allarme dei cardiologi: “Reparti ridotti, si rischiano ancora più decessi per infarti e ictus”

di redazione Blitz
Pubblicato il 29 Ottobre 2020 - 18:49| Aggiornato il 30 Ottobre 2020 OLTRE 6 MESI FA
Cagliari, marittimo muore di Covid: mercantile ormeggerà al porto

Cagliari, marittimo muore di Covid: mercantile ormeggerà al porto (foto d’archivio Ansa)

Coronavirus, allarme dei cardiologi: “Con i reparti ridotti per la epidemia si rischiano ancora più decessi per infarti e ictus”

La seconda ondata di coronavirus blocca in parte i reparti di cardiologia in Italia, sempre più a rischio infarti e ictus con i reparti ridotti. Nella scorsa primavera la paura del contagio ha dimezzato i ricoveri per infarto e triplicato la mortalità.

Oggi i ricoveri ospedalieri di emergenza sono tornati a livelli di normalità ma la sospensione di alcuni ambulatori cardiologici rischia di avere conseguenze ancora più catastrofiche. 

È il grido di allarme della Società italiana di cardiologia lanciato dal suo presidente, Ciro Indolfi. “Durante la prima ondata della pandemia, i ricoveri ospedalieri di emergenza per infarti e ictus si sono dimezzati per paura del contagio. Molte persone sono morte a casa o sono sopravvissute con danni gravi al cuore e al cervello, perché gli eventi cardiovascolari gravi sono ‘tempo-dipendenti'”.  

I ricoveri

“Oggi i ricoveri ospedalieri di emergenza – aggiunge Indolfi – sono tornati a livelli di normalità, con una modesta flessione per un ritorno, ancora lieve, della paura del contagio da coronavirus. Ma in alcune Regioni, soprattutto al Sud, gli ambulatori cardiologici sono stati chiusi e i reparti di cardiologia svuotati. Questo perché è in aumento il numero del personale sanitario contagiato Covid o perché molti reparti cardiologici sono stati convertiti a reparti Covid-19”.

In questo scenario, avverte il cardiologo, “se i numeri dei contagiati aumenteranno ulteriormente, è prevedibile un impatto della pandemia sulle malattie cardiovascolari ancora maggiore rispetto allo scorso marzo. Infatti, il rinvio di visite, controlli e ricoveri per interventi di angioplastica coronarica e di altre procedure elettive rischia già dal prossimo mese di portare ad un aumento della mortalità e della disabilità superiore a quello della prima ondata. A questo si aggiunge un rischio due volte maggiore di non sopravvivere al virus di chi soffre di malattie cardiovascolari”.

Malattie cardiovascolari prima causa di morte in Italia

Le malattie cardiovascolari, infarti e ictus, rappresentano la prima causa di morte in Italia con più di 240mila morti ogni anno.

“Se non si interviene rapidamente a potenziare i reparti di cardiologia, gli ambulatori e le rete dell’emergenza cardiologica la prevenzione, la diagnosi e la terapia dell’infarto e delle altre patologie cardiovascolari diventeranno difficili, con conseguenze facilmente immaginabili”, sottolinea Pasquale Perrone Filardi, ordinario di Cardiologia alla Federico II di Napoli, e Presidente eletto SIC. 

“Servono riforme strutturali e organizzative sostanziali e immediate, nuovi finanziamenti per assunzione di personale medico e sanitario. Serve l’aggiornamento tecnologico degli ospedali e un mantenimento dei posti letto in cardiologia, per scongiurare conseguenze peggiori della scorsa primavera – prosegue Perrone Filardi – . Bisogna inoltre richiamare l’attenzione dei pazienti a rischio sulla necessità di curare i fattori di rischio cardiovascolari: ipertensione, ipercolesterolemia, obesità, diabete. Questo al fine di evitare che la polarizzazione dell’attenzione sulla epidemia Covid distragga i pazienti portatori di patologie croniche cardiovascolari dalle terapie di prevenzione. Con conseguente possibile aumento degli eventi cardiovascolari nel prossimo futuro”. (Fonte: Agi)